Al momento della presentazione, l’inventore non ha ancora ben chiaro quale sarà il principale ambito di applicazione del fonografo (foto Getty)
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Echi meccanici. Prima del fonografo, le voci del passato erano perdute per sempre
Dall'invenzione di Thomas Edison alle rivoluzioni del disco e oltre: la macchina che per la prima volta catturò la voce umana inaugurò un nuovo modo di percepire il reale, anticipando tecnologie, usi e timori che avrebbero segnato l’intero secolo successivo
New York, inizio dicembre 1877. L’inventore Thomas Edison entra a passo spedito negli uffici della rivista di divulgazione scientifica e tecnologica Scientific American trasportando un pacco sotto il braccio. Dal pacco estrae un piccolo apparecchio e lo piazza sulla scrivania del caporedattore. I colleghi si avvicinano curiosi. Edison gira una manovella: l’apparecchio chiede ai presenti come stanno, se gradiscono il fonografo, e augura loro una buona serata. Poco dopo parte la voce dello stesso Edison mentre recita una popolare filastrocca per bambini, Mary had a little lamb, (“Mary aveva un agnellino”). Il resoconto di quella dimostrazione è pubblicato dalla rivista pochi giorni prima di Natale, il 22 dicembre 1877, con il titolo The Talking Phonograph (“Il fonografo parlante”).
“Per quanto una persona possa avere familiarità con le macchine moderne e le loro meravigliose prestazioni, o per quanto chiaro possa essere nella sua mente il principio che sta alla base di questo strano dispositivo, è impossibile ascoltare il discorso meccanico senza provare l’idea che i sensi lo stiano ingannando. Abbiamo già sentito parlare di altre macchine parlanti. L’apparato di Faber, per esempio, è una grande macchina, grande quanto un organo da salotto. Ha una tastiera, una laringe e delle labbra di gomma, e una quantità immensa di ingegnosi meccanismi che si combinano per produrre qualcosa di simile all’articolazione in una singola nota all’organo. Ma qui c’è un piccolo congegno composto da pochi pezzi di metallo, montati grossolanamente su un supporto di ferro di circa un piede quadrato, che parla in modo tale che, anche se per ora molte parole non sono chiaramente distinguibili, non ci può essere dubbio che le inflessioni non siano altro che quelle della voce umana”.
La nuova invenzione di Edison, il fonografo, consente infatti di ascoltare suoni registrati in precedenza, incluso quello della voce umana. L’articolo ipotizza alcune possibili applicazioni di questa nuova tecnologia.
“Abbiamo già sottolineato la sorprendente possibilità che le voci dei defunti possano essere riascoltate attraverso questo dispositivo, e non c’è dubbio che le sue capacità siano pienamente all’altezza di altri risultati altrettanto sorprendenti. Quando sarà possibile, come senza dubbio accadrà, amplificare il suono, le voci di cantanti come Parepa e Titiens [cantanti liriche molto note all’epoca] non moriranno con loro, ma rimarranno finché durerà il metallo in cui saranno incarnate. Il testimone in tribunale si troverà di fronte la propria testimonianza ripetuta dalla macchina durante il controinterrogatorio; chi fa testamento ripeterà le sue ultime volontà e il testamento nella macchina, in modo che vengano riprodotte in modo tale da non lasciare alcun dubbio sulla sua capacità di intendere e di volere o sulla sua sanità mentale”.
Non manca, in chiusura, una riflessione più generale su come questa e altre invenzioni cambieranno la percezione umana di ciò che è “reale”.
“Grazie a ingegnosi dispositivi ottici è già possibile proiettare fotografie stereoscopiche di persone su schermi ben visibili al pubblico. Aggiungete il fonografo parlante per riprodurre le loro voci e sarebbe difficile portare l’illusione della presenza reale molto più lontano”.
La richiesta di brevetto del fonografo viene depositata da Edison la vigilia di Natale del 1877. Scaltro, geniale, ambizioso per i suoi sostenitori, privo di scrupoli per i suoi detrattori, Edison è già titolare di numerose invenzioni ma soprattutto ha ideato un nuovo modo di inventare. Non più l’inventore come artigiano solitario, ma al centro di un lavoro di squadra, nel laboratorio di Menlo Park, con una quindicina di tecnici che sottopone a ritmi di lavoro massacranti, spesso assunti dopo colloqui condotti nel cuore della notte e svegliati bruscamente quando crollano addormentati. Una decina di anni dopo la dimostrazione del fonografo, in un’intervista Edison si vanterà di dormire al massimo quattro ore a notte, pretendendo la medesima resistenza dai propri collaboratori. “Il sonno è un criminale spreco di tempo” afferma senza esitazione “e un’eredità di quando eravamo nelle caverne. Non c’è davvero una vera ragione per andare a dormire”.
A febbraio il fonografo fa il suo debutto anche oltreoceano. A Londra, in una sala gremita della Royal Institution, la voce dell’ingegnere capo del British Postal Telegraph Department risuona nell’aria, debole e gracchiante, recitando la filastrocca Hey Diddle Diddle, the Cat and the Fiddle. Anche l’ingegnere ha scelto una filastrocca: conoscendola bene, l’uditorio poteva mentalmente completare i suoni meno intelligibili. Il successo è clamoroso: i presenti si accalcano fino a tarda sera intorno al tavolo per guardare, ascoltare e perfino per “dialogare” con quella straordinaria macchina parlante.
Queste dimostrazioni segnano uno spartiacque storico. Prima dell’invenzione del fonografo, si poteva ascoltare la voce di qualcuno solo di persona: voci di protagonisti della storia come Napoleone o Abraham Lincoln sono perse per sempre. Da allora, in qualunque momento, possiamo ascoltare grandi cantanti e oratori carismatici del passato. Come spiega Trevor Cox, ingegnere acustico e autore di A ciascuno la sua voce (Dedalo, 2020), con la registrazione audio abbiamo scoperto, magari con sorpresa e perfino disappunto, “che l’identità vocale che presentiamo agli altri non corrisponde alla nostra voce interiore: la voce che sentiamo per tutta la vita rimbomba più di quella che sentono gli altri, perché nel trasmettere il suono dalla laringe all’orecchio, le vibrazioni delle ossa amplificano i bassi”.
Nella primavera dello stesso anno l’instancabile Edison presenta il suo fonografo a Washington, dapprima alla National Academy of Sciences e poi, già che c’è, ad alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti e al suo presidente Rutherford Hayes. In realtà l’inventore non ha ancora ben chiaro quale sarà il principale ambito di applicazione del fonografo. In un articolo sulla North American Review nella primavera del 1878, ne elenca una serie di possibili utilizzi.
- Dettatura di lettere e testi. “Il direttore di un’azienda o i suoi soci dettano ora le comunicazioni commerciali importanti agli impiegati affinché vengano trascritte, essi non sono più tenuti a farlo con il metodo fonografico, e in tal modo possono fare a meno dell’impiegato e mantenere la perfetta riservatezza delle loro comunicazioni. […] Le lettere fonografiche possono essere dettate a casa o nell’ufficio di un amico, senza la necessità della presenza di uno stenografo. La dettatura può essere veloce quanto il formarsi dei pensieri o la capacità di articolazione delle labbra. Il destinatario può ascoltare le sue lettere lette a una velocità di 150-200 parole al minuto e nel frattempo occuparsi di altre faccende”.
- Libri fonografici. “I libri possono essere letti da un lettore professionista caritatevole o da lettori appositamente impiegati, e la registrazione di ogni libro potrà essere utilizzata in ospedali, camere dei malati, o persino con grande profitto e divertimento da persone le cui mani o occhi siano occupati”.
- Per insegnare l’eloquio.
- Per insegnare e registrare musica. “Un amico potrà, durante una visita mattutina, cantarci una canzone che potrà poi deliziare una compagnia alla sera. Come insegnante di musica, verrà utilizzato per permettere a una persona di padroneggiare un nuovo motivo, o per aiutare un bambino a imparare le sue prime canzoni, o persino per cantargli la ninna nanna”.
- Registrazioni familiari. “Per preservare i detti, le voci e le ultime parole del membro morente della famiglia – o di grandi uomini – il fonografo supererà senza dubbio la fotografia”.
- Carillon musicali e giocattoli. “Una bambola che possa parlare, cantare, piangere o ridere può essere tranquillamente promessa ai nostri bambini per le prossime festività natalizie”.
- Orologi. “L’orologio fonografico vi dirà l’ora del giorno, vi chiamerà a pranzo, manderà a casa il vostro innamorato alle dieci, eccetera”.
- Pubblicità.
- Discorsi. “D’ora in poi sarà possibile conservare per le generazioni future le voci e le parole dei nostri Washington, Lincoln, ecc., e far sì che ci offrano il loro ‘massimo impegno’ in ogni città e villaggio del Paese, durante le ricorrenze”.
- Registrare le conversazioni telefoniche. “[Il telefono] è ora limitato nel suo campo di applicazione a causa del fatto che è un mezzo di comunicazione che non lascia traccia delle sue transazioni, restringendone così l’uso a semplici chiacchiere e dettagli di affari poco importanti, non considerati abbastanza rilevanti da essere registrati. Se la nostra conversazione telefonica fosse automaticamente registrata, il telefono sarebbe utilizzato espressamente come un mezzo per ottenere una registrazione perfetta”.
Il testo di Edison ci indica innanzitutto la difficoltà che gli stessi innovatori hanno di prevedere l’impatto e il destino delle proprie stesse creazioni. Edison pensava soprattutto ad applicazioni professionali e documentali, tanto è vero che la sua azienda offriva inizialmente i fonografi a noleggio alle aziende. Non si era reso conto di aver inventato quello che sarebbe divenuto uno dei più potenti strumenti di intrattenimento del XX secolo. Ma al tempo stesso l’inventore prefigura una serie di altre innovazioni che sono poi entrate nella nostra vita quotidiana, come gli audiolibri (“libri fonografici”), gli assistenti vocali (“vi dirà l’ora del giorno, vi chiamerà a pranzo, manderà a casa il vostro innamorato alle dieci…”), il multitasking (“persone le cui mani o occhi siano occupati”) e perfino i messaggi vocali.
Edison tocca anche un tema classico, che accompagna ancora oggi la lettura del nostro rapporto con la tecnologia: l’equazione “nuova tecnologia = meno lavoro umano” (le dettature di lettere e testi che eliminano l’impiegato). Una questione più che mai attuale – seppur spesso trattata in maniera semplicistica – nell’èra dell’intelligenza artificiale.
E’ Emile Berliner, inventore di origine tedesca con la passione per la musica, a sviluppare dieci anni dopo il cosiddetto “grammofono”. Berliner ha intuito che gli utilizzatori sono più interessati a riprodurre contenuti audio preregistrati più che a incidere i propri. Così al posto dei cilindri di cera utilizzati da Edison, utilizza un disco di gommalacca, più pratico da stampare in serie, meno ingombrante e più regolare nella rotazione. Nel 1901 Berliner fonda la Victor Talking Machine Company, contrassegnata dall’iconica immagine di un cane che ascolta un disco al grammofono. Poiché sono ancora pochi a possedere personalmente le apparecchiature necessarie, in quegli anni fonografi e grammofoni vengono installati anche in luoghi pubblici per ascoltare, inserendo una moneta, brevi registrazioni o musiche, una sorta di antenati dei juke-box. In quella fase pioneristica ci sono già esempi di grande successo popolare: la registrazione del 1904 dell’aria “Vesti la giubba”, da I pagliacci di Leoncavallo (“ridi, pagliaccio”), cantata del tenore Enrico Caruso, è considerato il primo disco a superare il milione di copie vendute. Per le prime registrazioni di jazz bisogna attendere la primavera del 1917, quando la Original Dixieland Jazz Band pubblica (sempre per la Victor). “Livery Stable Blues” e “Dixie Jazz Band”. Un’ulteriore spinta venne anche dall’ingresso degli Stati Uniti nel Primo conflitto mondiale, con le registrazioni utilizzate “per intrattenere e tener su il morale delle truppe, in patria e all’estero”. A quel punto, ha scritto la storica americana Carlene Stephens, “la macchina parlante di Edison era ormai divenuta una macchina musicale”.
Dopo la Seconda guerra mondiale, la Columbia lancia il cosiddetto “microsolco”, che permette di incidere fino a 25 minuti di musica su ciascun lato. Prodotto in policloruro di vinile, il “33 giri” pesa esattamente la metà del 78 giri: l’appoggio più leggero della puntina, inoltre, prolunga la durata del disco. La rivale RCA risponde con il “45 giri”, lanciando una serie di dischi colorati in modo diverso a seconda del genere. Negli anni successivi i due formati divengono lo standard: il 33 giri soprattutto per la musica classica e per il pubblico adulto, il 45 giri soprattutto per la musica pop e il pubblico giovanile. Proprio un disco natalizio, “White Christmas” di Irving Berlin nella versione di Bing Crosby (1942), è tuttora il singolo più venduto di tutti i tempi.
Anche il grande Edison a volte si sbagliava, insomma. Ma tra le sue intuizioni azzeccate vi è l’associazione con il Natale e l’idea dei gadget tecnologici come regalo, tendenza che come ben sappiamo diverrà nel tempo sempre più diffusa. Fonografi e grammofoni divennero infatti un ambìto dono natalizio, come testimoniano numerose pubblicità e illustrazioni dell’epoca.
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