La caduta di Terra
Anche le criptovalute più “stabili” perdono valore. Il vuoto dietro la blockchain
Terra è uno stablecoin, ovvero una cripto “sicura” avrebbe insomma un valore fisso, che sarebbe legato a una valuta corrente tradizionale chiamata Luna. Ma questa settimana il legame tra le due è andato perso con risultati disastrosi
Il crollo del settore delle criptovalute di questi giorni sta portando alla luce anche i molti ossimori su cui si è basato per anni: tra i titoli più in crisi, infatti, c’è Terra e il suo token, Luna. Tecnicismi a parte, Terra è uno stablecoin, ovvero una criptovaluta “stabile”, che non dovrebbe conoscere le folli oscillazioni che caratterizzano Bitcoin, per esempio. Terra avrebbe insomma un valore fisso, che sarebbe legato a una valuta corrente tradizionale: in questo caso, il suo valore dovrebbe essere pari a un caro e vecchio dollaro statunitense. I condizionali sono d’obbligo, visto che, nel momento in cui scriviamo, un Terra vale 0,00003702 dollari.
La caduta della criptovaluta si è riverberata in tutto il settore, trascinando con sé anche Ethereum e Bitcoin, che negli ultimi giorni – anche a causa di altri fattori – hanno perso circa metà del loro valore rispetto al picco di fine 2021. Terra non è uno stablecoin tradizionale, ovvero una valuta che assicura il proprio valore stabile accumulando risorse e asset con cui “coprire” il valore di stablecoin in circolazione: il suo approccio è stato radicalmente diverso. Il valore di Terra, infatti, è determinato da un algoritmo che mantiene automaticamente l’equilibrio tra sé e una valuta partner. In questo caso, Terra era legato a un token chiamato Luna. “In teoria,” ha spiegato Alex Hern sul Guardian, “quando il valore di Terra scende troppo, i possessori di Luna dovrebbero scambiare automaticamente i loro gettoni, aumentando il prezzo di Terra”. In teoria, appunto.
Questo legame tra Terra e il token Luna è un elemento fondamentale del progetto, il cosiddetto peg (gancio), il legame finanziario che fa da garante della valuta e tiene in piedi l’intero modello. Una volta perduto l’aggancio tra criptovaluta e token, lo stablecoin smette di essere tale, tutto può crollare in pochi giorni. E così è stato: nell’ultima settimana, il valore di Luna è sceso da 86 dollari a 86 centesimi di dollaro, portandosi con sé Terra ma anche altri esperimenti “stable”, in un effetto domino spaventoso. Tra giovedì e venerdì, la sua blockchain – la catena di blocchi alla base del suo funzionamento, il grande registro della valuta – è stata interrotta.
A inventarsi il sistema Terra-Luna sono stati Daniel Shin e Do Kwon, fondatori di un’azienda chiamata Terraform Labs, nel 2018. Da allora Kwon ha preso le redini della società, diventando una sorta di guru dell’intero settore, dove è anche noto per dare del “povero” ai suoi critici su Twitter (l’accusa è che, non avendo investito nel settore, siano colpevolmente squattrinati). A questo punto ci si potrebbe chiedere cosa c’entra Bitcoin in tutto questo. La risposta sta nel rapporto stretto che Kwon ha creato con la criptovaluta, investendoci 1,5 miliardi di risorse e usandone il potere economico come ulteriore garanzia per il suo stablecoin. Una strategia che ha funzionato, rendendo Terra una delle valute più diffuse del mondo, fino a poche settimane fa. Il metodo Kwon è stato però anche criticato, già a suo tempo, perché ricordava uno schema Ponzi, in cui a guadagnare sono solo i pochissimi investitori iniziali. Lo spettro di Charles Ponzi, l’italo-americano che ha dato il nome alla nota truffa, ricorre spesso nel mondo crypto, un settore dominato da strutture ritenute da alcuni un po’ troppo piramidali per poter essere sostenibili.
E’ la fine del mondo? O, quanto meno, del settore crypto? Non proprio – non ancora, almeno. Il mondo delle criptovalute, dopotutto, non è nuovo a momenti di crisi come questo. Anzi, i suoi sostenitori hanno lavorato per renderli parte del mito, con il motto “buy the dip”, secondo cui il momento migliore per compare Bitcoin è proprio quando perdono tanto valore. Il caso di Terra è ovviamente diverso per via del peg, quel sottile filo che teneva insieme i tanti pezzi di un’illusione di ricchezza, senza il quale la criptovaluta è apparsa per quello che è: una sofisticata macchinazione che nascondeva un grande vuoto. Non male per una valuta che ha l’aggettivo “stabile” nel nome.
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