LaPresse/Fabio Cimaglia

Comunismo e nostalgia

Andrea Marcenaro

Tutti sanno che Bersani vuole riprendersi il partito. Basta saperlo fare, benedetti compagni 

Non date retta ai coglioni, la nostalgia è largamente comprensibile. Come la voglia di proprietà, che proprio il massimo non sarà, ma cosa ci vuoi fare. Vizi ambedue da contrastare, oh, e capiamoci bene almeno tra noi progressisti. Però, con modi adeguati ai tempi. Prendiamo il comunismo il quale, per quanto se ne voglia dire, una passione è stata. Oppure il suo strumento, vale a dire il partito. Stalin a parte, che esplodeva d’amore fino all’uso della picozza, i suoi stessi successori avvertirono un tale senso della proprietà da lanciare un camion addosso perfino a Berlinguer. Per dire. Non andò bene? Ma ci provarono. Perché era roba loro, il partito. Poi Putin stesso, che dal comunismo si dimise, soltanto per averne odorato il profumo usò il polonio contro il primo rompicazzi incontrato. Era per confermare, bon, come sia di nuovo il furto del partito che Bersani non perdona a Renzi. Mica è una novità. Lo sanno tutti. E tutti sanno che Bersani se lo vuole riprendere. E tutti capiscono lui e D’Alema. Basta saperlo fare, benedetti compagni. Avete scelto Grasso. La scelta pare arguta. Speriamo, perché sarebbe un vero capolavoro. Mai visto un Beria somigliare a Orietto Berti.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.