Il ministro alla Difesa tedesco, Ursula von der Leyen, e l'omologa francese, Florence Parly, alla presentazione del MALE (foto LaPresse)

Arriva il nuovo drone europeo (con un messaggio per Washington)

Lodovica Palazzoli

Il nuovo veicolo a controllo remoto: tanta tecnologia per sfidare i Predator americani. "Se l’Europa vuole, può diventare un concorrente temibile", dice l'ex capo di stato maggiore della Difesa, Camporini

La settimana scorsa è stato presentato il nuovo drone europeo, progettato in Europa, per l’Europa e per il mondo, come recita lo slogan scandito al Salone internazionale dell’aerospazio di Berlino. Si tratta di un velivolo a pilotaggio remoto, un MALE (Medium Altitude Long Endurance), capace di volare a quote intermedie e compiere spostamenti di lungo raggio.

 

A portare avanti il progetto ci sono Italia, Francia, Germania e Spagna, con le rispettive industrie di settore, Leonardo, Dassault Aviation e Airbus. Il ricorso alla multinazionalità non è nuovo al comparto aeronautico: i caccia Tornado ed Eurofighter hanno visto la luce proprio grazie a consorzi europei. Vincenzo Camporini, vicepresidente dell’Istituto affari internazionali, invece, sottolinea un altro elemento, che potrebbe essere la vera novità: "Al contrario di quanto avvenuto in passato, stavolta auspichiamo che il prodotto finale sarà uguale per tutti i paesi utilizzatori. Nei casi precedenti, le esigenze nazionali hanno portato a delle configurazioni delle macchine, che poi ne hanno impedito l’interoperabilità. Con il risultato, per esempio, che oggi i pezzi di Tornado e Eurofighter, in forza alle diverse aeronautiche europee, non sono intercambiabili".

 

Il marchio dell’Ue nel programma è forte. Per Bruxelles potrebbe essere l’ulteriore tassello verso la costruzione di quella Difesa comune tanto invocata di recente. Con il proposito di incentivare le collaborazioni tra industrie, nel giugno 2017, era stato istituito anche il Fed, il Fondo europeo per la Difesa. Quella dell’eurodrone potrebbe rivelarsi l’opportunità per uno dei primi utilizzi delle risorse messe a disposizione, per finanziare progetti congiunti. Anche se, con un miliardo l’anno da investire, andrebbe a completare programmi avviati dai paesi membri, contribuendo per non più del 20-40 per cento del costo totale.

 

Il progetto del drone europeo, probabilmente operativo dal 2025, contiene anche un messaggio per Washington, anche alla luce della recente guerra dei dazi. "Se l’Europa vuole, può diventare un concorrente temibile. E questo spiega il neoprotezionismo americano", chiarisce l’ex Capo di stato maggiore della Difesa, Camporini: "In campo militare esiste una legge, il Buy American Act, per cui deve essere data precedenza ai prodotti costruiti negli Stati Uniti, a discapito di quelli stranieri. Quindi se l’Europa produce in maniera coesa un sistema di elevata qualità, e si sgancia dai produttori americani, incrementa quell’autonomia strategica di cui parla l’Alto rappresentante, Federica Mogherini".

  

Missioni di intelligence, sorveglianza, pattugliamento, anche a scopo civile, e autonomia di volo superiore alle 40 ore. L’aereo a pilotaggio remoto sarebbe così diretto concorrente del Predator, uscito dalle fabbriche statunitensi e attualmente in uso anche nell’Aeronautica militare italiana. In più avrebbe una tecnologia più avanzata e soprattutto la capacità di volare alle quote dei velivoli civili, quindi con minori restrizioni rispetto agli altri droni. Caratteristica che potrebbe risultare vincente nel mercato del medio ed estremo oriente, dove tutte le industrie vanno a caccia di possibili acquirenti.