una fogliata di libri

L'esilio di Milan Kundera a Parigi

Riccardo Bravi

La recensione del libro di Enrico Galimberti edito da Transeuropa, 146 pp., 15 euro 

Nel saggio di Enrico Galimberti ritroviamo tutta la temperie artistica e intellettuale che ha accompagnato Milan Kundera durante il suo “esilio” parigino, resosi necessario per la militanza dello scrittore di origine ceca contro il regime sovietico che, negli anni Sessanta, teneva sotto scacco l’allora Cecoslovacchia natia. Galimberti ricostruisce, per mezzo di una prosa diaristica limpida e scorrevole, gli avvenimenti salienti che hanno contraddistinto l’arrivo di Kundera nella capitale francese, così come l’accoglienza che a lui, sua moglie e ai suoi libri è stata riservata dagli editori e dal pubblico che si apprestava a leggere una delle opere più importanti del secondo Novecento, marcata dal carattere e dall’originalità di un esule slavo.

Tra i vari incontri che dettagliano il testo, viene data molta enfasi alla nascita e quindi poi al divenire delle varie opere che formeranno la coscienza identitaria dell’autore, le quali si ergeranno a faro di tutta una generazione di europei alle prese con le divisioni ideologiche imposte durante la Guerra fredda. Ciò che viene messo in rilievo in questa biografia intellettuale, è la condizione di incomprensione a cui si è sottoposti quando si cambiano lingua e abitudini, quando si cercano altre “affinità elettive” in un paese che è all’inizio sconosciuto, ma verso il quale però Kundera e sua moglie Véra saranno ben presto riconoscenti. Dopo pochi anni di permanenza nel paese transalpino, lo scrittore ceco si considererà infatti uno scrittore e cittadino francese a tutti gli effetti, la cui notorietà inizierà a farsi largo nel complesso mondo delle lettere parigine. Ciononostante, e il libro lo dimostra attraverso l’intervento del primo ministro ceco Andrej Babisŝ nel 2018, vi è ancora un forte attaccamento da parte di Kundera verso il suo paese natale, anche se quest’ultimo ha deciso di mettere al bando i suoi primi libri. Se all’inizio l’esilio è percepito come una lacerazione, questo aspetto verrà in seguito mediato nella coscienza di Kundera dopo aver letto uno scritto di Véra Linhartova, poetessa e scrittrice ceca dissidente: esso, allora, non sarà “sempre un’imposizione; al contrario può essere una scelta. Una scelta che, per uno scrittore, si trasforma in un’opportunità. Perché lo scrittore è prima di tutto una persona libera, per la quale l’obbligo di preservare l’indipendenza contro tutte le costrizioni viene prima di tutto il resto, anche di qualsiasi senso del dovere verso la patria o la lingua materna”. E la libertà, oltretutto, ha sempre rappresentato un elemento essenziale nell’opera di Kundera, che potremmo riassumere in breve come una costante ricerca della propria “autenticità”.

 
 
Enrico Galimberti
L’esilio di Milan Kundera a Parigi
Transeuropa, 146 pp., 15 euro 

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