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Slow Horses, la spy story degli eterni secondi

Tutto quello che c'è da sapere sulla serie scritta da Will Smith, che si può vedere dal 1° aprile sulla piattaforma Apple Tv+

Gaia Montanaro

Pochi ma buoni. Apple Tv + continua a sfornare prodotti seriali di grande qualità che spaziano tra generi e stili diversi, intercettando anse di racconto non così indagate e restituendole da una prospettiva inedita. È questo il caso di Slow Horses, spy story britannica in otto episodi (i primi due disponibili dal 1° aprile, gli altri a rilascio settimanale) che mette al centro un reparto dell’MI5 in cui si coagulano gli agenti che hanno commesso gravi errori in missione o che non si sono dimostrati all’altezza del proprio compito.

 

Cavalli lenti (gli “slow horses” del titolo) ovvero coloro che entrano in gara ma non hanno alcuna possibilità di vittoria, gli eterni secondi (nella migliore delle ipotesi, in realtà gli eterni ultimi). Sono parcheggiati nella Slough House londinese (letteralmente “casa del pantano”), sede distaccata dei servizi segreti inglesi guidata da Jackson Lamb (un mirabile Gary Oldman), anche lui capo reietto per il proprio passato professionale e ora dedito all’alcol, gli stravizzi e montante discutibili calzini bucati. Respingente, sardonico e disilluso, Lamb passa le proprie giornate nella nullafacenza – o a prendere di mira l’ultimo arrivato, River Cartwright, agente di stirpe poliziesca che è stato esiliato a causa di un macroscopico errore durante un’esercitazione – fino a quando un caso viene a bussare alla sua porta. È implicato un giornalista di estrema destra che pare essere collegato al rapimento di un giovane di seconda generazione tenuto in ostaggio da un gruppo di neonazisti.

 

Lamb e la sua squadra hanno quindi un’occasione di riscatto, passando da compiti marginali ad una missione in primo piano. Un gruppo formato da personaggi costruiti con grande sapienza ed equilibrio, a partire da Oldman passando per River e Sid (Olivia Cooke) e arrivando alla responsabile dell’MI5 Diana (Kristin Scott Thomas). Un cast di primo livello, dove – come da scuola inglese – ogni faccia è giusta e al posto giusto, per un racconto di genere che si prende i suoi tempi, partendo con un set up più dilatato e arioso per poi aumentare in ritmo ed intensità come spesso accade per le storie di spionaggio. Ciò che però fa rimanere attaccati a questa storia sono prima di tutto i personaggi, cesellati con precisione e credibilità, che creano un racconto ipnotico. La serie è scritta da Will Smith (già autore di Veep per HBO) e diretta da James Hawes, coprodotta da Stati Uniti e Inghilterra e realizzata dalla See-Saw Film (hanno prodotto, tra gli altri, Il Discorso del Re) e Flying Studio Pictures in collaborazione con Sony.

  

Da dove è tratta la serie Slow Horses?

Come ormai la stragrande maggioranza dei prodotti audiovisivi in circolazione, anche Slow Horses è tratta da un libro. O meglio, dai due romanzi di Mick Herron, editi entrambi da Feltrinelli, “Un covo di bastardi” e “In bocca al lupo”. Herron, autore inglese di base ad Oxford, è ritenuto - a ragione - un maestro del genere spy che ha nella letteratura anglofona una tradizione molto forte e consolidata. Nei suoi romanzi, l’aspetto dello spionaggio si fonde bene con venature thriller, riuscendo a creare un equilibrio narrativo efficace e di grande impatto. Un genere, quello spy, in Italia poco frequentato – sia narrativamente che a livello audiovisivo – ma che meriterebbe attenzione.

 

Qual è la sigla di Slow Horses?

Chicca di pregio della serie è la sigla, nuovo singolo realizzato da Mick Jagger. Strange game, questo il titolo del brano, è stato composto da Jagger insieme a Daniel Pemberton, compositore già nominato all’Oscar. Una sigla che fa entrare fin da subito nelle atmosfere della serie, dando un tratto iconico al racconto e abbellita dallo scorrere delle immagini in bianco e nero che le fanno da contrappunto. La voce strisciante di Jagger si insinua alla perfezione, sporca e graffiante, come ad indagare quel mondo ormai compromesso portato in scena. Un vero gioiellino.

 

Qual è il tono della serie in tre battute?

“Non so cosa stai cercando”. “I resti di una carriera una volta promettente”.

“Il fallimento è contagioso”

“Regole di Mosca, guardati le spalle. Regole di Londra, parati il culo”.

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