La recensione

Promossi i primi due episodi del "Giovane Berlusconi". Convenzionale il terzo

Su Netflix la docuserie che racconta della vita e delle opere del Cav. Nell'ultima puntata disponibile, "L'Italia è il paese che amo", il famoso duello con Occhetto

Mariarosa Mancuso

Il meglio del giovane Berlusconi va da “Il pizzone” a “La rivolta dei Puffi”. I due primi episodi del documentario da ieri su Netflix. Il terzo – “L’Italia è il paese che amo” – è il più convenzionale: le monetine lanciate a Craxi e la discesa in campo. Prima, l’avventura imprenditoriale e televisiva. Sempre raccontata a misura di grande pubblico: “Dopo le otto a Milano trovo ancora persone alla scrivania”. È l’epoca di Milano 2, negli anni 80 arriverà lo slogan “Corri a casa in tutta fretta, c’è un biscione che ti aspetta”. E ovviamente lo spot, cantato e ballato (maluccio, per stare vicini al pubblico).
 

Tre episodi raccontano “Il giovane Berlusconi”, fino al confronto televisivo con Achille Occhetto che si era messo il tragico e fantozziano spigatino marrone e Berlusconi aveva una spilla che rifletteva la luce, secondo i complottisti in grado di ipnotizzare il pubblico. Dietro le quinte, racconta Occhetto prima di tornare ai suoi comizi, l’avversario era nervoso – o forse era una finta per spiazzare.
 

La regia di Simone Manetti e il copione di Matteo Billi e Piergiorgio Curzi – sì, anche i documentari si scrivono, se devono andare veloci come questo – partono da Mike Bongiorno che suggerisce: “Tra tante cose fatte, le manca solo la politica”. Berlusconi si ritrae, ma è ovvio che con un simile inizio aspettiamo il momento in cui cambierà idea. Intanto inventa la televisione commerciale – subito imitata, ma mancava la fede incrollabile nella pubblicità, e l’altrettanto incrollabile forza vendita che poi diventerà la struttura del partito. Munita di kit con cravatta e spillette. I Puffi, messi all’ora di cena, scatenarono una rivolta popolare quando i pretori vietarono la trasmissione contemporanea dei “pizzoni” – nastri registrati con 24 ore di televisione. “La nonna è stata male”, dice un ragazzo.
 

Quando in Francia partì La Cinq, mise una giacca blu addosso a Serge Gainsbourg, stazzonato e con la barba di qualche giorno. A Hammamet, bagno in mare con i calzoncini colorati, e la pancia in dentro per ben figurare.