Ricetta seriale

The Gilded Age, una specie di Downton Abbey newyorchese

La serie Hbo scritta da Julian Fellowes è disponibile su Sky dal 21 marzo. Ecco cast, location e periodo storico in cui è ambientata

Gaia Montanaro

Una Downton Abbey in salsa Hbo ambientata nella New York di fine Ottocento. Sintesi un po’ impietosa ma che racchiude alcuni degli ingredienti fondamentali di The Gilded Age, la nuova creatura partorita dalla penna di Julian Fellowes disponibile su Sky e Now Tv dal 21 marzo. Abbandonate le campagne inglesi – ma non l’amore per il period drama di eccellente fattura – il creatore di Downton Abbey sceglie di ambientare la sua nuova serie oltreoceano, per la precisione nella New York a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

L’età dorata, il trentennio post guerra civile americana che ha portato con sé un clamoroso boom economico e un radicale cambio di passo sociale. Gradualmente si transita infatti da un’aristocrazia classica fatta di rendite di posizione e lignaggio, ad una classe di benestanti arricchiti grazie al proprio lavoro e alle proprie abilità. Come già nelle precedenti serie di Fellowes, forte è la polarizzazione tra chi rimane ancorato alla vecchia società e chi asseconda la spinta propulsiva del nuovo, in tutte le forme in cui si presenta.

 

A fare da punti di incontro tra queste due visioni è in The Gilded Age il personaggio di Marian Brook (al secolo Louisa Jacobson Gummer, quarta figlia di Maryl Streep, qui al suo primo ruolo da coprotagonista) che, alla morte del padre, è costretta a trasferirsi – a causa anche delle pessime condizioni economiche – a casa delle due ricche zie newyorkesi Agnes (Christine Baranski) e Ada (Cynthia Nixon). Nel turbolento viaggio per arrivare nella sua nuova sontuosa casa, Marian ricorre all’aiuto di Peggy Scott, ragazza afroamericana che verrà poi assunta in casa Brook come segretaria di Agnes. Ma il nuovo è alle porte. Anzi, per meglio dire sul marciapiede di fronte. Infatti, nella sontuosa dimora dall’altro alto della strada vengono ad abitare i Russell, famiglia prototipo della nuova classe borghese arricchitasi con l’avanzamento industriale. Faticheranno ad essere ammessi ai salotti della Manhattan che conta – e le ostilità verranno da più fronti – ma non incontreranno solo reticenze. E sarà tutto da capire per chi sarà davvero un’età dorata. La serie, marchingegno estetico di alta fattura, è prodotta da Hbo e creata da Fellowes. Vanta un cast di primissimo piano: accanto alle già citate Baranski, Nixon e Jacobson Gummer troviamo tra gli altri Morgan Spector, Carrie Coon, Taissa Farmiga e Nathan Lane. 

Quali sono i temi di The gilded age?

Fin dalle prime immagini di The Gilded Age, vengono introdotti alcuni dei temi chiave della serie. Ci troviamo a Central Park nel 1882, dove carri trainati da cavalli trasportano mobili e suppellettili fino ad arrivare ad una magnifica abitazione. È in atto un trasloco e l’arrivo dei nuovi proprietari di casa. Dalla finestra di fronte, Agnes e Ada osservano i movimenti che avvengono al di là della strada. L’età dorata è alle porte anzi, sta proprio per bussare alla loro di porta. E il rassicurante mondo che hanno conosciuto fino ad ora – sia per chi abita nei piani alti della casa sia per il personale di servizio dei piani inferiori  - sta per cambiare per sempre. Temi come la reticenza verso il nuovo, il rispetto dei ruoli sociali, la traiettoria di miglioramento personale indipendentemente dalle condizioni di partenza e la volontà di prendere il meglio da ciò che la realtà offre sono aspetti cari alla scrittura di Fellowes che ritornano anche in The Gilded Age, sebbene declinati in una chiave meno manifesta e polarizzata rispetto a quella di Downton Abbey. Ci sono sempre gli intrighi, gli amori, qui anche il tema dell’inclusione raziale sullo sfondo di una New York certamente più progressista rispetto alla Londra oltreoceano ma altrettanto ricca di asperità. Postilla: per il momento si è però orfani della brillantezza linguistica e di acume di Lady Violet, di cui non si intravvede degna erede americana (Agnes ci prova ma il sarcasmo della contessa non si replica). 

Che cos’è la Gilded Age?

L’espressione deriva da un racconto minore di Mark Twain che, riferendosi al periodo di storia americana compreso tra il 1870 e il 1900, parlava di età dorata solo in apparenza. Non era affatto “oro” quello che si era prodotto in quegli anni di fermento, in cui si erano acuiti ancora di più i divari sociali, sostituendo la vecchia aristocrazia con una moderna classe di arricchiti (pochi e con le tasche stracolme) che di fatto si comportavano esattamente come le classi sociali altolocate che li avevano preceduti. 

Quali sono le ambientazioni – architettoniche e non – di The Gilded Age?

Come in ogni serie in costume – di alto livello – che si rispetti, The Gilded Age si distingue per la cura nella resa delle ambientazioni e dei dettagli di set e interior design. Molti interni sono stati ricostruiti nei teatri di posa (salasso economico ma Hbo può questo e altro) mentre per quanto riguarda gli esterni e alcuni ambienti ricorrenti sono state selezionate alcune magioni nel Rhode Island come The Breakers (utilizzata per la sala da ballo e quella da biliardo di casa Russell), Rosecliff a Newport – che oggi è una casa museo ispirata al Grand Trianon di Versailles, Marble House, il cui portico ricorda la Casa Bianca e Hunter House, dimora ricca di affreschi e capitelli marmorei. Una gioia per gli occhi, che si sia amanti del periodo o meno.

Qual è il tono di The Gilded Age in quattro battute?

“A te è stata concessa la vita della zitella”. “E te ne sono molto grata”. “Come è giusto che sia”. 
“Le rivoluzioni vengono innescate da persone intelligenti con opinioni forti ed eccesso di energia”. 
“Per un newyorkese tutto è possibile”.
“L’amante, al grande gioco non gioca mai”

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