La copertina di "Supersex", Milieu edizioni

uffa!

“Ifix tcen tcen!”, l'ululato che su Supersex demoliva la sessuofobia degli anni 70 e 80

Giampiero Mughini

La rivista erotica che ha segnato un’epoca è una delle tante escogitazioni editoriali del geniaccio catanese Saro Balsamo. Il giornalista Gianni Passavini dedica un libro alla decennale epopea fotografica del superdotato Gabriel Pontello

Quando ho saputo dell’arrivo in libreria del nuovo libro del giornalista e sceneggiatore Gianni Passavini (Supersex, Milieu edizioni, con una bella e spavalda prefazione di Barbara Costa), dedicato alla decennale epopea fotografica del mensile e più tardi settimanale erotico il cui eroe era un attore francese che con le donne ci dava dentro alla grande, il mitologico Gabriel Pontello oggi più che settantenne, ho imprecato al fatto che il tempo passi così presto. Era il febbraio 1978 quando in un’edicola vidi fiammeggiare la copertina del numero 17 della rivista, dov’erano raffigurate alcune attraenti fanciulle pochissimo vestite e di cui una somigliava pericolosamente alla ragazza bionda che avevo amato nei miei vent’anni. Comprarlo e restare avvinto dal come quelle eroine si avvinghiavano al dotatissimo Pontello fu un tutt’uno. Era il tempo in cui mi ci ero messo di buzzo buono a scrostarmi di dosso l’educazione sessuofobica che mi era stata impartita nel liceo catanese cui la mia famiglia mi aveva iscritto. E quanto alla distinzione tra erotismo e pornografia, ne ero sicuro che fosse una panzana grande così, che quel confine non esistesse affatto. Gli addetti alle tante case editrici cui Vladimir Nabokov aveva proposto il suo strepitoso Lolita lo avevano reputato per l’appunto un romanzo pornografico e lo avevano rifiutato, finché ad accettarlo non fu un editore parigino dedito alla letteratura pornografica, e ne scaturì quella prima edizione del 1955 in lingua inglese in due tomi che oggi fa il vanto di una moderna biblioteca che si rispetti.

Beninteso, non che le pagine di Nabokov e le conturbanti fanciulle cui Pontello non risparmiava nulla appartenessero allo stesso reame della comunicazione, certo che no. Supersex era stata una delle tante escogitazioni editoriali di un geniaccio catanese, Saro Balsamo (nato nel 1930, morto nel 2005), che voleva far soldi e tanti, e che tra gli anni Sessanta e Settanta ne fece caterve inventandosi riviste come Men e Le Ore, riviste che in Italia un giorno sì e l’altro pure erano censurate, condannate e maledette in nome del cosiddetto “comune senso del pudore”, ovvero dell’imperante sessuofobia. Riviste per educande se le raffronti con quello che un qualsiasi computerino portatile sventaglia oggi via Google dal suo schermo 24 ore al giorno.

Di tutto ciò che porta il marchio editoriale di Balsamo, i 194 numeri di Supersex costituiscono il prodotto più leggendario, il più insostituibile. A cominciare dall’identità e dalle movenze del suo interprete, uno che sembrava nato per scopare dalla mattina alla sera e che per questo appariva eroico ai tanti di noi che in materia eravamo impacciati ed esitanti, che avevamo un’idea vaghissima del corpo femminile e di che cosa farne. Non che Pontello fosse chissà quale personaggio e chissà quale protagonista, stando a come lo raccontano quelli che lo hanno conosciuto bene, il grande Rocco Siffredi uno di questi. Era soltanto uno che lo teneva ben duro nei momenti che contano e che in quei momenti conservava una sua aria gaglioffa di chi è talmente superiore alle sue partner, laddove noi ventenni e trentenni eravamo talmente terrorizzati dal femminile, e ci sono voluti decenni per venirci a patti con quell’universo femminile talmente diverso dal nostro. Magari nella mia vita personale fossi stato talmente sicuro di me nei confronti della bionda di cui ho detto quanto Pontello lo era nei confronti di Marilyn Jess, Brigitte Lahaie, Marianne Fournier, Eva Kleber, insomma delle stratosferiche fanciulle che cadevano immancabilmente ai suoi piedi.

Dopo quel memorabile numero 17 del 1978, ho acquistato una trentina di numeri della rivista che Balsamo si faceva congegnare numero dopo numero in Francia, un paese dove tanto le donne che le leggi erano meglio disponibili alla sua bisogna. Quei numeri li compravo all’edicola che stava sotto la mia vecchia casa di Trinità dei Pellegrini, e siccome vi si aggirava il Paolo Spriano che lavorava all’adiacente Istituto Gramsci di via del Conservatorio, affinché lui non si facesse un’idea sbagliata del sottoscritto la copia di Supersex la nascondevo fra le pagine della Repubblica o del Corriere della Sera. Da collezionista di erotica quale sono sempre stato confesso che non mi sarebbe dispiaciuto averne la collezione completa, tutti e 194 i numeri, di cui l’ultimo uscì a metà del 1985. Nel comparto della mia biblioteca dedicata all’erotica quei trenta e passa numeri che ho sono ammonticchiati accanto ad altri libri e riviste che in quegli anni testimoniavano contro la sessuofobia, una battaglia che già a fine secolo aveva perduto qualsiasi valenza liberatoria, stante l’alluvione di pornografia che su internet è oggi disponibile a tutti, e al cui confronto le foto in bianco e nero delle prestazioni di Pontello fanno tenerezza. Semmai, arrivati come siamo a questo punto, sarebbe liberatorio il dosare meglio tanta libertà sugli schermi dei social, dove fanciulle che si esibiscono a tutto spiano vengono definite influencer, laddove uno che se ne intendeva eccome quale Serge Gainsbourg ci teneva a definirle puttanelle. Sì a loro confronto, e a confronto dei loro guadagni in euro, fa tenerezza il gran daffare che si dava Pontello a furia di “ifix tcen tcen!”, l’ululato che lui emetteva a eiaculazione bell’e compiuta, e c’erano volte che la foto di quel momento apicale del fotoromanzo non era venuta gran che e lui doveva ricominciare daccapo e dovevano riattivarsi le fanciulle pur se spossate. Le quali a loro volta non è che quel mestiere le lasciasse indenni, a giudicare dall’uso spasmodico di droghe che ha annebbiato la sorte di alcune di loro. La bella Cathy Stewart morì di un’overdose nel 1994, la lionese Karen Lancaume morì suicida a 32 anni. Quanto a Pontello, ha acquisito una quarantina abbondante di chili e vive lontano da Parigi.

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