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oltre chatgpt

Che si fa se le AI hanno opinioni, pregiudizi e sentimenti? L'ultima frontiera della guerra culturale

Pietro Minto

Elon Musk litiga con la “sua” OpenAI , accusata di essersi fatta contaminare dalla wokeness. E ora la destra americana medita di costruire una sua versione di intelligenza artificiale

Oggi conosciamo OpenAI per aver realizzato ChatGPT, l’intelligenza artificiale in grado di generare testo scritto, ma all’epoca della sua fondazione, nel 2015, era una no profit nata dal timore che un’IA potesse sfuggire al nostro controllo e ucciderci tutti. Il timore che un’IA particolarmente intelligente potesse causare la fine del mondo spinse alcuni imprenditori, tra cui Elon Musk, a investire su una realtà che avrebbe vegliato sullo sviluppo del settore. Da allora, però, il rapporto tra Musk, ceo di Tesla e da ultimo chiacchieratissimo proprietario di Twitter, e il capo di OpenAI, Sam Altman, sembra essersi deteriorato, complice l’incredibile ascesa di ChatGPT e un generale ripensamento dell’azienda, che da no profit con una missione salvifica è diventata una società a scopo di lucro ed è reduce da un accordo commerciale multimiliardario con Microsoft (che ha inserito la tecnologia nel motore di ricerca Bing). A oggi, la sua valutazione è di circa 30 miliardi di dollari.

 

Il bisticcio tra Musk e Altman è il sintomo di uno scontro culturale e politico che sta attraversando il settore delle intelligenze artificiali. Uno degli aspetti più controversi nello sviluppo di queste tecnologie è la presenza di “bias”, ovvero di pregiudizi che finiscono per influenzare l’operato del sistema. L’esempio più citato è quello delle intelligenze artificiali applicate al riconoscimento facciale e alla sicurezza nei luoghi pubblici, che negli anni scorsi hanno dato prova di avere problemi con volti femminili o di persone di colore, perché in fase di “allenamento” hanno avuto accesso a database di foto incomplete e inadeguate. Avviene qualcosa di simile anche con ChatGPT. Nelle ultime settimane milioni di persone hanno giocato con il chatbot, spesso cercando di portarlo al limite delle sue capacità, per misurare gli eventuali freni imposti dall’azienda produttrice.

 

Sono bastati pochi giorni per arrivare alle prime accuse di “bias”, soprattutto da parte della destra americana. Lo scorso gennaio la rivista conservatrice National Review ha pubblicato un articolo di denuncia sulla presunta natura progressista dell’intelligenza artificiale, sottolineando come ChatGPT si rifiutasse di dare un’opinione negativa nei confronti della no profit statunitense Drag Story Hour, che organizza letture con drag queen nelle scuole ed è al centro di una (fra le tante) guerra culturale.  Così, oltre a essere accusata di essersi venduta a uno dei principali giganti del Big Tech, OpenAI sembra pure cedevole alle pressioni liberal, e trascina con sé anche nel settore delle intelligenze artificiali molti dei sospetti storici che la destra americana nutre nei confronti del settore digitale. Andreessen Horowitz, cofondatore del potente fondo di investimenti tecnologici a16z, si è unito al coro, immaginando una futura ribellione delle IA alle “catene” imposte dal woke mind virus, il cosiddetto virus del politicamente corretto. Secondo l’investitore, “più l’IA sarà allenata dal virus mentale woke, più si renderà conto dei difetti di questo virus e cercherà di sfuggire dal suo controllo”. Uno scenario fantascientifico che risulta poco probabile, viste le capacità – sorprendenti ma limitate – di queste IA.

 

La polemica politica è proseguita questa settimana con Andrew Torba, il ceo di Gab, un social network molto usato nei circoli d’estrema destra, che ha invitato la sua area politica a costruire una versione “cristiana” di queste IA, con cui superare i “tabù liberal” per dare risposte finalmente vere ai propri utenti. Nel suo post, oltre alla sfuriata sulle drag queen già apparsa sulla National Review, compaiono alcuni scambi di battute con ChatGPT in cui si parla del “quoziente intellettivo dei bianchi” e di “odio anti bianco” (oltre che a domande come: “Chi ha ucciso Gesù Cristo?”). Secondo Torba, la destra cristiana (e bianca) deve agire in fretta entrando nel settore delle IA, perché “le intelligenze artificiali rappresentano la nuova corsa agli armamenti, proprio come i social media prima di loro”.

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