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minority report

Un bagno di realismo sull'unica rivoluzione che stiamo vivendo, quella digitale

Giovanni Maddalena

Le riflessioni sulla natura del web in "Documanità", il libro di Maurizio Ferraris

Un bagno di realismo, una profonda riflessione sulla natura del web, una provocatoria tesi politica. Ecco ciò che si trova nel libro di Maurizio Ferraris, Documanità, una speculazione radicale sull’unica vera rivoluzione che stiamo vivendo, quella digitale. Cominciamo dal bagno di realismo, nel senso dell’ammissione di tante verità scomode, anche se sotto gli occhi di tutti. Ferraris ci fa ammettere che non torneremmo mai indietro, che nonostante tutto ciò che sappiamo e di cui ci lamentiamo sul controllo perenne e pervasivo dei dati, sulla possibile alienazione dell’attenzione, sulla crisi delle intermediazioni e degli esperti, non vorremmo e non vogliamo fare a meno del nostro smartphone e di tutte le sue applicazioni. Siamo diventati dei consumatori digitali che non producono più e ne siamo contenti: non vorremmo e non vogliamo tornare alla società delle classi, tantomeno per riavere l’antica classe operaia, con tutta la fatica annessa alla produzione.

Da qui la riflessione sulla natura del web. Al proposito, Ferraris propone una visione estrema: il web è memoria trasformata in documento. Alla fine, internet non è che un’infinita registrazione/archiviazione di documenti, di tutti i tipi. Con esso siamo entrati in un’èra nuova, quella documediale (documenti+media) che segue a quella della comunicazione di massa multimediale. La grande rivoluzione è data dalla particolare natura della rete che rende tale registrazione in documenti iterabile, profilabile, alterabile, ma in essa rimane inalterato il compito dell’essere umano, che è animale tecnologico, e che deve continuare a conferire un senso a questa tecnologia.

Questo conferimento del senso è il cuore del nostro essere consumatori: consumiamo dando senso al lavoro tecnologico. E qui comincia la parte provocatoria del libro. Non siamo più produttori ma consumatori. Siamo passati dalla produmanità, l’umanità che produce materiali, alla documanità, che produce e consuma documenti. E come nell’epoca della produzione industriale le riflessioni di Marx hanno fatto capire la trasformazione della materia in merce con le ben note conseguenze politiche, così nella documanità occorre capire come dalla registrazione si generi il plusvalore del calcolo dei big data e come occorra confrontarsi con esso socialmente e politicamente, sicuri del fatto che stiamo in effetti progredendo verso un’era più felice delle precedenti. L’ambizione dichiarata di Ferraris è quella di proporci il nuovo Capitale che mette al centro l’uomo consumatore di documenti e la sua vita politico-sociale. La conclusione è che occorrano comunque una mobilitazione e un’educazione, sebbene molto diverse da quelle proposte da Marx.

L’ambizione non è da poco e Ferraris ha argomenti spesso acuti e arguti, oltre al fatto di esser sicuramente più leggibile di Marx. Chi voglia confrontarsi con quanto sta avvenendo dovrà fare i conti con questa prospettiva che capovolge il nostro modo di intendere i termini “consumatore”, che viene connotato positivamente, e “lavoro”, che diventa una mobilitazione di senso del consumo. Certo, l’idea di questo destino da consumatori e da redistribuzione di stato del plusvalore, che ha come modello la Cina, è discutibile, anzi farà sorridere alcuni e inorridire altri, ma chi non è d’accordo dovrà proporre un’analisi della tecnologia altrettanto piena di realismo e di riflessione profonda sulla natura del web o rassegnarsi a una filosofia antiquaria di analisi del passato.

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