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La chiesa non antiabortista

Papa Francesco ha dato nuovi segnali di avere in uggia chi rompe i coglioni contro l’aborto ( vedi qui ). E’ figlio della chiesa, come dice, è per la vita, ci mancherebbe, ma la sua riforma spirituale è un ritorno al cuore e alla fede, ha un impasto di mistica e di ascetica gesuitica incompatibile con ragionamenti di dottrina troppo rigidi sulla società contemporanea. Siamo sempre lì, alla casuistica secentesca, al conflitto tra il giansenista cristiano Pascal e i Reverendi Padri delle Provinciales. Matzuzzi Via quel card. che non si adegua

18 DIC 2013

Perché bisogna fermare il vento giustizialista

Un petulante giudice costituzionale, che ci ha messo tutti nei guai ratificando quello che a molti italiani sembra uno sgorbio giudiziario ai danni di Berlusconi, una giustizia a sfondo politico, dunque una accanita ingiustizia, non si limita a battere quattrini nei tribunali amministrativi (che eleganza), ai danni di editori e giornalisti che hanno criticato la sua attività giurisdizionale, ma parla parecchio anche al telefono. Parla con avvocati sotto indagine per mafia, con sindaci di comuni sciolti per mafia, con altre figure di presunti innocenti sempre utili per negoziare, eventualmente, qualche favore. Rizzini Il Joker del Cav.

16 DIC 2013

Certe idee sull’eguaglianza di fatto mi sembrano truffaldine

I figli tutti uguali, per decreto. Non gli effetti giuridici sui diritti civili, il che è giusto. Proprio loro, i figli. Non possono essere definiti altro che figli senza distinzioni tra naturali e legittimi. Con l’eccezione degli adottati maggiorenni, perché quelli e solo quelli (Dio sa perché) resteranno di pertinenza degli adottanti, senza relazioni con i loro parenti. Mah. Ci sarà pure un criterio, sottolineato da Enrico Letta in un giubilante “i figli finalmente tutti uguali, lo ha stabilito il Consiglio dei ministri”, ma la faccenda ha una sua risonanza sinistra, altra faccia della benevolente disposizione, e sacrosanta, per impedire che le famiglie infelici siano infelici ciascuna a modo suo (lo scriveva, com’è noto, il conte Tolstoj).

16 DIC 2013

Coopetition, che sciocchezza

Non c’è tempo e non c’è spazio per la coopetition, cooperation e competition in una sola parola, formula sciocchina coniata da un ideologo entusiasta del renzismo che si chiama Filippo Sensi (credo sia molto giovane e quindi ha ragione, ma io sono abbastanza vecchio per dargli torto). Anche le renzine mandate in televisione parlano come tante lettine, spiccicano banalità l’una sopra l’altra, non sembrano avvedersi di quel che è loro successo, del mandato a fare cose nuove senza lasciare cosa niuna intatta, secondo le parole primarie del secondo segretario fiorentino della nostra storia plurisecolare. Merlo Così, tra Renzi e Letta, il triumviro Franceschini vive di vecchia rendita

13 DIC 2013

Sul carro degli sconfitti

Non sul carro del vincitore, su quello degli sconfitti. Questo giornale, direttore e alcuni suoi amici a parte, è fatto da ragazze e ragazzi non solo anagraficamente magnifici. Ma il suo giovanilismo, alimentato da commenti e analisi di firma senile che leggete in questi giorni (il più vecchio si chiama Pace), non deriva dalla vittoria di Renzi quanto dalla sconfitta della classe dirigente, noi compresi, che in questi vent’anni ha cercato di chiudere i conti con il passato senza riuscirci.

12 DIC 2013

La Repubblica di Matteo, sostenibile e divertente

Politics is fun, dicono gli americani, che sono ingenui ma non stupidi e hanno, loro sì, la Costituzione più bella e più antica del mondo. Le acrobazie e galanterie e bizzarrie della Repubblica di Silvio sono un unicum, ma la Repubblica di Matteo, va detto approfittando dello stato di grazia, appena prima delle tremende delusioni che probabilmente ci attendono, si annuncia sostenibile e divertente, nonostante la crisi della vita pubblica e il dramma sociale e privato indotto dalla stagnazione e regressione di economia, produttività, competitività, consumi, imprenditoria e lavoro. Leggi anche Merlo Odi et Amo. La fascinazione di Berlusconi per Matteo - Cerasa Governo Leopolda - Mennheimer Breve analisi statistica di alcuni tratti del voto renziano

10 DIC 2013

Napolitano ci porti presto alle urne

Napolitano sostituisce al principio di realtà la pratica di una stentata sopravvivenza, e i suoi più improvvisati portavoce la chiamano «stabilità». Il principio di realtà era il sostrato della responsabilità che il Quirinale, dopo la rielezione per un secondo mandato, sorprendente e del tutto inusuale, si assumeva: stipulate un governo di compromesso tra forze diverse, una larga coalizione il cui programma è fare riforme significative in un torno di tempo accettabile, nel segno di un interesse del Paese che supera gli aspetti faziosi del conflitto tra berlusconiani e antiberlusconiani.

09 DIC 2013

La libertà e quella porcellina maramalda della Oppo

L’ho soprannominato dottor Gribbels, quando se la prende con una giornalista e annuncia liste di proscrizione metaforiche non posso certo solidarizzare con lui. Aveva cominciato con Marianna Rizzini, del Foglio, che dà del suo movimento e delle sue bizzarrie un resoconto puntuale, divertente, equilibrato e sempre pieno di ironia sottile. Dal palco patibolare di San Giovanni in Roma l’aveva additata alla pubblica esecrazione dei fans e in sostanza espulsa, del che ce ne siamo come sempre allegramente fottuti.

08 DIC 2013

Madiba e il Che

Siamo nati al mito politico con il medico argentino Ernesto Guevara, ne moriamo con il regale profeta della libertà e autodeterminazione del Sudafrica Nelson Mandela (1918-2013): questo è un beatifico progresso, per una generazione che ne ha sbagliate parecchie e che, almeno per una parte di essa, ha bruciato nel nichilismo e nell’utopia le mito-ideologie del Novecento. Sono gretti e un po’ stupidi quanti polemizzano sul concetto di riconciliazione politica e civile, che è centrale nella figura di Madiba ed è stato evocato, prima che dalla destra italiana, dagli editorialisti del New York Times (in modo peraltro impeccabile).

06 DIC 2013

Se Matteo non taglia la testa del Re

Il caso Matteo Renzi è questo, e ci riguarda tutti, specie ora. Nasce alla scena pubblica con uno strappo. Si prende Firenze a furor di popolo contro i boss del partito. Trasforma sé stesso, con i suoi trentott’anni, in un programma di rottamazione, espressione sgradevolmente violenta ma persuasiva, del vecchio personale politico del centrosinistra e del Pd. Predica l’avvento dei trentenni alla guida del paese, per cambiarlo con idee e pratiche radicalmente nuove. Segni Signori della Corte, io vi accuso - Merlo Si consumano vendette antirenziane sulle spoglie del Porcellum

06 DIC 2013
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