una fogliata di libri

Tamerlano

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Michele Bernardini, Salerno, 576 pp., 32 euro
 

Che fosse zoppo era cosa nota, testimoniata proprio dal suo stesso nome, Tamerlano (1336-1405), che sarebbe l’occidentalizzazione del turco-persiano Timur-i-lang, cioè Timur “lo zoppo”. Ma quando nel giugno del 1941 a Samarcanda, in Uzbekistan, un’equipe di studiosi aprì la sua tomba, i resti mortali permisero di aggiungere ulteriori informazioni intorno alla figura fisica di quest’uomo che, senza esagerare, è stato o, comunque, viene da molti considerato uno dei più grandi protagonisti della storia dell’umanità. Le ossa erano quelle di una persona alta circa un metro e settanta, vittima di un’affezione cronica al gomito destro e con la spalla destra recante il segno di una ferita causata da una freccia. Il grave malanno alla gamba aveva compromesso pure la funzionalità dell’altra e recato danni alla colonna vertebrale. Anche il cranio risultò deformato: i ricercatori ritennero che tale handicap risalisse all’infanzia e che avesse avuto serie conseguenze in età adulta.

 

In questa sua eccellente monografia, Michele Bernardini, docente presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, offre al lettore le informazioni poco sopra riportate proprio al fine di contrapporre la descrizione fisica di Tamerlano al fatto che a lui sono stati spesso attribuiti caratteri quasi sovrannaturali, in particolare a motivo delle sue immense conquiste, che lo hanno fatto paragonare, fra gli altri, ad Alessandro Magno e a Napoleone. Bernardini, il cui lavoro si regge su di una straordinaria acribia (oltre sessanta pagine di note e quaranta di bibliografia!), ha ricondotto la personalità di Tamerlano alla verità storica accertabile, rifuggendo da ogni inclinazione apologetica. In realtà, il celebre conquistatore delle steppe asiatiche fu un abile guerriero, ma non certo un legislatore illuminato. Uomo dalla religiosità superficiale, si sentì attratto dalla magia e dalla superstizione e ben poco dalla cultura, mentre palesò l’indole di un megalomane. E forse – afferma l’autore – per alcuni il fascino di Timur deriva dall’orrore suscitato da alcune sue imprese. Lo scopo che Bernardini si è prefisso è quello di offrire lo spaccato di un periodo storico non adeguatamente esplorato, rifiutando il seguente postulato che ha condizionato negativamente gli studi di orientalistica, ovvero che “Tamerlano fosse una sorta di creatura titanica, proveniente da un oltre-mondo, dotato di sovrannaturale potenza, e capace di assoggettare l’altrui volontà secondo un disegno di dominio universale”. 

  

Tamerlano
Michele Bernardini
Salerno, 576 pp., 32 euro

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