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Così il sistema Blockchain servirà anche a comprare borse

Stefania Nicolich

La start up Brandzledger usa questa tecnologia per tracciare i prodotti nella supply chain, nel marketing e per sviluppare meglio l’interazione con i clienti

In un prossimo futuro quando comprerete una borsa firmata, vi verrà chiesto di registrare lo scontrino sulla Blockchain. Si parla di fashion-tech.

 

Brandzledger, start up fondata da Lara Dittfeld, usa la Blockchain come tecnologia per tracciare i prodotti nella supply chain, la catena di approvvigionamento e di distribuzione di una società, ma anche per il lato del marketing e per sviluppare meglio l’interazione con i clienti. Lara ha lavorato nel mondo della moda per oltre dieci anni occupandosi principalmente di marketing, licenze e contraffazione. A trentacinque anni ha mollato il mondo aziendale per incominciare a lavorare per start up: da qui nasce Brandzledger.

  

Come funziona: nel momento in cui nasce un prodotto, gli viene assegnato un codice alfanumerico. Da quel momento ogni passaggio viene riprodotto in maniera digitale nella Blockchain. Solitamente, quando si acquista una borsa presso un negozio online, viene fornito il codice del prodotto: il codice può anche risultare vero, ma non è detto che anche la borsa lo sia (ad esempio: dovrebbe essere a Milano, ma magari viene dalla distribuzione di Shangai). Le etichette con i codici sono uniche, ma si possono facilmente clonare scattando una foto e riproducendole con il computer. Con Brandzledger, invece, si sa esattamente dove si trova il prodotto, poiché nella Blockchain vengono registrati tutti i passaggi del prodotto, dalle materie prime che lo vanno a formare fino al negozio a cui è destinato. Le singole materie prime vengono tracciate dai diversi fornitori. Per fare una scarpa, una maison può avere un centinaio di fornitori, di ognuna viene registrato dove è stata assemblata, i passaggi nei magazzini e così via.

   

Quando poi il cliente compra la sua borsa dalla maison può dichiarare subito di esserne proprietaria, registrandola. S’iscrive, scannerizza lo scontrino e riceve la garanzia e risolve anche il problema di salvare lo scontrino in qualche cassetto. L’azienda, in questo modo, può comunicare con il cliente in maniera diretta ma privata – nella Blockchain l’anonimato viene mantenuto – grazie a un nuovo sistema di CRM, customer relationship management.

  

La maison ha una Blockchain privata che rimane al suo interno e può decidere che tipo di informazioni condividere con gli utenti. Può scegliere di far vedere la storia del prodotto, dove è stato preso il pellame, dove è stato prodotto, in che magazzino è stato: dare un’anima al prodotto, raccontando la sua storia e il viaggio che ha fatto per arrivare nelle mani dei propri clienti. Un po’ come fece Valentino, quando aveva segnato sotto le scarpe 220, le ore necessarie a creare un esemplare, per permettere ai clienti di apprezzare ancora di più quanto c’è voluto per fare l’oggetto tanto desiderato.

   

“Siamo agli inizi del percorso della Blockchain, nel futuro ci saranno molteplici modi per usarla e sfruttarla”, spiega al Foglio Lara Dittfeld. Le persone, per rivendere i propri oggetti di lusso, vorranno certificare tramite la Blockchain che il proprio prodotto sia originale per aumentarne il valore. Un sistema che può agevolare il lavoro dei legali, con apposite notifiche di “allarme” (ad esempio: cinque persone che hanno inserito lo stesso codice, cosa succede?).

   

Un sistema che sarà legato anche all’evoluzione del sistema delle etichette, ancora troppo facilmente clonabili. Una società svizzera, TexTrace, ha creato etichette tessute RFID (Radio-Frequency IDentificazion, identificazione a radiofrequenza) su misura del cliente per la protezione del marchio, che potrebbero fare la differenza.

  

La Blockchain inoltre comunica direttamente con l’IT (Information Technology) aziendale, senza sconvolgerlo: il servizio viene personalizzato in base alle necessità del cliente.

    

Al momento Dittfeld è in fase di trattativa con diverse maison di moda: l’interesse c’è. La start up è stata fondata a dicembre del 2017 e fa parte di un progetto più grande, Mangrovia Solutions, società che si occupa di sviluppare appunto progetti che si sfruttano le potenzialità della Blockchain. Brandzledger è focalizzata nella moda, poi c’è anche Prosume, dedicata all’energia. Sono in dieci in team, e come dice Dittfeld riescono a lavorare insieme perché ognuno ha un suo ruolo specifico con mansioni separate e c’è una forte cooperazione e coesione.

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