“Ci danno la caccia in casa”. Agguato (fallito) al critico dell’islam Il giornalista americano Bruce Bawer ha definito l’attentato “i tre giorni del Condor della Danimarca”. Altri hanno evocato il precedente di Pim Fortuyn, il professore e politico olandese assassinato per le sue idee da un ambientalista con un colpo alla testa. Martedì sera il più noto critico danese dell’islam politico, lo storico direttore della International Free Press Society, Lars Hedegaard, è rimasto miracolosamente illeso dopo aver subìto un agguato da parte di un uomo che lo ha avvicinato vestito da postino e gli ha sparato mirando alla testa, mancando il bersaglio. 07 FEB 2013
Poi si scoprì che i paesi pacifisti d’Europa deportavano terroristi Un rapporto del Parlamento europeo dello scorso settembre aveva definito le rendition – lo strumento clandestino utilizzato per il sequestro e il trasferimento di presunti terroristi in paesi terzi – “la più grande violazione dei diritti umani avvenuta in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale”, quasi peggio di Srebrenica. Non la pensavano così governi europei – di destra e di sinistra – che dopo l’11 settembre 2001 alle rendition della Cia avevano collaborato, anche se due dei paesi che pure avevano preso parte alla “guerra del terrore” e all’invasione dell’Iraq, Italia e Regno Unito, non si erano dimostrati particolarmente generosi con Washington. 05 FEB 2013
Conseguenze dello strike Israele si prepara al dopo Assad con una buffer zone e una nuova mappa “Per il governo di Benjamin Netanyahu la caduta della leadership alawita in Siria sarebbe un colpo durissimo all’influenza iraniana nel Levante e al suo alleato in Libano, Hezbollah. Se la Siria si disintegrerà, Israele proteggerà i suoi interessi strategici”, dice al Foglio Yossi Alpher, ex consulente del ministro della Difesa Ehud Barak, che ha alle spalle anche molti anni nel Mossad. Domenica Barak ha per la prima volta lasciato intendere che il governo di Gerusalemme ha fatto lo strike militare in territorio siriano per neutralizzare la possibilità che le armi chimiche fossero trasferite a Hezbollah. 05 FEB 2013
Nel monte di Fordo Con il trasferimento di tutte le centrifughe più avanzate nella montagna di Fordo, quattro mesi fa il programma nucleare iraniano si era spostato ufficialmente sotto terra. Adesso un sabotaggio potrebbe aver messo fuori uso parte della centrale. Lunedì scorso ci sarebbe stata una forte esplosione che ha colpito il sito nucleare, il “sancta sanctorum” del programma iraniano. La notizia dell’esplosione è stata resa pubblica da Hamid Reza Zakeri, ex ministro della Sicurezza iraniano fuggito dal paese due anni fa. 29 GEN 2013
“Israele ama volti nuovi” “Bibi e Lapid insieme”. La crisi di Netanyahu e l’attrazione del centro In passato le elezioni israeliane sono state dominate dal tema della sicurezza, da quella del laburista Ehud Barak nel 1999 a quella del generale Ariel Sharon due anni più tardi. Quelle del 2013 sono state scandite da una parola d’ordine: “Share the burden”. Dalle tasse al servizio militare, tutta la società deve farsi carico delle responsabilità nazionali. Questa dimensione “domestica” della campagna elettorale ha punito Benjamin Netanyahu, che ieri mattina si è risvegliato con due incubi: la perdita di dieci seggi in Parlamento (dove il Likud resta primo partito) e la creazione di una coalizione di governo stabile. 23 GEN 2013
Che cosa succederà adesso in Israele Il premier Benjamin Netanyahu esce duramente sconfitto dalle urne. “Bibi” resta il candidato principale per formare il prossimo governo, ma il suo raggruppamento ha perso undici seggi rispetto alla precedente tornata elettorale. Non è piaciuta al paese la sua piattaforma senza contenuti e incentrata sul solo carisma personale. Esce sconfitto il Partito Laburista, doveva essere il secondo nel paese ma si piazza soltanto terzo. 23 GEN 2013
Il volto d’Israele "Oom, Shmoom”, ripeteva David Ben Gurion. Traducibile, in ebraico, con “l’Onu, e chi se ne frega”. Una massima che riassume bene lo spirito con cui oggi Israele va al voto. Al di là della coalizione di governo che andrà a guidare il paese, lo stato ebraico non è più lo stesso che abbiamo conosciuto. Benjamin Netanyahu dovrebbe confermarsi “the king”, come nell’ormai celebre copertina di Time. Ma dalle urne uscirà un Israele mai visto prima. 22 GEN 2013
Lo scandalo dell’antropologo liberal che però elogia l’occidente e la Chevron “The World Until Yesterday”. Così si intitola il nuovo libro del maggiore antropologo americano, Jared Diamond. Professore di Geografia alla Ucla, membro dell’Accademia nazionale delle scienze americana, premio Pulitzer e icona del mondo ambientalista, Diamond torna a scandalizzare la comunità scientifica con l’elogio della civiltà occidentale. Wade Davis, antropologo che scrive per il Guardian, attacca il libro come un esempio di arroganza neocoloniale. A far infuriare i critici è la tesi di Diamond per cui “esiste una gerarchia di progresso nel mondo della cultura”. 21 GEN 2013
Il grande oriente d’Israele Naftali Bennett, il milionario figlio di ebrei liberal di San Francisco, è il nuovo asso piglia tutto della politica israeliana. L’ultimo sondaggio di ieri dà il suo partito di destra Focolare ebraico al secondo posto, incalzando persino il Labour (un tempo i partitini nazionalisti erano confinati a due-tre seggi). Il premier, Benjamin Netanyahu, è in grande agitazione. E per tamponare la perdita di voti, “Bibi” ha appena compiuto una visita senza precedenti in una delle colonie più isolate nel cuore della Cisgiordania, Rechalim, che prende il nome da una donna israeliana uccisa dai terroristi nel 1991. Netanyahu non si era mai spinto tanto a est. 11 GEN 2013
Il Nobel Soyinka: “L’islam politico è peggio della schiavitù” “Potete uccidermi se questo è il vostro modo di agire, ma le vostre bombe non mi costringeranno mai a sedermi a un tavolo con voi”, aveva detto di recente l’ottantenne Wole Soyinka dopo le minacce di morte che gli erano arrivate da Boko Haram, il potente gruppo islamista che sta insanguinando la Nigeria facendo strage di cristiani. Il nome del premio Nobel per la Letteratura del 1986, autore di capolavori quali “L’uomo è morto”, è infatti in cima alla lista degli intellettuali africani che i terroristi vorrebbero eliminare. 09 GEN 2013