Foto LaPresse

Il famoso e falso 97 per cento sul clima

Come non compilare i dati statistici spacciandoli per verità. I problemi dietro al “consenso scientifico” sul cambiamento climatico

Ian Rutherford Plimer, classe 1946, è un geologo australiano, professore emerito di Scienza della Terra all’Università di Melbourne. Sul quotidiano The Australian ha spiegato perché la vulgata secondo cui il 97 per cento degli scienziati sarebbe d’accordo sulle cause umane del riscaldamento climatico non è… scientificamente dimostrata! Vediamo perché. “La cifra del 97 per cento deriva da un questionario spedito a 10.527 persone con un interesse personale nel riscaldamento climatico causato dall’uomo che abbiano pubblicato ‘materiale scientifico’ sostenuto da grant di ricerca a loro volta finanziati dal contribuente. Le risposte da 3.146 di queste persone sono state ridotte a 77 autoproclamati ‘scienziati del clima’, tra i quali 75 ritengono di essere d’accordo sul fatto che si stia verificando un riscaldamento climatico causato dall’uomo. La cifra del 97 per cento deriva dunque da un gruppetto con soli 75 membri. Quali sono stati i criteri utilizzati per respingere gli altri 3.069 che hanno risposto? Non c’è alcuna menzione, poi, del fatto che 75 su 3.146 è uguale al 2,38 per cento. Non abbiamo mai sentito dire che il 2,38 per cento degli scienziati del clima con un interesse personale ha concordato sul fatto che gli esseri umani giochino un ruolo importante nel cambiamento climatico, o che gli stessi ricevono miliardi di dollari tra quanti ne sono spesi sulle ricerche sul clima”. Un altro recente studio sul “consenso scientifico” sul cambiamento climatico, ancora una volta, è una “castroneria”,  secondo Plimer. “Lo studio afferma che i paper scientifici pubblicati dimostrano che c’è un consenso pari al 97,1 per cento sul fatto che l’uomo abbia causato almeno la metà del riscaldamento climatico di 0,7 gradi Celsius avvenuto tra il 1950 e oggi. “Come si è arrivati a questo 97,1 per cento? ‘Ispezionando’ 11.944 paper pubblicati. Ma l’ispezione non è una ricerca scientifica rigorosa. Non ci sono state lettura e comprensione critica sulla base di questi 11.944 paper. Ciò non è stato possibile visto che lo studio è cominciato nel marzo 2012 ed è stato pubblicato a metà del 2013, dunque è stata possibile soltanto una ispezione sommaria. Cosa è stato ispezionato, poi? E da chi? La sezione metodologica della pubblicazione svela il trucco: ‘Questa lettera è stata concepita come un progetto di citizen science da alcuni volontari che contribuiscono al sito Skeptical Science. Nel marzo 2012 abbiamo scandagliato l’Institute for Scientific Information Web of Science, prendendo tutti i paper pubblicati tra il 1991 e il 2011 in base alle parole chiave ‘global warming’ e ‘global climate change’. Il che va tradotto così: questo studio è una compilation faziosa di opinioni di attivisti volontari, non scientifici e politicamente orientati che hanno utilizzato un motore di ricerca per esaminare 11.944 paper scientifici, non sono stati in grado di comprendere il contesto scientifico dell’utilizzo di formule come ‘global warming’ e ‘global climate change’, che però si sono reinventati come ‘scienziati cittadini’ per nascondere il proprio attivismo e la propria ignoranza”.

Di più su questi argomenti: