Una fogliata di libri

Lieto fine

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Isaac Rosa edito da Einaudi (272 pp., 18 euro)

"Una separazione significa anche, significa soprattutto perdere un racconto comune, e al momento della rottura si fa pressante la necessità di raccontare, di riraccontare per l’ultima volta. Era quello che facevamo quelle notti: ci raccontavamo”. Comincia dalla fine la vicenda di Antonio e Ángela. Comincia da un trasloco, dall’impacchettamento di una vita a due – anzi a quattro – che si fa strada tra le scale di un appartamento di Madrid. L’epilogo visivo di una storia d’amore come tante, durata tredici anni e da cui sono nate due bambine. Un amore è fatto anche di cose materiali: libri, quadri, macchine per il caffè, chiavi finite dietro i mobili che si credevano perse per sempre. E’ da questa geografia emotiva che si può partire a raccontare un amore finito, una separazione dolorosa passata per un sopore, una crisi, un tradimento e un tentativo di recuperare ciò che si è perduto. Anche e soprattutto il desiderio. “Chiamiamo amore quello che è semplicemente un desiderio, un bene di consumo come gli altri. Ma l’amore senza desiderio non è possibile. Sto parlando di un’altra cosa, l’amore è l’opposto del desiderio che ci lascia sempre insoddisfatti, il desiderio mira a consumare e sostituire, mentre l’amore vuole preservare, produrre, riprodurre”. Il desiderio però ha diverse facce: può essere spinta propulsiva, dinamismo ma anche forma di egoismo, di impazienza verso di sé e verso gli altri. Si può diventare schiavi dei propri desideri: di avere un secondo figlio, di cercare una gratificazione di carriera, di far prevalere la personale aspettativa sulla realtà. Antonio dissipa il suo desiderio, lo rende incontrollato rivolgendolo verso un’altra donna – Ines – mentre Ángela cerca a ogni costo di farlo tornare ostinatamente, aggrappandosi a un ricordo che non può più essere replicato. Il desiderio di invecchiare insieme, che apre e chiude il romanzo, riaffiora sulle labbra come coscienza di un’illusione perduta – o forse di una pretesa mancata. Le voci di Antonio ed Àngela si alternano, si passano continuamente il testimone nella restituzione di un rapporto che, come sempre, ha due facce, due pesi di racconto diversi. Due sguardi che cercano il filo che li lega e che spesso si assottiglia quasi a scomparire. Finché si decide di non cercarlo più. Difficilmente una relazione amorosa osservata al microscopio conserva la levità per sopravvivere. Isaac Rosa scandaglia un amore, con pazienza e accuratezza, mostrando le ombre ma non dimenticandosi della luce, che arriva alla fine. In un amaro lieto fine.

 

Isaac Rosa
Lieto fine
Einaudi, 272 pp., 18 euro

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