Game of Thrones è cambiato ma resta sempre una droga

Manuel Peruzzo

Perché ora la saga di George R. R. Martin non si può più spacciare per Shakespeare e Tolkien in salsa YouPorn

I più fortunati sono immuni a qualsiasi spoiler di Game of Thrones perché non ricordano un solo nome. Tutti gli altri hanno passato questi mesi nel terrore che un uccelletto di Lord Varys cantasse. Invano abbiamo sperato in un briciolo di rispetto a quel codice d’onore non scritto che impone di non rovinare la sorpresa al prossimo. A complicare la vita di chi ha meno tempo libero ci si sono messi gli hacker russi e gli addetti brocchi di HBO, ben due episodi trafugati o anticipati. Sembrava un’operazione pianificata per premiare quelli che sono rimasti svegli tutta la notte mangiando la frittata con rutto libero solo per poterti fare un recap non richiesto. Gente che avremmo volentieri chiuso in una cassapanca con la bocca cucita. Gli Usain Bolt della banda larga non riescono a mantenere il segreto e lo scrivono su ogni piattaforma social, allegando foto, snippet, memi. Quale pubblicità gratuita migliore rispetto ai vecchi teaser e trailer ufficiali, per HBO? E quale forma di rompimento delle balle superiore, per noi? 

Ma anche ammesso si riesca a non leggere le anticipazioni rimangono tutte le forme promozionali di backstage. Come si può mantenere un briciolo di sospensione d’incredulità di fronte a Cersei Lannister che fa la linguaccia all’odiato fratello Tyrion guardando un cellulare con abiti di scena? O il selfie tra Jon Snow e Brienne musolungo de Tarth, entrambi con la bocca a culo di gallina? O, il peggiore di tutti, come si può temere ancora il re della notte che fa lip sync su Drake facendo la Drag queen? Ma soprattutto: come si può non cedere alla curiosità? Il nord non dimentica, e lo spoiler non va mai in prescrizione. E noi non andiamo offline.

 


 

Attenzione, il testo che segue contiene spoiler

 


S’è già detto dei corvi supersonici inventati da Elon Musk, e la questione di timing e più o meno perdonabili sciatterie di scrittura, dei personaggi che sembrano fatti apposta per accontentare i fan (tipo tenendoli in vita anziché vedere parti del loro corpo esplodere) e di quanto la serie sia cambiata in questi anni. I più fighetti non reggono storie di draghi, non-morti e incesti senza il supporto e la giustificazione di un romanzo che ti nobilita in quanto spettatore di soap fantasy: se smette d’essere la creazione di un brillante e carismatico nerd e diventa spettacolo popolare scritto da due showrunner, non lo puoi più spacciare per Shakespeare e Tolkien in salsa YouPorn. Ma è quel che è, una bella serie tv concepita per darti assuefazione: non è tv, è metanfetamina. Tutti gli altri fan hanno continuato a guardarlo senza farsi problemi: finché ci sono i draghi tutto è perdonato.

 

Certo è vero che negli anni GOT è cambiata. Per capire quanto, avete due possibilità. La prima è vedersi 7 stagioni in binge watching, rischiando di somigliare a Arya quando mendica sull’isola di Braavos. Non conviene, vi trovereste a ripetere Valar Morghulis mentre cercate altro caffè al buio perché non avete pagato la bolletta, o a urlare Dracarys in cassa al Carrefour alle 4 del mattino, in pigiama. Meglio considerare le scene di sesso. Nella prima stagione c’è l’incesto tra Jamie e Cersei Lannister, spiati da Brann Stark il quale finisce giù dalla torre e diventa paralitico. Qualcosa che non avremmo voluto vedere, ma in realtà sì. È il principio di orge bisex, ménage à trois lesbici, stupri. Tutto ciò accompagna scene di decapitazioni, amputazioni, torture. È ciò che ha caratterizzato la serie. Ogni volta che appare un nudo ci aspettiamo che verrà infilzato, bruciato o evirato. "Maybe it really is all cocks in the end”, come dice Jamie a Bronn fissando un esercito di eunuchi. 

 

Nelle prime stagioni eravamo abituati a una sola regola inviolabile: se sei buono, muori. E non bastava neppure essere buono e spietato ma occorreva essere cattivo e spietato. È una di quelle cose che il mastino ha sempre saputo e che Sansa e Arya Stark hanno imparato. Un godimento supremo perché scorretto. L’ultima stagione è invece la costruzione di un gruppo, un manipolo di uomini e donne speciali, sopravvissuti più o meno integri a un universo narrativo ostile, perché l’onore è debolezza. Un mondo dove chi trama e tradisce siede sul trono e lascia siano altri a combattere “voi occupatevi dei mostri, noi ci occuperemo dei vostri brandelli”, dice Cersei a Dany in uno slancio di generosità.

  

Le cose cambiano più o meno da quando Tyrion rimane sobrio, dopo aver ucciso l’amata concubina e il proprio padre alla fine della quarta stagione. La quinta stagione ha ancora teste che esplodono, bruciano o vengono schiacciate da cavalli, ma sempre meno sesso. I rapporti diventano più romantici: tipo quello tra Verme Grigio e la traduttrice. Persino l’incesto non è più respinto ma invocato dai fan, quello tra Daenerys e il nipotino Jon Snow, il quale ha una schiena più espressiva della faccia. Tutto si fa più romantico e da questo punto di vista più noioso per chi ha amato l’equilibrio tra pornografico e splatter, cioè la visione del corpo esterno e interno. 

 

Anche il godimento nella vendetta manca, quella cosa che ti fa vibrare quando Dany dice Dracarys. Sì, Arya ha giustiziato ogni Frey e Sansa ha disinnescato Ditocorto (molto piacevole: chi fuma s’è acceso una sigaretta). Ma Cersei non ha ucciso nessuno, per due volte, il sesso è diventato romantico, e la gente sopravvive e va d'accordo. Il prezzo da pagare per essere una serie da 12 milioni di spettatori è stato sacrificare la scorrettezza che la caratterizzava. 

 

Per l'ottava stagione non sappiamo cosa aspettarci e non sappiamo quanto dobbiamo detestare il Re della Notte: più o meno di quelli che iniziate le riprese a ottobre ci riveleranno ogni possibile anticipazione per un anno?

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