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Europa, telefono casa

L'Ue punta ancora sul roaming

Andrea Trapani

Non era scontato il rinnovo della possibilità di utilizzare la propria tariffa nazionale in tutti i paesi membri dell'Unione europea. Cosa c'è nel nuovo accordo

Lo aveva detto la Commissione, lo hanno ribadito i parlamentari europei. Parliamo del roaming all’interno dell’Unione europea che, nella sua ultima versione, permette di usare la propria tariffa nazionale in tutti i paesi membri. Una cosa non da poco.

Il regolamento era stato approvato nel 2015 dopo lunghe trattative politiche e, in pochi anni, è riuscito ad essere una delle norme più apprezzate e popolari fra quelle adottate dall’Unione Europea. Non solo da frontalieri e studenti Erasmus, gli utenti più avvantaggiati dall’assenza di costi all’estero, ma da tutti i cittadini europei che si dichiarano soddisfatti in maniera quasi plebiscitaria (il 96 per cento!), nonché felici di non pagare extracosti quando utilizzano il proprio smartphone viaggiando all’interno dell’Ue, come riporta una consultazione pubblica realizzata dalla Commissione europea nell’estate del 2020.

 

Chi remava contro

Stavolta il passaggio non è stato così lineare come nell’ultimo rinnovo, tanto che alcuni addetti ai lavori, nel corso dei mesi, non lo davano affatto scontato. Politico.eu aveva parlato di almeno quattro grossi ostacoli che potevano mettere in pericolo il vasto accordo politico che riguarda storicamente il cosiddetto “roaming zero”, nato dopo l’Eurotariffa che per prima aveva calmierato i costi del roaming internazionale. La presenza di un tetto massimo da riconoscere agli operatori che ‘ospitano’ i clienti di un altro gestore sulla propria rete non va giù, da tempo, ad alcuni gestori telefonici. Tra l’altro la norma, nata per difendere i consumatori, in casi specifici mette in difficoltà anche i cosiddetti gestori virtuali nel far tornare i conti tra la propria offerta nazionale e quella di roaming, vista la necessità – intrinseca alla propria natura – di dover pagare due fornitori per il servizio. La buona notizia è che queste difficoltà e le conseguenti azioni di lobby sembrano essere state superate, raggiungendo anche un nuovo confine: il costo delle chiamate internazionali, o meglio di quelle chiamate intra-UE che non sono altro che le telefonate originate verso i numeri degli altri stati. Un argomento tabù per anni su cui solo ultimamente è arrivato, anche in questo caso, un tetto massimo che il Parlamento sembra essere pronto a ridiscutere. Se l’Europa è una e unica per il roaming, dovrà esserlo anche per le chiamate a prescindere dal prefisso nazionale: questa è l’idea di fondo a questa impostazione che è stata fatta propria, negli anni scorsi, ad esempio dal Gruppo S&D (i socialisti per intendersi, ndr).

 

Roam like at Home fino al 2032

Su queste basi, il programma detto “Roam like at Home” sarà rinnovato per altri dieci anni, almeno secondo i piani concordati tra i deputati e la Presidenza slovena del Consiglio, nella giornata di ieri 9 dicembre. Dopo che il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione europea, hanno raggiunto la quadra, i passaggi successivi prevedono che l’accordo prima venga sottoposto al Coreper, ovvero il consiglio dei rappresentanti permanenti dei governi all’Unione Europea, e infine alla sessione plenaria del Parlamento Europeo per la ratifica. L’approvazione definitiva è prevista per i primi mesi del 2022, prima della scadenza naturale del 30 giugno.

 

Cosa dice l’accordo?

In base all’accordo, che fa seguito all’eliminazione dei supplementi per il roaming nel 2017, i consumatori continueranno a utilizzare i loro cellulari quando viaggiano  nell’Ue senza costi aggiuntivi oltre a quelli che già pagano a casa. Per dirla in breve, la propria tariffa nazionale sarà valida in tutti i paesi membri. Tranne il volume dei dati che, come accade giù adesso, con buona probabilità dovrà essere ancora una frazione della spesa mensile. Insomma, se avete 100GB al mese in Italia non ne avrete altrettanti viaggiando per l’Unione europea. Uno degli scogli fondamentali da superare, ovvero abolire anche questo limite, dovrebbe rimanere anche se con una formula più generosa di quella attuale.

Dall’altro lato arriva una buona notizia per chi usa internet in roaming visto che, nel nuovo regolamento, si avrà diritto alla stessa qualità e velocità di connessione mobile all’estero come in patria. 5G compreso. I fornitori dei servizi di roaming, infatti, saranno obbligati a offrire la stessa qualità di roaming di quella offerta a livello nazionale, se le stesse condizioni sono disponibili sulla rete nel paese di destinazione. A tal fine, i deputati hanno ottenuto una disposizione per vietare le pratiche che riducono la qualità dei servizi di roaming (per esempio, forzando la connessione da 4G a 3G).

 

L’Europa verso una sola tariffa (inter)nazionale

Non è tutto. Come anticipato, è stato affrontato anche uno dei passaggi politici più complessi. Durante i negoziati i deputati hanno spinto affinché fossero eliminati anche i costi supplementari previsti per le chiamate intra-Ue (ad esempio quando si chiama dall’Italia verso un numero tedesco o dalla Francia verso Malta, ndr), poiché i consumatori sono ancora confusi sulla differenza tra le chiamate in roaming e le chiamate internazionali tra stati membri. Le chiamate intra-Ue, dopo anni di discussione, dal 2018 sono limitate a 19 centesimi al minuto (più tasse). L’accordo prevede che la Commissione esamini la situazione e valuti se sia necessaria un’ulteriore riduzione dei massimali.

La speranza dei più ottimisti è che vengano parificate alle chiamate nazionali, trasformando di fatto i numeri di tutti i paesi Ue alla stregua di nuove numerazioni (inter)nazionali senza sovrapprezzi (e comprese nelle proprie offerte). Bisogna però essere realisti: la strada verso questa direzione sembra lunga e difficile da completare tanto che il famoso compromesso politico, che a Bruxelles ha casa, probabilmente porterà “semplicemente” a un nuovo accordo su un costo massimo al minuto più contenuto. Almeno per ora.

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