Una fogliata di libri

Le guerre preziose

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Perrine Tripier, edito da Edizioni e/o. 160 pp, 17 euro

"Pensandoci bene sono stata l’unica ad aver voluto bene alla Casa. Neanche il trisnonno, che l’ha voluta, concepita e costruita, l’ha amata come me. Io le ho voluto talmente bene da restarci tutta la vita. Ho amato abbastanza la Casa da non desiderare altro, in tutta la mia vita, che abitarci, rannicchiata in mezzo alle cose di famiglia, lasciandomi ricoprire dalla apatia del tempo esattamente come la ringhiera della scala a chiocciola". Pubblicato in Francia da Gallimard nel 2023 arriva anche in Italia, grazie all’editrice e/o, l’esordio della ventiquattrenne Perrine Tripier, Le guerre preziose, un romanzo-confessione in cui i ricordi di una donna, arrivata al crepuscolo della propria esistenza, si mischiano a quelli della casa di famiglia dove ha abitato tutta la vita. Costretta nelle fredde stanze “senz’anima” di una casa di riposo in cui è è destinata a terminare i propri giorni, Isadora ripercorre  i tempi andati, organizzando i ricordi attraverso lo snodarsi delle quattro stagioni, seduta su una poltrona, l’unico arredo che è riuscita a portarsi dietro, osservando il presente con uno sguardo disincantato e sorprendentemente lucido. “Quando il mondo si stanca di te ti vengono proposti il televisore accanto al letto, il comodino per posarci la custodia degli occhiali e la carta da parati gialla. Le pareti gialle fanno allegria e qui c’è tutto quello di cui hai bisogno, ci occuperemo di te. Ti fanno barattare la Casa con una camera in un ospizio attrezzato per le cure mediche. La carta da parati gialla è la mazzata finale sulla mia vecchia nuca”. Il romanzo di Perrin è  paragonabile sia a una saga famigliare, cadenzata dal sole dell’estate, dal vento dell’autunno, dal gelo dell’inverno e dai colori della primavera, sia  a una riflessione filosofica sulla vecchiaia e sul tempo che passa. Un tempo che scorre implacabile e scivola via, inesorabilmente, tra le dita. “Ho una paura indiavolata di morire in questa camera di un ospizio per vecchi, da sola sulla poltrona, e che il mio fantasma rimanga incastrato qui”. Un romanzo sorprendente per la schiettezza della prosa e la profondità del contenuto, che risalta ancor di più se si pensa che a scriverlo è stata una giovane di poco più che ventenne, già in possesso di uno sguardo così smaliziato e tagliente, capace di descrivere con tanta precisione i chiaroscuri di un corpo invecchiato e di una mente dilaniata, ossessionati entrambi da un passato che per forza di cose non potrà più tornare.

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