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Il foglio sportivo

L'incubo retrocessione che abbraccia Fiorentina e Torino

Marco Cherubini

Le due squadre viaggiano su corsie parallele. Divise sì da 8 punti, ma tremendamente simili in fondo alla classifica. E chi è abituato a non soffrire e lottare là sotto, resta spesso attonito e impotente di fronte a una realtà che ha l’odore acre della paura sportiva

Immaginare una retrocessione alle idi di dicembre è una contraddizione in termini. La Serie A termina tra cinque mesi e i punti possibili sono 69. Ma logica e numeri non spiegano certe storie pallonare fatte di fallimenti e paure. E quelle di Fiorentina e Torino sfuggono all’aritmetica e alla logica. Dopo 14 giornate hanno rispettivamente 6 e 14 punti: l’incubo di finire in B le abbraccia idealmente perché chi è abituato a non soffrire e lottare là sotto, resta spesso attonito e impotente di fronte a una realtà che ha l’odore acre della paura sportiva. Intendiamoci, gli 8 punti che separano la Viola dal Toro farebbero pensare a storie diverse. Certo, quella di Firenze è una caduta incontrollata, imprevista, assoluta. Ma a Torino s’insinua il pensiero che, con la peggiore difesa della Serie A e un clima di ostilità permanente ed effettiva nei confronti del presidente Cairo, il futuro possa peggiorare assai.

 

La fine estate e l’autunno dello scontento viola, hanno raccolto prima mugugni, poi improperi e ora anche sfoghi beceri e intollerabili favoriti da certe cloache social. L’inverno alle porte porta rassegnazione e il sospetto atroce che la stagione sia andata. Se perfino i bookmaker, quelli che ci mettono i soldi, fanno scendere da 5 a 3 il premio per chi scommette sulla retrocessione della ciurma viola, la faccenda è grave. Mai vincente, senza un direttore sportivo da un mese e mezzo, col presidente-padrone che non può raggiungere Firenze dagli Stati Uniti per motivi di salute e col bonus del cambio d’allenatore già giocato e – per il momento – perso, ogni speranza si sfarina. Anche la ristrutturazione dello stadio – adesso monco e sventrato dalle ruspe che lasciano intravedere le macerie di cemento – ritarda. Sarà pronto, promette la sindaca Sara Funaro, nel 2029. Ma occorrono anche 60 milioni di euro in più. Insomma, lo scheletro dello stadio compagno di questo viaggio verso l’abisso calcistico. Dalla zona Champions League, promessa con orgoglio da Stefano Pioli, allo sguardo di Paolo Vanoli, per fisiognomica e sostanza, simile a quello di Renato Zero nella meravigliosa “Un uomo da bruciare”. L’idea di festeggiare il centenario nel prossimo agosto immaginando una trasferta a Catanzaro o Castellamare di Stabia, atterrisce e sconforta al tempo stesso il popolo viola. 

 

Quattrocento chilometri più a Nord non c’è una celebrazione all’orizzonte, ma gli umori sono gli stessi. Il presidente Cairo licenzia il ds Vagnati e richiama Petrachi, difendendo la scelta di Baroni. Ma i 26 gol incassati finora, peggiore difesa della Serie A – oggi sfida decisiva per tante ragioni con la Cremonese – ed un senso di ineluttabilità mostrato nell’ultima tragicomica sconfitta col Milan, pervadono l’universo granata. Prima la domanda era: chi fa gol oltre al Cholito Simeone? Adesso, rimpiangendo Milinkovic Savic che “fenomeneggia” al “Maradona”, è diventata: come si fa a non prenderli? Le scelte del presidente suscitano l’insofferenza dei tifosi – e di molta critica – e abbracciano il ventennio della gestione Cairo privo di successi, anche minimi. Un clima infame per immaginare ripartenze e guizzi degni dei recenti successi sul Napoli o sulla Roma. Pepite di una stagione granata che sta diventando arida, quasi nociva. Eccole le due storie. Viaggiano su corsie parallele. Divise sì da 8 punti, ma tremendamente simili. La retrocessione per una grande (o presunta tale), è inimmaginabile. Fin quando non si materializza.

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