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Una fogliata di libri - overbooking
La nuova vita delle epigrafi grazie all'AI
Per ricostruire le lacune, l'intelligenza artificiale consente di attingere a un database di oltre duecentomila esemplari di iscrizioni latine, mole che non può essere tenuta a mente da nessuno specialista umano. Un passo in avanti per gli studi classici, ma anche per chi ci studierà fra duemila anni
È un periodo di straordinaria fioritura per gli studi classici, grazie all’intelligenza artificiale o, meglio ancora, alla feconda contaminazione (parlo dell’estero) fra cultura umanistica e ricerca tecnologica. La scorsa settimana Nature ha dato grande risalto a Aeneas, una AI che consente di ricostruire le lacune sulle epigrafi latine attingendo a un database di oltre duecentomila esemplari già noti, mole che non può essere tenuta a mente da nessuno specialista umano. Nel 2022, la stessa rivista aveva messo in copertina una AI similare, dedicata alle epigrafi greche e progettata dallo stesso team, che allea l’Università di Nottingham, Oxford e Deep Mind di Google; risultato niente male per una scienza che si presumeva confinata ai più polverosi anfratti dei musei. Intervistata dal Guardian, la classicista che ha progettato Aeneas, Thea Sommerschield, ha sottolineato la rilevanza dell’AI nel dare voce alle fasce sociali dimenticate del passato, le classi subalterne che non avevano accesso alla produzione dei libri arrivati a noi attraverso i millenni per rendere testimonianza di una storia scritta dai vincitori.
Sulle epigrafi, invece, più gente aveva diritto di parola e, grazie all’AI, possiamo indagare in modo accurato le sfumature lessicali e concettuali di una latinità altrimenti perduta. Penso abbia colto anche un aspetto fondamentale del rapporto fra AI e produzione scritta. Se Aeneas riesce a garantire enormi progressi nell’epigrafia latina, è proprio perché le epigrafi venivano commissionate anche da classi poco colte e soprattutto poco creative; allo stesso modo, per esempio, fra duemila anni l’AI avrà gioco facile nel ricostruire cosa postiamo sui social, proprio perché per farlo non c’è bisogno di essere dei geni, quindi ci limitiamo a cliché replicabili meccanicamente. Ciò che scrive un dilettante è ciò che potrebbe scrivere direttamente l’AI, si tratti di un’epigrafe o un commento a una story. Impossibile sarebbe invece per l’AI ricostruire la parte mancante di un’opera originale, come il secondo libro della Poetica o i buchi del Satyricon, proprio perché Aristotele e Petronio non appartenevano alla vastissima classe degli scriventi non scrittori.