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Lo sfogo dell'assolto

Andrea Marcenaro

Dell'inchiesta Unipol-Sai non rimane niente di niente, si trattava di balle montate per un decennio. La solita disgrazia di un magistrato narcisoide

La solita storia, un processo iniziato otto anni fa, gli arresti, la gogna dei giornali che organizzano il pacchetto di mischia per l’accusa, vite stravolte, rovinate, finché, puff, è di qualche giorno fa la notizia che nell’inchiesta Unipol-Sai sono stati tutti assolti. Niente rimane, niente di niente, si trattava di balle montate per un decennio in seguito alle quali l’amministratore delegato Marchionni, condannato prima a 5 anni, si abbandona adesso allo sfogo: “in otto anni non mi ha chiamato nessuno, non un conoscente, non un amico, dico nessuno, il silenzio più nero, sono stato solo, sempre, nemmeno una parola di conforto, non una pizza con un essere umano, neppure un ‘fatti coraggio’. Siamo stati io e il deserto”.

Per otto anni. Terribile, vero? Senza dubbio. Non si può non domandarsi, però, che accidente di vita felice avesse fatto il dottor Marchionni fino al momento prima della perfida accusa. Vorrà forse dire che, senza la disgrazia di un magistrato narcisoide disposto a rovinarlo pur di mettersi il rossetto, avrebbe continuato a girare per trent’anni sulla Maserati nuova senza scambiare due parole con un cane?

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.