una fogliata di libri

La cerimonia del sé

Giancarlo Mancini

La recensione del libro di Laura Branchetti, Moretti & Vitali, 244 pp. 244, 29 euro

Nonostante siano passati secoli dalla sua gestazione, l’I Ching continua ad affascinare e a irretire studiosi e lettori con la sua scrittura spessa, intrisa di una sapienza arcaica quanto ancora oggi profondamente utile per instradarsi alla scoperta della ricchezza e della complessità dell’animo umano. Laura Branchetti, psicanalista e studiosa di respiro internazionale, ha scelto un approccio orizzontale, per infondere nel lettore, attraverso la forma epistolare, la sensazione di una disponibilità al dialogo che non si esaurisce con l’opera ma che da essa semmai riparte.  Le lettere tracciano allora un percorso che si dipana in oltre venti anni, iniziando anzi nell’89, con una bellissima lettera al figlio, acclusa a una copia dell’I Ching regalata per iniziare a “prendere confidenza con il suo linguaggio simbolico”. Molti sono poi i compagni di strada che si incontrano in situazioni particolari della loro vita, come quei momenti fatali disegnati da Stefan Zweig in un impareggiabile corpo a corpo con la storia intesa come abisso fra la scelta e l’accadere. Jung ovviamente che nel contatto con l’I Ching intravvede “il primo avvenimento che interruppe la mia solitudine”, trovandovi poi quel “centro” in grado di mettere insieme l’Io e il Sé, conscio e inconscio. 


Attraverso Ernst Bernhard, eccezionale figura nella quale confluiscono tante e diverse forme di conoscenza, si arriva al Fellini assalito dal successo de “La dolce vita”, angosciato dalla possibilità di non riuscire a partorire più qualcosa di così importante e al contempo costantemente visitato (lo era stato sin dall’infanzia) dal mondo onirico. Sulla scrivania di Bernhard vede l’I Ching, al quale lentamente si avvicina come a un “contenitore sapienziale da cui attingere senso”, un farmaco per la sua inquietudine di visionario. 


Ma oltre alle frequentazioni dirette, documentate e in parte note, ci sono anche quelle inaspettate, scommesse che sorprendono il lettore per l’audacia e in grado, probabilmente, di stimolarne altre a venire. E’ il caso  dell’incontro, proposto da una lettera di un frate francescano, tra il Cantico delle Creature di san Francesco (“Per sora nostra morte corporale, / da la quale nullu homo vivente po’ skappare”) e l’esagramma 40 dell’I Ching che inizia con “Liberazione significa distensione. Sotto l’abissale, l’acqua. Sopra l’eccitante, il tuono”.  Da relazioni come questa scaturiscono possibilità nuove, telluriche come in un montaggio delle attrazioni, per comprendere sia grandi opere artistiche, sia, forse più ampiamente, quanto profondo e inesauribile possa rivelarsi il cammino della conoscenza.
 
La cerimonia del sé
Laura Branchetti
Moretti & Vitali, 244 pp. 244, 29 euro

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