Una Fogliata di libri

Lettere dall'Egitto

Rinaldo Censi

La recensione del libro di Gustave Flaubert, Humboldt Books, 144 pp., 24 euro

Nell’ottobre del 1849 Gustave Flaubert e l’amico Maxime Du Camp partono da Marsiglia per raggiungere il continente africano. L’obiettivo del loro viaggio resta ancora incerto. Il testo che ci viene presentato, tratto dalla Correspondance, introdotto da Emanuele Trevi e accompagnato dalle illustrazioni di Nathalie Du Pasquier si sofferma sulla loro permanenza in Egitto. Viaggiano in mare. Giungono ad Alessandria. Dopo svariati mesi, proprio lì fanno ritorno. E’ il luglio del 1950. L’ultima lettera del volume, indirizzata alla madre, segnala l’intenzione di partire per Beirut. “Scrivi sempre a Beirut”: si chiude così questo magnifico epistolario. In una lettera precedente, Flaubert annotava un pensiero a voce alta: “Ci annoieremo un bel po’ a Beirut a fare la quarantena”. E per un attimo immaginiamo i nostri viaggiatori alle prese con green pass e tamponi molecolari.

 

Nel 1849 Flaubert è un giovane uomo di 27 anni, in buona salute. Mezzo secolo prima, Napoleone aveva combattuto in quelle zone con la sua armata. Dunque? Perché l’Africa? Per studiarne i costumi e le religioni. Come Bouvard e Pecuchet, i due visitatori prendono note, scattano fotografie, viaggiano sul Nilo. Ma quanta distanza li separa! Flaubert è disorganizzato e, in lui, l’euforia dell’impresa sembra lasciare il passo alla noia (avanzando, nelle lettere fa capolino un vago laconismo diffuso). Du Camp invece ostenta un’organizzazione militaresca. Preciso al millimetro, quadrato, sempre efficiente – non perde tempo. Pubblicherà nel 1853 il resoconto del viaggio: Le Nil, una pietra miliare nella storia della fotografia. E viene il dubbio che il viaggio interessasse solo a lui. Flaubert lo accompagna, vagola qua e là, prende note, va a puttane, in attesa che l’altro abbia atteso il tempo di posa necessario a fissare ciò che sta davanti al suo obiettivo.

Non è proprio così. Mirabili descrizioni del paesaggio, della vita umana e animale sono disseminate tra le pagine. Come se Flaubert si fosse messo in testa di gareggiare con la fredda obiettività della macchina fotografica. Emendato dalle censure imposte dagli eredi, questo epistolario ha il pregio di mostrarci Flaubert in tutti i suoi stati. Alle lettere accorate alla madre fanno da contrappunto quelle indirizzate all’amico Louis Bouilhet, assai confidenziali, dove non mancano descrizioni di lupanari e prostitute, pagine che irriteranno la sensibilità di Louise Colet.

 

Gustave Flaubert
Lettere dall’Egitto
Humboldt Books, 144 pp., 24 euro

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