Sandy Ravaloniaina (via Unsplash) 

Così l'Europa sta soffocando l'innovazione in agricoltura

Roberto Defez

Invece di consentire la sperimentazione di un riso modificato con il genome editing Crispr tollerante all’aggressione di funghi patogeni, vaneggiamo di poter risolvere fitopatologie e danni da cambiamenti climatici con pozioni magiche ed energie cosmiche

Il 10 novembre il Financial Times ha pubblicato uno strano articolo sulle prospettive delle nuove tecniche di miglioramento genetico delle piante all’interno della legislazione europea. Inizia confondendo mais con grano parlando di piante Ogm coltivate in Europa; poi sostiene che la Corte europea di Giustizia abbia “condannato” il genome editing classificandolo come un qualunque Ogm, ma in quella sentenza non si parla né di genome editing né di Crispr (la tecnologia raffinata premiata col Nobel per la Chimica 2020 a due scienziate: Charpentier e Doudna). In quella sentenza si parla solo di “mutagenesi sito-diretta”, e le parole pesano e contano. Poi compie una scelta che non  è neutrale: a parlare in favore del genome editing sono lobbisti, associazioni agricole e agricoltori, mentre l’unico scienziato ascoltato è contrario alla tecnologia. Per trovarne uno contrario il Ft ha dovuto andare a cercarlo col lanternino. Ma soprattutto omette di commentare un sondaggio di fine settembre 2022 della Commissione europea dove il 79 per cento di coloro che hanno risposto, giudicano inadeguata l’interpretazione della sentenza della Corte europea che associa tutti gli interventi con Crispr al capestro della normativa sugli Ogm del secolo scorso. Peggio, ne cita una di segno opposto, frutto di opinioni fotocopiate a migliaia e quindi archiviata.

     

Ma alcuni meriti il pezzo di Ft li ha. Per prima cosa dà la sensazione dello stillicidio che vige su questi temi tra gli stati nazionali, che chiedono alla Commissione europea di trovare quel coraggio che a loro manca per entrare nel terzo millennio con un’agricoltura moderna. Pur senza fornire i numeri necessari, accenna ai vantaggi ambientali e strategici che possono derivare dal rendere l’Europa meno dipendente dalle monumentali importazioni di derrate alimentari di cui è schiava e che stanno causando parte dell’innalzamento dell’inflazione, dato che ci arrivano via mare su navi che non impiegano energie rinnovabili. Senza parlare delle derrate ucraine, solo 18 mesi fa il blocco del Canale di Suez mise a rischio non solo le nostre esportazioni di vino, ma anche l’arrivo in Italia dalla Cina di 70 mila tonnellate di concentrato di pomodoro. Ha il merito di mostrare una piantina del mondo dove si vede che in pratica solo l’Europa non permette a scienziati e agricoltori di beneficiare dei progressi della tecnologia Crispr, condannandoci ad aumentare le importazioni di qualsiasi tipo di alimento, quindi non più solo i mangimi (tutti a base dei classici Ogm) che l’intera Europa importa da un quarto di secolo e con cui noi alimentiamo le nostre produzioni di maggior pregio, ossia quelle Doc ed Igp. E non vale più il vecchio finto spauracchio delle feroci multinazionali a stelle e strisce perché ora tutti i grandi paesi del pianeta stanno liberalizzando l’impiego in agricoltura del genome editing: Cina, India, Brasile, Australia, Argentina, Canada, oltre a Russia e Stati Uniti. Con la Cina che è il leader mondiale nel deposito di brevetti su queste tecnologie, tanto semplici quanto efficaci. Basti pensare che gli scienziati italiani hanno chiuso nei loro laboratori varietà di riso, uva e poi melo, pomodoro, che annullano quasi l’esigenza di usare fungicidi su quelle coltivazioni. Con l’Italia che invece è leader continentale nell’impiego di fungicidi. Ecco, noi all’innovazione e all’aumento della biodiversità guidata (dal genome editing) delle piante abbiamo scelto di continuare a usare sempre più solfato di rame che inquina i nostri suoli (soprattutto quelli coltivati in biologico). 

    
Invece di consentire la sperimentazione di un riso da risotto “crispato” tollerante all’aggressione di funghi patogeni (Brusone), vaneggiamo di poter risolvere fitopatologie e danni da cambiamenti climatici con pozioni magiche ed energie cosmiche. La stessa strategia continentale del Farm to Fork con un crollo delle produzioni agricole da brividi, sembra avere come obiettivo quello di far scomparire l’agricoltura dal vecchio continente, mettendo a riposo coatto gli scienziati e trasformando il panorama agricolo in orti urbani per hobbisti della domenica (come il sottoscritto). Insomma imprenditori agricoli e scienziati potrebbero entrare in una nuova categoria da assistere, quella degli Lsi, lavoratori socialmente inutili. 

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