Una marcia contro il muro al confine Usa-Messico a El Paso (foto LaPresse)

I dem sbagliano sull'immigrazione

Hanno trasformato un problema politico in una questione morale 

"Decidere chi può e chi non può diventare un cittadino americano è sempre stata una questione sia pratica sia morale”, scrive Zach Goldberg sul Tablet Magazine. Negli ultimi vent’anni, le mitologie morali dei liberal si sono allontanate sempre di più dalla realtà politica, e la leadership del Partito democratico ha adottato una linea radicale e ostile a ogni forma di controllo e restrizione dell’immigrazione. La radicalizzazione dei democratici è dovuta alle deportazioni, alle condizioni squallide in cui vivono alcuni rifugiati e alla retorica xenofoba della Casa Bianca. Ma Trump non è l’unico responsabile di un fenomeno che ha avuto inizio molto prima che lui diventasse presidente. La colpa non è tutta dei democratici: anche il gruppo parlamentare dei repubblicani, che ha accantonato un compromesso ragionevole nel 2013, ha le proprie responsabilità.

 

Tuttavia, la percentuale di democratici che considera l’immigrazione illegale un problema “serio” o “piuttosto serio” è calata dall’ottanta al cinquanta per cento negli ultimi cinque anni. Questo cambio di opinione ha coinvolto anche i giornali liberal, che tentano di normalizzare l’immigrazione clandestina. Il New York Times usava il termine “immigrati illegali” per descrivere chi oltrepassava i confini senza averne diritto. Ma dal 2014 si riferisce a loro come “immigrati non autorizzati” o “senza documenti”. La percentuale di liberal bianchi che si dicono a favore dell’immigrazione clandestina è aumentata dal 22 al 42 per cento dal 2006 al 2014. Questa deriva non piace agli elettori repubblicani, ma preoccupa anche alcuni democratici. Domingo García, uno dei leader ispanici più influenti, ha detto di “non essere d’accordo con i democratici quando dicono che bisogna fornire l’assistenza sanitaria agli immigrati clandestini, mentre molti americani non hanno accesso a questo servizio”. Anche l’ex consigliera di Obama, Cecilia Muñoz, teme che la decriminalizzazione degli attraversamenti al confine rischia di alimentare “la propaganda di Trump secondo cui i democratici sono a favore dei confini aperti”, e questo “rende più difficile per l’opposizione combattere l’appeal populista del presidente”. La linea dei dem sull’immigrazione piace solo agli attivisti liberal, che hanno molta influenza nel partito perché fanno le donazioni, votano alle primarie e interagiscono con i rappresentanti. Goldberg spiega che i democratici a favore di una linea dura sull’immigrazione tendono ad autocensurarsi temendo i pregiudizi dei loro compagni di partito. I democratici vengono percepiti come il “partito dei confini aperti” perché le loro politiche vanno in questa direzione. Quando un problema pratico viene trasformato in una questione morale, le tesi razionali perdono la propria forza. Il lato morale oscura quello politico, come è successo con il tema dell’immigrazione. “Le élite credono che la politica dei confini aperti sia una forma di ‘riparazione’ per i peccati storici dell’America”, conclude Goldberg: “Ma la maggior parte degli elettori non è d’accordo… Quando le considerazioni morali consumano il dibattito sull’immigrazione rischiano di alimentare le divisioni anziché promuovere il compromesso e la riforma graduale”.

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