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Terrazzo
Ecco il catalogo di Mughini
Un volume pubblicato in occasione della vendita della parte più pregiata della collezione libraria dello scrittore offre il ritratto di un secolo che fu, quello dei libri, della scrittura e della lettura, ma anche la fine di un tempo, l’esaurimento di un amore per colpa di altre e più urgenti necessità
Il titolo è icastico Novecento. Collezione Mughini, la copertina, dorata a specchio, riporta l’immagine rivisitata di un numero di Campo Grafico. Rivista di estetica e di tecnica grafica (un sottotitolo che dice già tutto del fare cultura, giornalismo e grafica nel secolo scorso), ovvero quella dei rulli offset, cuore della macchina tipografica. Tutto è infatti già chiaro ed evidente dalla copertina del bellissimo volume pubblicato dalla Libreria Antiquaria Pontremoli per la cura di Raffaella Colombo, con interventi di Luca Cadioli e Giacomo Coronelli, la grafica di Camilla Lietti e le immagini di Luca Bonadeo. Il volume, pubblicato in occasione della vendita della parte più pregiata della collezione libraria di Giampiero Mughini, offre, così, non solo il ritratto di un secolo che fu, quello dei libri, della scrittura e della lettura, ma rappresenta anche l’addio a un secolo da parte di Mughini. E chi, del resto, meglio dell’autore di Compagni, addio può certificare la fine di un tempo, l’esaurimento di un amore per colpa di altre e più urgenti necessità.
Un addio forse anche più doloroso di quello avvenuto nei confronti della sinistra già nel 1987, anche perché non voluto o meditato, ma obbligato da urgenze che rendono ancora più straziante la separazione, come si palesa in apertura di volume nelle foto a tutta pagina che ritraggono gli scaffali disperatamente vuoti della sua biblioteca – scaffali, va da sé, stupendi, frutto di quel pensiero rivoluzionario che fu di Ettore Sottsass e del Gruppo Memphis. Giampiero Mughini nella sua prefazione non parla di collezione, ma di pelle strappata, di un dolore difficile da rimarginare se non con il sostegno dei ricordi e delle infinite avventure che stanno tutte dentro e attorno a quei volumi, che rappresentano una cultura universale oggi messa, se non in discussione, quanto meno in disparte. Milletrecentocinquanta volumi che valgono una vita, prime edizioni tra gli altri di Montale e Calvino, Pasolini e Gobetti. Un lavoro di ricerca e scavo che ha messo a scaffale amici e nemici, libri e riviste, fascisti e antifascisti. Una ricerca assidua, costosa e faticosa che segna un superamento dei vincoli ideologici o di tutte quelle questioncelle che poco valore hanno rispetto ai testi e alla loro irriducibilità. Elemento chiave di tutta la collezione i Canti orfici di Dino Campana, meno di mille copie pubblicate e tutte a spese dell’autore. Un catalogo che è un’autobiografia, ma priva degli eccessi narcisistici tipici del genere perché in questa autobiografia ci si possono riconoscere in molti, al di là dei libri posseduti, al di là dei libri letti. Si tratta infatti di amore e passione. Non si tratta solo di lettura, di acquisto e della messa in opera di una straordinaria collezione, non sta qui o solamente qui il piano della lotta, ma nella radicale ricerca di un sé che sia consapevole e libero, intransigente e appassionato. Un catalogo che è una vita, un libro di libri che è la più bella traccia di un’esistenza spudorata e intima, colta e febbrile.