L'anniversario della Dia

Draghi: "Proteggere il Pnrr dalle infiltrazioni mafiose"

Redazione

"Semplifichiamo le procedure, miglioriamo il sistema di contrasto alle infiltrazioni, rafforziamo i controlli", ha detto il presidente del Consiglio intervenendo a Milano per il trentesimo anniversario della Direzione investigativa antimafia

In mattinata il presidente del Consiglio Mario Draghi ha partecipato alle celebrazioni per il trentesimo anniversario della Direzione investigativa antimafia al Pirellone di Milano, dove è stata inaugurata la mostra "Antimafia itinerante". Il premier è intervenuto al convegno "Il ruolo della finanza nella lotta alla mafia", rivolgendo parole di ammirazione verso il lavoro svolto dalla Dia nella lotta contro la criminalità organizzata, proprio nei giorni in cui si ricorda l'anniversario della strage di Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone. Anche Maria, sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra e presidente della fondazione Falcone, ha partecipato alla cerimonia ed è stata insignita dal presidente della Direzione investigativa del testimone dell'"Antimafia itinerante". "Il mio bilancio a 30 anni dalla morte di Giovanni è che ho avuto momenti di disperazione in cui piangevo ogni giorno", ha commentato Maria Falcone, "ma poi mi è venuta in mente la frase di Giovanni: per battere la mafia serve una battaglia culturale". 

Dopo i saluti di Attilio Fontana e del sindaco Beppe Sala hanno parlato il capo della polizia Lamberto Giannini, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e l'amministratore delegato di Borsa Italiana Fabrizio Testa. Presenti anche il questore della città Giuseppe Petronzi e il prefetto Renato Saccone. Nel pomeriggio Draghi sarà all'università Bocconi per l’evento in memoria di Alberto Alesina.

Riportiamo di seguito il discorso integrale tenuto al Pirellone di Milano e rivolto alla Direzione investigativa antimafia.


 

È molto importante per me essere qui a 30 anni dalla nascita della Direzione Nazionale Antimafia, e a 5 dalla fondazione della sede di Milano della Direzione Investigativa Antimafia.
Oggi celebriamo il lavoro iniziato con il pool antimafia della Procura di Palermo, di cui facevano parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
E che vede in voi, e nel resto della magistratura e delle forze dell’ordine i protagonisti.
È un lavoro di fondamentale importanza per la Repubblica – per la nostra sicurezza, per la nostra coesione sociale, per la nostra prosperità.
Ed è un lavoro per cui il Governo e l’Italia intera vi sono profondamente grati - così come sono grati a Falcone e Borsellino.
 
Le indagini di Falcone, Borsellino, dei loro colleghi svelarono in modo netto, nitido, brutale la pervasività di Cosa nostra.
Al tempo stesso, evidenziarono il bisogno di una guida istituzionale più chiara e decisa nella lotta alla criminalità organizzata.
Serviva infatti un miglior coordinamento nell’attività investigativa delle Procure e delle forze dell'ordine.
Un coordinamento che fu affidato alla Direzione Nazionale Antimafia e alla Direzione Investigativa Antimafia.
 
Rispetto a trent’anni fa, la mafia ha assunto forme nuove, ma altrettanto temibili.
Non viviamo più l’incubo dello stragismo, del terrorismo di stampo mafioso.
Le mafie si insinuano nei consigli d’amministrazione, nelle aziende che conducono traffici illeciti - al Nord e nel Mezzogiorno.
Inquinano il tessuto economico, dal settore immobiliare al commercio all’ingrosso.
Controllano il territorio con la violenza, soffocano la libera concorrenza.
Tra gli insegnamenti di Giovanni Falcone c’è quello, essenziale, di ‘seguire la traccia dei soldi’.
Dobbiamo continuare a farlo per proteggere l’economia italiana, i cittadini, le imprese.
 
L’apertura della sede milanese della DIA cinque anni fa è anche una risposta a questa esigenza.
Le cosche come quelle della ‘ndrangheta si sono diffuse nel Nord Italia - in Lombardia, in Piemonte, in Liguria, in Veneto, in Valle d’Aosta, in Trentino Aldo Adige.
Qui si è radicata la ‘mafia imprenditrice’, come ha denunciato il Questore di Milano Petronzi.
Si impossessa di aziende in difficoltà, si espande in nuovi settori, ricicla denaro sporco, rende inefficaci i servizi, danneggia l’ambiente.
Per questo, il contrasto alla criminalità organizzata non è solo necessario per la nostra sicurezza.
È fondamentale per costruire una società più giusta.
 
La lotta all’illegalità impone anche una miglior tutela della spesa pubblica.
Dobbiamo fermare e punire chi cerca di drenare fondi pubblici a vantaggio di società mafiose.
Le indagini giudiziarie e l’attività investigativa sono una parte essenziale di questo sforzo.
Per proteggere i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, semplifichiamo le procedure, miglioriamo il sistema di contrasto alle infiltrazioni, rafforziamo i controlli.
Ampliamo gli strumenti a disposizione dei prefetti, come la prevenzione collaborativa, senza creare nuovi ostacoli per le imprese.
Lo facciamo per difendere la straordinaria opportunità che il PNRR ci offre, la nostra credibilità verso i cittadini e i partner europei.
 
Le istituzioni si rafforzano anche tramite la collaborazione internazionale.
Questo mese, l’Italia ha siglato un nuovo protocollo che migliora il coordinamento tra Stati nella lotta alla criminalità informatica.
Da un anno è operativa in 22 Stati membri la Procura europea che indaga su reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea - dai casi di frode al riciclaggio.
La sua creazione è stata condivisa da questo Governo e corrisponde alla visione esposta da Falcone nell’audizione al Consiglio Superiore della Magistratura nel 1992.
In quell’occasione auspicò la creazione di un gruppo di lavoro di magistrati in grado di garantire un coordinamento effettivo tra Stati.
 
L’Italia può e deve avere un ruolo guida a livello europeo nella lotta alla criminalità organizzata.
Siamo all’avanguardia nella legislazione antimafia e nella protezione dei testimoni e dei loro familiari, uno strumento fondamentale per la giustizia sin dai tempi del maxiprocesso.
Lo ha riconosciuto il primo ministro olandese Mark Rutte in una sua recente visita a Roma, quando ha annunciato che i ministri olandesi verranno in Italia per imparare dai nostri esperti.
L’esperienza accumulata in tre decenni di lotta alle mafie ci ha dotato di strumenti sofisticati, dalle applicazioni più varie.
Le norme antimafia italiane possono essere un utile punto di riferimento nella discussione attualmente in corso a livello europeo sulla confisca dei beni degli oligarchi russi.

Per sconfiggere le mafie, lo Stato deve essere più presente laddove le mafie provano a sostituirsi alle istituzioni.
Per questo dobbiamo migliorare i servizi, le reti di assistenza sociale.
E dobbiamo favorire l’occupazione, soprattutto tra i più giovani, creare opportunità, rafforzare i legami sociali - a partire dai contesti più marginali e svantaggiati.
Sono obiettivi al centro dell’azione del Governo, in cima alle nostre priorità.
Un esempio simbolico è la confisca e riconversione dei beni sottratti alla mafia.
Il PNRR prevede un programma di interventi da 300 milioni di euro.
Restituiamo questi beni alla comunità per ospitare nuova edilizia residenziale pubblica, centri culturali per i giovani, asili nido e centri antiviolenza per donne e bambini.
Istituiamo un Osservatorio Permanente sui beni sequestrati e confiscati, per garantire un’informazione affidabile e aggiornata.
 
Oggi celebriamo la professionalità, le intuizioni, l’eroismo dei magistrati come Falcone e Borsellino, e degli agenti che hanno lavorato con loro.
Nel lungo termine la lotta alla mafia non si può reggere solo sul coraggio dei singoli.
La mafia si sconfigge con la cultura della legalità: in famiglia, nelle scuole, sul lavoro, nelle istituzioni.
Con lo sviluppo economico, che porti sicurezza, lavoro, fiducia.
Con l’impegno dei giovani, degli imprenditori, della società civile.
Con la buona amministrazione e la determinazione a estirpare le connivenze che ancora ci sono all’interno delle istituzioni.
 
In questi giorni migliaia di cittadine e cittadini hanno manifestato la loro riconoscenza agli eroi dell’antimafia, la loro vicinanza alle vittime dello stragismo mafioso.
Sono i custodi consapevoli dell’eredità di Falcone e Borsellino.
È grazie a loro, ed è grazie a voi, se possiamo guardare al futuro con coraggio, ottimismo, fiducia.
Grazie.