Antologia degli sconfitti

Federica Bassignana

La recensione del libro di Niccolò Zancan, Einaudi, 144 pp., 16,50 euro

Spesso affidiamo ai numeri la responsabilità di rendere la complessità del presente. Riflettono le circostanze con un’asettica meticolosità, ma per quanto precisi, rimangono sempre mancanti di un fattore essenziale: la narrazione. E oggi più che mai è urgente restituire realtà alle statistiche, perché i numeri tradiscono, sottendendo un’indifferenza verso quelle storie che, a loro modo, riportano. Il giornalista Niccolò Zancan nel suo ultimo libro, Antologia degli sconfitti, indaga la vita che c’è oltre le percentuali e traccia un reportage corale sulle vite dei più fragili, quelli che fanno fatica ad arrivare a fine mese, quelli con stipendi sottopagati ma scrupolosamente onorati, quelli che scendono a compromessi – con gratitudine, se no “là fuori c’è la fila” –, quelli che emigrano, quelli che restano. “Chi sono? Dove vivono? Perché nessuno li vede? La risposta che mi sono dato è questa: perché sono così davanti agli occhi da risultare invisibili”, scrive Zancan, riportando novantasei delle loro storie. Per la cameriera di Portofino, la bottiglietta d’acqua da cinque euro diventa misura di tutte le cose: il suo stipendio vale 236 bottigliette. Una donna di cinquant’anni ha un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio da fame. Un’altra donna, quasi ex moglie, non è separata legalmente dal marito – perché divorziare è un lusso –: lui si perde in un altro amore non ricambiato, finisce la sua vita sotto un treno e lei deve pagare cinquantunomila euro per la circolazione ferroviaria interrotta dal suo suicidio. Un pescatore di Cutro non salva un bambino arrivato dal mare: da allora non riesce più a pescare, né a entrare in acqua. Un uomo diventa manutentore ferroviario per lavorare di notte e prendersi cura dei suoi “ninni” di giorno – perché la babysitter costa troppo – finché non perde la vita nella stazione di Brandizzo. E ancora, una badante dell’Ecuador sostiene lo sguardo di un uomo che la guarda come se lei valesse il saldo del suo conto in banca: ventiquattro euro. Sono storie vere, declinanti: uomini, donne e bambini nascosti dietro numeri che sono lo specchio di un’Italia sempre più povera, il ritratto di un eterno presente a cui manca il futuro. La promessa è persa. Se la poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere, come scriveva Calvino, quella di Zancan è una cronaca quasi poetica del presente: l’arte di far entrare anche gli “altri”, gli ultimi, gli sconfitti, i vivi a stento, in un libro. E dargli spazio.
 
 

Antologia degli sconfitti
Niccolò Zancan
Einaudi, 144 pp., 16,50 euro

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