una fogliata di libri

Solitudini. Esperienze e riletture intorno all'essere e al sentirsi soli

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro a cura di Michele Dossi, edizioni Messaggero / Facoltà teologica del Triveneto, 178 pp., 18 euro

"O beata solitudo, o sola beatitudo”: non sorprende  che questo motto latino d’incerta attribuzione, che significa “o beata solitudine, o sola beatitudine”, si trovi scritto sulle pareti di vari edifici religiosi, come le certose, gli eremi, i conventi ecc.

In effetti, la scelta monastica è stata da sempre caratterizzata da un’accentuazione del valore della vita solitaria. Tuttavia, a questo riguardo, non possiamo dimenticare che la Bibbia (Genesi, 2,18) ci dice che una delle prime preoccupazioni del Creatore fu quella di non lasciare solo l’uomo e di mettergli accanto la donna. Siamo dunque di fronte a una contraddizione, che, oltretutto, sarebbe presente all’interno della medesima tradizione religiosa ebraico-cristiana? No, risponde Michele Dossi nella Premessa di questo volume, che raccoglie le ricerche e le riflessioni elaborate da alcuni studiosi degli Istituti teologici di Trento.

“Tutti concordano – egli scrive – che si può essere soli in mezzo a una folla e, viceversa, si può essere in relazione dentro la più stretta solitudine di un eremo”. Non è un caso che possiamo a buon diritto affermare da una parte che oggi c’è troppa solitudine, dall’altra che nessuno sa più stare da solo con se stesso. Ha affermato Karl Jaspers, uno dei maggiori filosofi del Novecento: “Dove esistono individui … vi sono … il piacere dell’individualità e con essa la spinta a entrare nella solitudine e la sofferenza per l’individualità e con essa la spinta a uscire dalla solitudine”.

Il libro ospita una Premessa, un’Introduzione e vari contributi, che spaziano dalla filosofia all’esegesi biblica, dalla psicologia alla storia alla sociologia e vanno a tratteggiare un quadro denso di indicazioni e di piste di approfondimento proposte dai seguenti autori: Abbattista, Civettini, Curzel, Dossi, Facinelli, Galvagni, Malfatti, Nicoletti, Pernigotto, Susella, Viviani, Zanutto. Certo è che la solitudine si presenta con volti molto diversi, poiché per alcuni è sofferenza, per altri sollievo, a volte viene considerata una malattia e spesso invece è raccomandata come una cura vera e propria: non per nulla il libro reca un titolo che fa pensare a una pluralità di situazioni e di stati d’animo. Il celebre pensatore danese Søren Kierkegaard (1813-1855), amante della provocazione e del paradosso, ebbe a scrivere: “Da chi non ha mai vissuto in solitudine raramente vien fuori qualcosa di buono o di cattivo. Nella solitudine si trova l’assoluto, ma anche il pericolo assoluto”.

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