LaPresse
In Nba
I Lakers senza Lebron e Doncic scoprono il talento di Austin Reaves
Con i suoi fuoriclasse infortunati, Los Angeles viene trascinata dalla guardia che mette a segno 51 punti, diventando il quinto giocatore della squadra a segnarne più di cinquanta in una sola partita. Intanto il centro francese degli Spurs gioca con la fisica e a Miami Fontecchio incanta Spoelstra
Sembra che l'inchiesta che ha colpito il mondo dell'Nba non abbia avuto nessun impatto psicologico sui giocatori. Gli arresti del coach dei Portland Blazer Chauncey Billups e del playmaker dei Miami Heat Terry Rozier sembrano essere caduti nel dimenticatoio. Tempo qualche giorno e il massimo campionato americano ha regalato solo emozioni positive. A cominiciare da Austin Reaves che, viste le assenze delle due stelle più luminose della franchigia dei Los Angeles Lakers, Lebron James e Luka Doncic, ha deciso di mettere a referto contro i Sacramento Kings di Zach LaVine 51 punti, 9 assist e 11 rimbalzi, diventando il quinto giocatore della squadra a segnare più di cinquanta punti in una sola partita. I Lakers poi non vedevano numeri del genere dal 1963, quando Elgin Baylor segnò 50 punti, prese 15 rimbalzi e fornì 11 assist, diventando il quarto giocatore di sempre a mettere insieme cifre del genere negli ultimi quaranta anni dopo Luka Doncic, Russell Westbrook e James Harden.
Ed è quindi arrivato il secondo successo di fila per i Lakers, dopo la sconfitta alla prima di campionato contro i Golden State Warriors. Partita che non ha visto sul parquet il miglior marcatore della storia dell'Nba. Una sciatalgia infatti ha costretto Lebron James, alla sua ventrireesima stagione, a saltare non solo l'opening night, ma anche le altre due partite della stagione e probabilmente non tornerà in campo prima di metà novembre. Nella seconda giornata è toccato a Luka Doncic trascinare la sua squadra verso la vittoria contro i Minnesota Timberwolves di Antony Edwards con 49 punti, 11 rimbalzi e 8 assist e il 60,9 per cento dal campo, ma è stato costretto a fermarsi anche lui per un problema alla mano. Il doppio infortunio dei due fenomeni aveva gettato nello sconforto i tifosi dei Lakers, ma quando hai in squadra due campioni capita di dimenticare altri giocatori eccezionali che, per quanto forti, vivono alla loro ombra. Ed ecco che nella partita contro Sacramento, Reaves ha avuto la possibilità di prendersi la scena da solo e di far capire al mondo che Los Angeles non è solo il regno di The King, ma che ci sono anche altri giocatori meritevoli di vestire quella maglia.
A un centinaio di miglia di distanza, c'è però un ragazzo del 2004 che nei San Antonio Spurs di professione fa il centro, ma di fatto gioca in ogni ruolo possibile, e che non vuole più essere considerato una novità: nell'ultimo match contro i Brooklyn Nets, Victor Wembanyama ha segnato 31 punti, preso 14 rimbalzi e fatto 4 assist. Nella partita precedente, giocata contro i New York Pelicans, il francese aveva tirato fuori una prestazione da 29 punti, 11 rimbalzi e 2 assist, mentre alla prima giornata contro i Dallas Mavericks di punti ne aveva segnati 40. Gli Spurs hanno vinto tre partite su tre e gran parte del merito va al ragazzo alto 224 centimetri che ha deciso che le leggi della fisica non valgono sui parquet. Al suo fianco si sta mettendo in luce la seconda scelta al Draft, Dylan Harper, che nell'ultima partita ha segnato 20 punti, fornito 8 assist e preso 6 rimbalzi, tirando con il 72,7 per cento dal campo.
E quest'anno potrebbe essere arrivato il momento dell'ultimo italiano rimasto in Nba: Simone Fontecchio è approdato in estate ai Miami Heat e più di qualcuno sto iniziando a notare che l'ala dell'Italbasket vuole lasciare il segno. Nelle prime tre partite stagionali, Fontecchio è sempre andato in doppia cifra per quanto riguarda i punti segnati: 13 contro gli Orlando Magic, 14 contro i Grizzlies e altrettanti contro i Knicks. Ha avuto un impatto tanto devastante che il coach Erik Spoelstra, uno che ha visto passare nella franchigia giocatori come Dwane Wade, Crish Bosh, Ray Allen e Lebron James, solo per dirne alcuni, e che ha vinto per due volte il campionato con gli Heat, ha deciso di elogiarlo in conferenza stampa e di concedergli anche il grido finale del gruppo, un riconoscimento simbolico, ma giusta ricompensa per le ottime prestazioni dell'italiano.
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