I piccoli squali delle proteste mondiali

Perché Baby Shark – vacuo, ripetitivo, sciocco, infantile – è per molti versi un inno adatto per i nostri tempi

Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti


 

“ ‘Baby Shark, do do, do-do, do-do, Baby Shark, do do, do-do, do-do…’, non sono sicuro di quanto troverei rassicurante quella canzone se fossi nato da soli quindici mesi e stessi seduto in una macchina, circondato da una folla di manifestanti. Tuttavia, bisogna ringraziarli per il loro tentativo di rassicurare il ragazzo libanese la cui madre ha commesso l’errore di partecipare alle manifestazioni la scorsa settimana. Come ogni inno rivoluzionario, ‘Baby Shark’ è insolito. La sanguinaria Marsigliese non lo è, così come non lo è l’Internazionale, un tempo commovente, ora logoro. Quando negli anni 60 gli hipster radicali scesero per strada, la loro colonna sonora era il rock’n’roll classico: i Beatles di ‘Revoluton’ o i Rolling Stones di ‘Street Fighting Man’. Eppure ‘Baby Shark’ – vacuo, ripetitivo, sciocco, infantile – è per molti versi un inno adatto per i nostri tempi”, scrive Niall Ferguson.

  

Le rivoluzioni un tempo avevano obiettivi condivisi. Libertà, uguaglianza e fratellanza nel 1789; fare l’amore, non la guerra nel 1968. Ma cercheremo invano delle rivendicazioni comuni nelle varie proteste che hanno avuto luogo in tutto il mondo quest’anno. A Hong Kong, a far scaturire le manifestazioni è stato un emendamento a una legge sull’estradizione che ha minacciato di subordinare il sistema legale della regione semiautonoma alla volontà del Partito comunista. A Barcellona, invece, i manifestanti sono scesi per le strade dopo che alcuni leader separatisti sono stati colpiti da dure condanne. A Beirut, le proteste sono esplose in opposizione a un piano per tassare WhatsApp, mentre in Cile la popolazione combatte contro l’aumento dei costi del trasporto pubblico. In Egitto si contestava la corruzione. Sembra difficile trovare un elemento di congiunzione che colleghi scenari diversi, sparsi per il pianeta.

  

Secondo molti, tra cui la Bbc, tutti protestano contro le disuguaglianze e il cambiamento climatico, nonché la corruzione e la repressione. Ma c’è anche chi minimizza il ruolo giocato dalla disuguaglianza, mentre evidenzia l’aumento dei prezzi dei beni di consumo. La realtà è un’altra: le proteste del 2019 sono simili perché hanno la stessa forma, non veicolano lo stesso contenuto. Le manifestazioni di questi mesi sono state le prime a essere organizzate tramite smartphone. Questi oggetti consentono alle proteste di oggi di funzionare senza una forte leadership. Poi, come spesso accade, i primi a protestare sono i giovani. A partire dall’800 la popolazione si ribella quando in una determinata società ci sono “troppi uomini istruiti per un numero limitato di lavori importanti e prestigiosi, così che molti uomini devono accontentarsi di posizioni lavorative al di sotto delle loro capacità”. E mai come oggi la diffusione dell’istruzione è sempre più capillare. I giovani laureati che scendono per le strade in tutto il mondo sono i “baby sharks”, i piccoli squali che non trovano spazio nel mondo del lavoro. E ora hanno anche la loro canzone.

   

(Traduzione di Samuele Maccolini)

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