David Welch, fondatore di "Students Matter", commenta la sentenza Vergara vs. California (Foto: Ap)

California Dream, Renzi e la PA

Marco Valerio Lo Prete

Se il dipendente della Pubblica amministrazione è sempre e comunque inamovibile, allora il principio di uguaglianza dei cittadini previsto in Costituzione diventa un flatus vocis. 

Roma. Se il dipendente della Pubblica amministrazione – bene o male che si comporti – è sempre e comunque inamovibile, allora il principio di uguaglianza dei cittadini previsto in Costituzione diventa un flatus vocis. Una burocrazia costantemente al riparo da valutazioni e sanzioni, infatti, può trasformarsi facilmente da “potere servente” in “potere sovrano”: a quel punto, fortunato il cittadino che s’imbatte nel sovrano illuminato, ma sfortunati tutti gli altri. E questa la chiamate uguaglianza di fronte alla Pubblica amministrazione e alla legge?

 

Difficile che il concetto emerga così chiaramente dalla riforma della Pa del governo Renzi, approvata venerdì in Consiglio dei ministri sotto forma di un decreto legge e di un disegno di legge delega, e di cui oggi si conosceranno i testi definitivi. Nell’attesa, però, a dire che l’uguaglianza dei cittadini si persegue valutando e licenziando i travet quando necessario, è stata la Corte suprema della California, stato americano liberal per eccellenza. La sentenza Vergara vs. California, dello scorso 10 giugno, è di quelle destinate a incidere nella Costituzione materiale di un paese: il settimanale Economist la paragona a un sequel della sentenza della Corte suprema federale Brown vs. Board of Education con la quale nel 1954 fu giudicata incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole pubbliche. David Welch, imprenditore milionario del settore delle telecomunicazioni, può essere soddisfatto dunque dell’operato del Comitato “Students Matter”, da lui allestito per promuovere il ricorso.

 

[**Video_box_2**]Nel 2012, infatti, nove studenti californiani fecero causa allo stato. Sostenendo, con i loro avvocati, che le regole sul reclutamento e il licenziamento degli insegnanti compromettevano le proprie chance di riuscita nello studio. Thomas Kane, professore dell’Università di Harvard chiamato a testimoniare, li ha sostenuti con i dati: uno studente di Los Angeles cui capiti un insegnante di matematica con gravi carenze, perde 11,7 mesi di apprendimento l’anno rispetto a uno studente con un insegnante di medie capacità; 9,5 i mesi persi da uno studente per colpa di un insegnante di inglese più scarso del normale. Una perdita secca di tempo che si può quantificare anche in reddito mancato, incalza un altro ricercatore di Harvard, Raj Chetty: 50 mila dollari di stipendio bruciati per ogni singolo allievo sfortunato. Se anche solo il 3 per cento dei 275 mila insegnanti californiani lavorasse secondo standard “molto inefficienti”, ogni anno si sommerebbero perdite per 11,6 miliardi. Statistiche un po’ venali che forse non sarebbero bastate a fare colpo sull’opinione pubblica della California, culla della cultura alternativa degli anni 60. Meglio aggiungere, allora, che gli studenti afroamericani hanno il 43 per cento di possibilità in più dei colleghi bianchi di avere un insegnante incompetente, i latini il 68 per cento in più. La disuguaglianza d’opportunità pare dunque assicurata. A meno che lo stato non sia in grado di stimolare i docenti alle sue dipendenze, di premiarli o sanzionarli se necessario. I ricorrenti, a questo punto, hanno fatto osservare che esistono almeno cinque norme del Codice educativo californiano che impediscono tale sistema d’incentivi. In California, per esempio, il periodo di prova degli insegnanti prima di essere assunti in pianta stabile dura solo 16 mesi (in altri stati dai 3 ai 5 anni). Gli scatti di stipendio sono legati perlopiù all’anzianità. Inoltre, viste le protezioni giuridiche, licenziare un insegnante impreparato o sfaticato costa 250-450 mila dollari in più che in altri stati; ecco perché soltanto 2,2 insegnanti vengono allontanati ogni anno per loro demerito. Un sistema così concepito aggrava il problema della diseguaglianza, s’è convinto il giudice Rolf Treu. Anche lui, riferendosi alla Brown vs. Board, ha scritto che “di questi tempi diventa dubbio attendersi che ogni ragazzo possa ragionevolmente avere successo nella vita, se gli sarà negata l’opportunità di una educazione. Questa opportunità, visto che lo stato si è impegnato a fornirla, è un diritto che deve esistere per tutti allo stesso modo”. Perciò dalla scorsa settimana, in California, sono incostituzionali le cinque norme incriminate che blindano la carriera degli insegnanti pubblici. Non si licenzia per vellicare gli istinti populisti o per tappare i buchi di bilancio, in California. I dipendenti statali vanno giudicati, e nel caso anche sanzionati col licenziamento, perché tutelare a ogni costo gli ipergarantiti può affossare le opportunità del cittadino ignoto. California dream.