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In Italia Uber è illegale, in America va al governo

Michele Masneri

Il presidente Trump nomina come sottosegretario ai Trasporti di Derek Kan, responsabile per la città di Los Angeles di Lyft

San Francisco. Mentre in Italia la magistratura la mette fuorilegge, in America Uber va al governo. Tra bombardamenti e attentati è infatti passato inosservata la nomina da parte del presidente Trump a sottosegretario ai Trasporti di Derek Kan, responsabile per la città di Los Angeles di Lyft, piccola (ma molto in crescita) azienda di San Francisco. Concorrente e concittadina di Uber, Lyft ha la stessa identica ragione sociale, abbattere i costi del trasporto pubblico, affidando ai privati e alle loro auto i passaggi a pagamento (non risultano mobilitazioni di taxi, nel frattempo). Kan siede nel consiglio di amministrazione di Amtrak, le ferrovie americane, e già aveva servito come economista del Partito repubblicano. La nomina è interessante per una serie di motivi: intanto la Casa Bianca rischia di avere il governo più uberista della storia. Il ministro dei Trasporti e superiore di Kan, la signora Elaine Chao, infatti, è considerata un “falco” pro liberalizzazioni e in passato si era espressa più volte sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie applicate a settori tradizionali. Quando era titolare del Lavoro con George W. Bush, Chao disse che “le politiche governative non devono indebolire l’innovazione che ha reso questo settore un esplosivo driver di crescita e di posti di lavoro”. Poi, segnala la forte crescita di Lyft: concorrente finora schiacciato dal colosso Uber, ma che sta riguadagnando molte posizioni: la settimana scorsa ha ricevuto un nuovo investimento da 500 milioni di dollari, che ne portano la valutazione a 7,5 miliardi. Certo, un decimo del concorrente. Ma Lyft è molto più “smart”, almeno a livello di pubbliche relazioni. Mentre Uber infatti è sottoposta a ogni sorta di problemi (dalle accuse di sessismo alla narrativa un po’ trucida del ceo e fondatore Travis Kalanick, accusato di bullizzare i dipendenti), Lyft con astuta mossa padronale si è buttata a sinistra, donando subito 1 milione di dollari alle associazioni pro-immigrati. Guida a sinistra ma portafoglio e trazione a destra, perché in Lyft partecipano o hanno partecipato i più assatanati dei consigliori di Trump: dal raider Carl Icahn, ispiratore del Gordon Gekko di “Wall Street”, che doveva essere il ministro del Tesoro di Trump, a Peter Thiel, geniale e sulfureo finanziere della Silicon Valley (fondatore di Facebook e Paypal), unico tra i nerd di San Francisco ad aver appoggiato Trump e ricompensato con la carica di suo consigliere economico. Adesso la nomina del manager Lyft significa anche questo: l’opera di “pontiere” di Thiel, a parte i conflitti di interessi, evidentemente funziona, Lyft è la prima azienda di Silicon Valley a piazzare un suo uomo nell’Amministrazione, altre potrebbero seguire, in una relazione che secondo il lessico da social non può che essere “complicata”. Allo stesso tempo, nelle more dell’odio antropologico, la campionessa del buonismo designed in California ma prodotto in Cina, cioè Apple, potrebbe portare a casa il suo risultato migliore di sempre: non un nuovo telefonino o telefonone in un nuovo colore-moda, bensì un maxi condono per i 250 miliardi di dollari che tiene all’estero perché ritiene la tassazione americana non di suo gradimento.

 

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