I diluvi di Dio

Roberto Persico

La recensione del libro di Federico Giuntoli, il Mulino, 264 pp., 23 euro

Tutti conoscono il racconto del diluvio universale narrato dalla Bibbia. Forse non tutti sanno che un racconto con molti punti di contatto con la narrazione biblica percorre la cultura mesopotamica fin da tempi assai più remoti. Federico Giuntoli, ordinario di Esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio istituto biblico di Roma, ripercorre con acribia filologica i testi cuneiformi sumeri, accadici, hittiti, in cerca delle tracce più antiche del mito delle acque che sommergono la terra. L’indagine mostra strette somiglianze e profonde differenze. Simili sono infatti non solo l’impianto generale – la distruzione dell’umanità voluta dal divino, con la scelta di un umano che si salvi insieme agli animali – ma anche dettagli a prima vista marginali, come la presenza della colomba o il numero delle generazioni di umani precedenti il diluvio – dieci in entrambi i casi –, che suggeriscono una diretta dipendenza del racconto biblico dalle narrazioni precedenti. Ma “sideralmente opposta è la motivazione per l’invio del diluvio”. Nei miti mesopotamici infatti “il mondo è creato esclusivamente per gli dei”, gli umani vanno eliminati perché il loro chiasso è diventato per gli dei un fastidio insopportabile, e la loro sopravvivenza è l’esito di una sorta di slealtà di un dio ribelle; nella narrazione biblica la creazione dell’umanità “è cosa molto buona”, e “gli esseri umani vengono ad assumere attributi e prerogative di elevata dignità”, così che la loro eliminazione è in vista di una ri-creazione a un livello più elevato, più adeguato alla grandezza che Dio ha conferito loro.


Altrettanto grande è la distanza sulle ragioni che possono aver ispirato i racconti. Nel caso dei poemi mesopotamici trapela infatti “una posizione alquanto critica nei confronti degli dèi, considerati capaci, proprio come la tradizione del diluvio dimostra, di errori madornali e di temibili idiosincrasie”; nella Bibbia “la sua promessa di non più tornare ad annientare la vita con un nuovo diluvio significa che Dio è pronto ad accogliere e accettare la sua creatura con tutte le imperfezioni, inclusa la sua naturale inclinazione al male”.
Al di là delle differenze, chiude Giuntoli citando una poesia di Hilde Löwenstein (non è l’unico riferimento a opere letterarie recenti), “il mito di quel racconto cela in sé da sempre la possibilità di una salvezza e di nuovi inizi. Là dove tutto sembra finire, anche interiormente, una nuova possibilità fiorisce e intercede per l’uomo. Allora come ora”.  

  

I diluvi di Dio

Federico Giuntoli

il Mulino, 264 pp., 23 euro

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