Innovare, non frignare. Appunti per i tassisti

Claudio Cerasa
Come si intercetta la nuova domanda? Utilizzare la sharing economy per modernizzare. Il caso Europcar

Le corporazioni indignate e imbronciate dei tassisti italiani – che di fronte alla proliferazione del fenomeno Uber non hanno trovato di meglio che trattare la società americana come se fosse il simbolo di un decadimento devastante del nostro paese e non la conseguenza naturale di un mercato in cui la domanda è tanta e l’offerta è poca – dovrebbero osservare con attenzione la notizia comparsa ieri sulla prima pagina della sezione Companies & Markets del Financial Times e magari prendere appunti. La notizia è gustosa e significativa e riguarda una strategia di mercato messa in piedi da un gigante del rental come Europcar che piuttosto che lagnarsi e disperarsi per la progressiva perdita di competitività nel mercato delle auto ha scelto di studiare un fenomeno inarrestabile come quello legato alla sharing economy, l’economia della condivisione, per trasformarlo in un proprio punto di forza.

 

E così, ha annunciato ieri il Ceo Philippe Germond, Europcar, dopo aver acquistato pochi mesi fa la start up francese Ubeeqo, società specializzata nei servizi di car-sharing, ha deciso di investire 4 milioni di euro per sostenere lo sviluppo di Ubeeqo e di reagire alla crescita della sharing economy non frignando ma utilizzandola a proprio vantaggio e provando a fare concorrenza ai nuovi campioni della new-new economy. La storia ci sembra interessante non solo per il progetto ma quanto per un approccio generale, che riguarda l’economia, i mercati, ma volendo anche la politica. Quando il mondo cambia e con il mondo cambia l’offerta ci sono due opzioni possibili da seguire: lamentarsi e combattere il mondo che cambia; oppure rimboccarsi le maniche e provare a intercettare la nuova domanda generata dal mondo che cambia. Con la prima soluzione si vive di rendita. Con la seconda, in economia come in politica, si vive di innovazione.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.