Il matrimonio

Twitter a Musk per 46 miliardi. E' (quasi) cosa fatta

La vera notizia è che “ha trovato finanziamenti per 45 miliardi”. Fondamentalmente a metterli sarà Morgan Stanley

Michele Masneri

L'inventore di Tesla avrebbe ulteriormente alzato la sua offerta da 43 a 46 miliardi di dollari e gli azionisti ghiotti di questo rumor festeggiano. Il titolo di Twitter è salito del 4 per cento, e i contrari sarebbero pronti a cedere

E insomma pare che veramente Musk si comprerà Twitter. Non l’ha annunciato (ancora) lui su Twitter bensì un articolo del Wall Street Journal secondo cui l’inventore della Tesla (e di molte altre cose) starebbe “parlando” con gli interlocutori e cioè il board, il ceo, e il fondatore, il barbuto iconico Jack Dorsey. Musk avrebbe ulteriormente alzato la sua offerta da 43 a 46 miliardi di dollari e gli azionisti ghiotti di questo rumor festeggiano, il titolo oggi saliva del 4 per cento, e i contrari sarebbero pronti a cedere. 

 

Gli ingenui potrebbero chiedersi come mai anche un pluribilionario come Musk decida di investire un quinto della sua fortuna (attualmente oltre 260 miliardi di dollari) in un social di cui pure fa largo uso, invece che concentrarsi sulle sue già variegate imprese, treni e spazio oltre le macchine elettriche, ma lui lo dice che lo fa solo per la libertà, già, e poi comunque questa è un’osservazione da poveri, perché Musk è così ricco proprio perché mica ce li mette lui i soldi, infatti la vera notizia è che “ha trovato finanziamenti per 45 miliardi”. Fondamentalmente a metterli sarà Morgan Stanley in un’operazione che riporta anche un po’ il buonumore in Silicon Valley,  un tempo terra di grandi imprese finanziarie e visionarie e oggi invece epicentro di narrativa triste, furti di dati, malefiche influenze elettorali. L’ultima botta depressiva, il crollo di Netflix, una delle imprese più gloriose, che non regge più la concorrenza.

 

Se andrà in porto, l’operazione Twitter porterà necessariamente a un cambiamento il social più urbano, quello meno trucido, quello che modera i commenti, quello che insomma ha oscurato Trump. E tutti temono una terra di nessuno, una casa delle libertà totali (dunque in primo luogo un ritorno di Trump, proprio nel momento peggiore) da parte del forsennato libertario Musk, che tiene sul comodino i libri di Ayn Rand, la profetessa dell’iperliberismo americano. Ma un’altra cosa che forse cambierà  è quasi certamente anche il modello di business, anche se Musk ha assicurato che lui lo fa per la libertà, solo per la libertà.
 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).