Foto Ryoichi Tanaka via Flickr

Ecco perché Apple ha comprato Shazam (non c'entra solo la musica)

Eugenio Cau

Cupertino acquisisce la app di riconoscimento delle canzoni per 400 milioni di dollari. E continua la propria strategia di puntare sempre di più sui servizi

Apple ha comprato Shazam, la app di riconoscimento della musica, per una cifra che si stima giri intorno ai 400 milioni di dollari. Per le finanze dell’azienda di Cupertino la cifra è praticamente di una mancia, ma l’acquisizione è comunque significativa perché si inserisce in una strategia che va molto oltre la musica.

Shazam è una app famosa per riconoscere le canzoni. Se in un locale o al supermercato gli altoparlanti suonano un brano di cui non sappiamo o non ricordiamo il titolo, si attiva Shazam e lei la riconosce per noi. In alcuni casi basta canticchiare o fischiettare un motivetto per attivare il riconoscimento.

 

La prima, ovvia ragione per cui Apple ha comprato Shazam è dunque questa: Apple vuole migliorare il riconoscimento delle canzoni nei suoi prodotti e nel suo assistente intelligente, Siri, integrando i servizi dell’app.

Soprattutto, Shazam ha tre cose che interessano molto ad Apple. Iniziamo dai dati. In dieci anni di attività, la app ha accumulato una gigantesca quantità di materiale. Dal 2008 ha risposto a oltre 8 milioni di richieste di riconoscimento di canzoni, sa quali sono i gusti degli utenti, vede le loro playlist, ha sviluppato tecnologie per comprendere cosa vogliono gli ascoltatori in base al genere della musica e perfino al loro umore.

 

La seconda cosa che Apple vuole sono gli algoritmi. Apple Music, la app di streaming musicale di Cupertino, è molto indietro rispetto al suo principale concorrente, Spotify, specialmente su un aspetto: le playlist personalizzate e i consigli musicali, quegli algoritmi che imparano a comprendere i gusti dell’ascoltatore e gli propongono sempre la canzone giusta al momento giusto. Spotify è un campione senza rivali in questo campo, ma anche Shazam se la cava. Ora questi algoritmi sono di Apple.

 

Infine Cupertino vuole gli esperti musicali che lavorano a Shazam. Apple Music da sempre vanta la superiorità dei consigli umani su quelli algoritmici, preferisce playlist curate da esperti e dj piuttosto che da macchine, e certamente Shazam ha un sacco di esperti musicali pronti a entrare nel team.

 

La questione forse più interessante, però, è che l’acquisizione di Shazam non è dettata solo da ragioni musicali. La app da tempo ha diversificato il suo business, e adesso riesce a riconoscere non solo le canzoni, ma anche l’audio di film e serie tv. È anche il partner di un quiz tv simile al nostro vecchio Sarabanda, che si chiama Beat Shazam, con Jamie Foxx alla conduzione, che va in onda in America sul canale Fox.

 

 

La app ha inoltre introdotto capacità di riconoscimento visuale e insomma, è sulla strada per diventare un servizio completo per quanto riguarda il consumo dei media. Questo interessa molto ad Apple, che da anni sta compiendo il grande passaggio da agenzia incentrata sull’hardware (o meglio: sull’iPhone), ad agenzia più bilanciata, in cui una parte importante del fatturato proviene dai servizi.

 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.