Una fogliata di libri

Uscire dal mondo

Enrico Paventi

La recensione del libro di Edoardo Albinati. Rizzoli, 174 pp., 17 euro

Dopo le numerose, pregevoli opere narrative messe a disposizione del lettore nel corso degli ultimi anni, Edoardo Albinati ha raccolto adesso sotto questo titolo tre racconti attraverso i quali egli si concentra sulla condizione di quanti vivono “fuori dal mondo”. Un detenuto obeso e quasi pazzo, una ragazza colpita da una malattia tanto misteriosa quanto devastante, un musicista misantropo e ipocondriaco: sono i personaggi posti dall’autore al centro del proprio interesse; figure che, in diversa maniera, tendono a rendersi inaccessibili o vengono relegate su una sorta di isola, private dunque di ogni possibilità di comunicazione con l’esterno, con la realtà e l’umanità che li circonda.

La solitudine sembra peraltro connotare anche lo stato d’animo dei personaggi di contorno, una situazione esistenziale alla quale questi ultimi cercano di sottrarsi facendo ricorso all’amore, al dialogo, alla violenza, alle cure mediche. Dal canto loro, prigionieri tanto della paura del giudizio altrui quanto animati dal desiderio di essere compresi, “Ragazzo A”, “Giglia” e “l’anonimo musicista” sono naufraghi che per scelta, errore o caso, precipitano nel pozzo senza fondo dell’esclusione sociale.

 

Emerge, al solito, la qualità della scrittura di Albinati: colpisce anzitutto l’essenzialità e l’efficacia dei dialoghi ma anche il plurilinguismo, la varietà dei registri espressivi, la ricchezza del lessico. A proposito poi delle singole narrazioni, va osservato come procedano per paragrafi brevi nonché periodi piuttosto lunghi e complessi, che conferiscono loro un ritmo lento e costante. Parlando per il resto dei contenuti, occorre sottolineare che i diversi testi non perdono mai la capacità di sorprendere: il finale del secondo racconto, dal titolo “La figlia strana”, è sotto questo aspetto memorabile.

Come si è detto, del terzo è invece protagonista un compositore che, dopo una vita fatta di diffidenza e timore trascorsa nella perenne, vana ricerca di stabilità, non rinuncia ad autocelebrarsi attraverso la grande festa che organizza ogni anno: tutto ciò malgrado il lungo eremitaggio vissuto e l’ardente desiderio di essere dimenticato. E appare interessante notare come esso sia caratterizzato da un flusso narrativo ininterrotto che lo rende assai simile a un film girato in piano-sequenza: richiamare alla memoria “Nodo alla gola”, al riguardo una delle opere più virtuosistiche di Alfred Hitchcock, non sembra affatto una stravaganza ma un riferimento pienamente sensato. 
 

Edoardo Albinati
Uscire dal mondo
Rizzoli, 174 pp., 17 euro

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