Una fogliata di libri

Aut aut

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Elif Batuman edito da Einaudi (405 pp., 21 euro)

"Svetlana mi aveva detto spontaneamente che secondo lei io stavo cercando di vivere un’esistenza estetica, e questa era una grossa differenza tra noi due, perché lei invece cercava di vivere una vita etica. Ma alla fine scoprii che intendeva qualcosa di diverso, e cioè che io osavo più di lei e che per me lo stile era più importante mentre lei dava importanza alla storia e alle tradizioni”. E’ dall’incontro con una frase di Søren Kierkegaard, che suggerisce di scegliere se vivere secondo principi etici o estetici, che prende le mosse la riflessione, fattasi vita, di Selin, studentessa di origine turca al secondo anno di letteratura russa a Harvard negli anni Novanta. Quella frase riverbera in lei come uno squarcio che illumina il suo presente e fa emergere domande profonde che puntelleranno la vita della ragazza, creando una sorta di mappa per vivere la sua quotidianità. Selin, già protagonista del romanzo precedente di Elif Batuman e che ne rappresenta il suo alter ego letterario, si muove in un mondo adulto ed elitario, spinta dal desiderio di scoprire chi è, di dare forma alla propria identità – per approssimazione o distanza da ciò che incontra. Lo fa nel rapporto con la sua amica Svetlana, lo fa nella gestione della sua relazione / non relazione con Ivan, brillante matematico ungherese conosciuto durante un programma universitario estivo, lo fa nell’approcciarsi per la prima volta al sesso e alla dimensione fisica delle relazioni. La letteratura, i libri, il rapporto con la scrittura e con chi prima di lei ha ragionato sui grandi temi esistenziali sono i puntelli di questa ricerca, i compagni di viaggio di questa sua formazione emotiva e fattuale all’età adulta. “La bellezza sarà convulsa o non sarà”. In fondo Selin impatta sempre di più in un mondo disordinato, pieno di variabili e di possibilità, privo di coordinate certe. Ma questo suo movimento porta con sé la consapevolezza che è proprio in questo suo essere convulsa che la realtà mostra la sua bellezza. Convulse sono le domande che si assiepano nella vita della ragazza, che fanno capolino nei momenti più nodali, che la portano – magari in modo a tratti esistenzialmente confuso – a non censurare nulla di ciò che costituisce la trama delle cose, oltre la superficie. Non le manca però uno sguardo spesso ironico e sagace che sdrammatizza, che con acume diverte e sposta i piani. Che relativizza senza banalizzare. Tutto allora diventa – nei fatti – più sfumato, gli aut aut meno divisivi e quello che rimane, in filigrana, è il desiderio di andare incontro e accogliere chi si è.
 
Elif Batuman
Aut aut
Einaudi, 405 pp., 21 euro

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