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Arrivare su Marte

Micol Flammini

Ah, avercelo noi un Elon Musk. I russi hanno guardato invidiosi il lancio di SpaceX, e con rimpianti

Roma. Attaccati alla diretta della Nasa per vedere se tutto sarebbe andato come doveva andare, come Elon Musk voleva che andasse e come l’agenzia spaziale americana sperava che andasse, c’erano anche i russi. Tutto, per il momento, ha seguito il copione previsto dai suoi organizzatori, tra l’euforia distanziata che il momento richiede e i timori comuni di un’America che in questi giorni ha molte cose a cui pensare. L’agenzia spaziale russa Roscosmos si è subito congratulata con gli Stati Uniti, con la Nasa e con SpaceX, “Il successo della missione ci fornirà ulteriori opportunità a beneficio dell’intero programma internazionale”, ha detto il cosmonauta Sergei Krikalev, direttore esecutivo. Poi sono iniziati i crucci e i problemi e la consapevolezza che se, come sembra, l’èra dell’America nello spazio è ricominciata, l’èra russa comincia ad avere qualche problema visto che la sfida di Musk sembra toglierle il monopolio del trasporto degli astronauti verso la Stazione spaziale internazionale. E’ innanzitutto una questione di numeri. Per nove anni gli americani per andare nello spazio avevano bisogno del sistema di lancio russo Soyuz, pagando il passaggio fino a 80 milioni di dollari. Per far partire i suoi uomini con la Soyuz, dal 2017 al 2019, la Nasa ha speso circa un miliardo di dollari, ma se i progetti di SpaceX dovessero andare in porto, gli Stati Uniti prevedono di interrompere il rapporto con la Russia, o meglio di trasformarlo in una collaborazione senza l’acquisto di voli. I russi non hanno potuto fare a meno di contare immediatamente quanto la nuova èra americana nello spazio potrebbe incidere sul loro bilancio e la risposta non è stata delle migliori: il budget dell’agenzia Roscosmos subisce tagli continui, nel 2014 prevedeva 5 miliardi di dollari e per il 2020 è di 1,7 miliardi e senza il contributo degli americani rischia di contrarsi sempre di più anche a causa del disinteresse del presidente Vladimir Putin, e se i lanci di SpaceX si fanno regolari, le perdite annuali potrebbero superare i 200 milioni di dollari.

 

E poi c’è una questione culturale, la consapevolezza di aver perso la centralità nella tradizione spaziale che aveva fatto sì non soltanto che tutti i viaggi dipendessero da Mosca, ma che tutti gli astronauti venissero addestrati in Russia e studiassero russo, prima di essere mandati nello spazio da Baikonur in Kazakistan. Mosca in questi anni era riuscita a mantenere una voce significativa nello spazio e il lancio di sabato è stato un colpo molto duro che dovrebbe suonare anche come campanello d’allarme per l’agenzia spaziale che da anni è sempre più debole anche a causa degli scandali che hanno bloccato lo sviluppo tecnologico. La Roscosmos e i suoi esperti lo sanno bene e per questo hanno chiesto al Cremlino di costituire un ente governativo indipendente in grado di sviluppare una nuova strategia. L’agenzia si sente vecchia e il lancio di Musk l’ha messa di fronte al tempo perduto che forse, per mancanza di volontà politica non potrà essere recuperato. Per Putin, hanno detto molti esperti ai giornali russi, l’esplorazione dello spazio non è una priorità, non serve a mostrare la potenza dello stato, per questo sono meglio i missili ipersonici.

  

Ora tutti guardano Marte e Mosca sente di aver perso importanza e di non avere soldi per dedicarsi a questa nuova conquista. Arrivarci da sola è impossibile, spera almeno di arrivarci assieme a qualcuno. Potrebbe cercare una nuova collaborazione, magari con la Cina, ma significherebbe fare e disfare anni e anni di relazioni diplomatiche spaziali e mettere a rischio quella pace che si era compiuta nel cosmo tra americani e russi. La Cina ha una tecnologia sua, una sua stazione spaziale e come ha detto ad Axios Mike French dell’Aerospace Industries Association la stazione spaziale internazionale ha delle sue regole e si è sviluppata seguendo delle relazioni complesse, se la Russia cerca una collaborazione cinese, l’America potrebbe decidere di ritirarsi dai progetti iniziati assieme. Il futuro della ricerca spaziale sembra seguire due strade possibili: o si tornerà alla competizione tra potenze, oppure come è stato in questi anni tra Stati Uniti e Russia, nello spazio si confermerà una nuova eccezionalità fatta di collaborazione e di un unico grande programma.

 

Nel trionfalismo per il lancio americano con a bordo due astronauti americani partiti dal suolo americano, i russi hanno cercato qualche consolazione. Non trovandola, su internet qualcuno ha deciso di celebrare il successo della navicella Dragon cercando un po’ di Russia in Elon Musk e nel fine settimana girava un video del creatore di SpaceX che con perfetto accento russo cantava una famosa canzone sovietica sui viaggi spaziali. Era un video falso.

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