una fogliata di libri

Punto Omega

Edoardo Rialti

La recensione del libro di Flannery O’Connor, minimum fax, 307 pp., 17 euro 

Quando Giacobbe lottò con Dio al guado dello Iabbok, di notte, inizialmente il testo definisce l’aggressore che lascerà sciancato il patriarca semplicemente come “qualcuno”. La stessa pressione anonima e indefinibile ghermisce e segna tutti i personaggi di Flannery O’Connor. Nonne che pigolano petulanti in macchina coi nipoti e incappano in pluriomicidi malinconici, vecchi che strappano il terreno alla muraglia di un bosco vibrante come un incendio, quasi ciò facesse loro guadagnare altra vita, fattrici attratte da spaventosi tori regali, perdigiorno tatuati dalla testa ai piedi che decidono improvvisamente di farsi incidere sulla schiena un Cristo bizantino “dagli occhi divoranti”. Ciascuno è corteggiato, braccato, stanato da qualcosa, che penetra la corazza palese o discreta che si assembla per sopravvivere. Come in Ezechiele una spada si mette in cammino, da sola, percorre distanze inconcepibili per abbattersi su piccinerie che sono semplicemente la traduzione laica dell’antica empietà. 

 
Tutto quello che sorge deve convergere è il titolo originario dell’ultima raccolta dell’autrice della Georgia (che minimum fax ripubblica nella bella traduzione di Gaja Cenciarelli), una citazione dal teologo e paleontologo Theilard De Chardin, e davvero non c’è dettaglio ironico o feroce che nella sua prosa non collabori a tali momenti fatali, perché è terribile incappare nelle mani del Dio vivente. “Il sole, grande come una pallina da golf, che gli batteva in fronte, iniziò a spostarsi con andatura regolare dietro di lui, ma a Parker sembrava di vederlo contemporaneamente da tutte e due le parti, come se avesse gli occhi sulla nuca”. Nella misura in cui si può imparare a scrivere leggendo, O’Connor resta una maestra indiscussa, per la capacità di mettere a fuoco la propria regione espressiva, per il senso del dialogo, per l’iconoclastia di ogni astrazione, di ogni delega al lettore. “Il lago rosso e ondulato come una lamiera scemava a poco più di quindici metri dal cantiere ed era delimitato, sull’altro lato, da una linea nera di alberi che si ergeva su entrambe le estremità e che sembrava camminare sull’acqua e proseguire lungo il confine dei campi”. Non c’è scampo da simili agguati e trappole, forse da tale misericordia. Basti pensare alla “protratta, spaventosa, straziante scena nella sala d’aspetto del medico all’inizio del racconto lungo Rivelazione” che fece esclamare a Stephen King: “Posti del genere esistono solo nell’immaginario del sud; Dio santo, che gente”. 

  

Punto Omega
Flannery O’Connor
minimum fax, 307 pp., 17 euro 

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