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A margine del sorrisetto di Travaglio

Andrea Marcenaro

C'è da rimanere positivamente colpiti dalla reazione del direttore alla frasetta di Elly Schlein, risbucata dopo dieci anni

Avevamo tralasciato la frasetta di quella Schlein, ventisettenne sconosciuta allora, e oggi nota trentasettenne, quando tenne a comunicare in televisione, ora non ricordo bene, se il sorrisetto da stronzo di Travaglio potesse appartenere soltanto a una testa di cazzo, o se il sorrisetto di cazzo di Travaglio fosse un’esclusiva classica della testa da stronzo.

 

 

Dettagli. Dieci anni sono passati. Tanti. E le opinioni hanno il diritto, o quasi quasi il dovere, direi, di poter cambiare. Siamo rimasti positivamente colpiti piuttosto, e non possiamo tralasciare per ovvia correttezza, dalla signorilità che Travaglio ha mostrato ieri in proposito: “Bisogna sempre diffidare di chi non dice parolacce. E quel sorrisetto da stronzo lo detesto anch’io”. Chapeau. Così che adesso, liberati dal diritto al turpiloquio grazie al Direttore (poi avendo ciascuno le sue stupide fisse), a Gad domandiamo questo: potrà mai, il più illustre collaboratore di Travaglio, diciamo pure il suo secondo, saltare d’un colpo dal secondo posto al primo nella classifica dei sorrisetti non si sa se di più di cazzo o più da stronzi?

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.