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Il Foglio sportivo

Il ciclista albanese terzo al mondiale juniores del 2013 a Firenze

Edoardo Cozza

Sul podio Van der Poel, Pedersen e Nika: i primi due diventeranno campioni del mondo élite, il terzo oggi fa il pizzaiolo. Una carriera promettente interrotta da un grave infortunio: Iltjan Nika ha lasciato la bici e ora lavora in Maremma accanto al fratello 

Mondiali di ciclismo 2013, Firenze. Sul podio, nella categoria juniores, salgono due futuri vincitori della gara élite e un futuro pizzaiolo. A svettare è la maglia iridata di Mathieu van der Poel, Paesi Bassi. Farà decisamente parlare di sé negli anni successivi: vincerà il Mondiale tra i big nel 2023, 3 Giri delle Fiandre, 3 Parigi-Roubaix, 2 Milano-Sanremo, due tappe al Tour de France e una al Giro d’Italia per limitarsi ai successi principali.  Alla sua destra la medaglia d’argento è Mads Pedersen, Danimarca: anche lui diventerà iridato élite (nel 2019), vincerà 5 tappe al Giro (indossando anche la Maglia Rosa), 3 alla Vuelta, 2 al Tour, oltre a una serie di successi in classiche come la Gand-Wevelgem, vinta 3 volte. 


L’ultimo componente del podio si è lasciato alle spalle giovani ciclisti che, in futuro, saranno vincitore di Giro (Tao Geoghegan Hart), Maglia Azzurra di miglior scalatore al Giro (Lorenzo Fortunato), campioni italiano e spagnolo su strada (Simone Velasco e Alex Aranburu), vincitori di tappe nei tre Grandi Giri (Lennard Kamna), ottimi corridori (Lorenzo Rota, Ivan Garcia Cortina per citarne alcuni).  Il suo nome è Iltjan Nika ed è albanese: pur essendo al livello di quei campioni, come dimostra il bronzo vinto al Mondiale juniores, oggi non è un ciclista. Anzi, non fa parte proprio nel mondo del ciclismo: fa il pizzaiolo a Manciano, in provincia di Grosseto. La sua è una storia di talento e di coraggio, di sfortuna e di consulti medici, di sogni realizzati e infranti sul più bello. E che parte proprio da quella gara iridata del 2013, a Firenze: “Mi resta il ricordo fantastico di quella giornata e l’orgoglio di aver raggiunto il primo, storico risultato in un Mondiale per la Nazionale albanese, perché se anche qualcuno dovesse salire sul podio un domani - e me lo auguro - quel primato nessuno me lo toglierà” racconta Iltjan a 12 anni di distanza. Un risultato che aveva fortemente cercato: “In quella stagione, d’accordo con la mia squadra, avevamo optato per una preparazione incentrata sulla gara di Firenze: ho faticato nel corso dell’anno, perché il picco di forma sarebbe dovuto arrivare a settembre e così è stato”.


Arrivano due titoli nazionali a crono e uno in linea, ma i sogni di gloria di una carriera ad alti livelli come i suoi compagni di podio e quelli che si era lasciato alle spalle vengono spazzati via pochi anni dopo: Iltjan ha 23 anni, sta correndo con il Team Mastromarco un circuito in Veneto tra gli Under23 quando cade rovinosamente: “Va giù metà gruppo e io sbatto con il fianco sul marciapiede. Un’immagine indelebile: mezzo centimetro e potevo colpire lo spigolo con il rene. Ho rischiato tantissimo”. La diagnosi è impietosa: protrusione discale. Non solo, Iltjan non può neanche operarsi per risolvere il problema: “I fori dove passano i nervi della schiena sono più piccoli della norma, ho consultato tanti medici, ma tutti mi hanno detto la stessa cosa: operandomi avrei rischiato di rimanere paralizzato”. Forte della giovane età prova a risalire in sella, ma sotto sforzo la gamba sinistra cede e si blocca costantemente: la bicicletta diventa uno strumento per lunghe passeggiate. “Eppure - afferma Iltjan - io credo che avrei potuto fare grandi cose senza quel problema. Difficile dire se al livello di van der Poel e Pedersen, ma quando correvo lo facevo per ottenere risultati, altrimenti non lo avrei fatto. Ero un piccolo Gilbert: adatto alle classiche vallonate e mi piaceva anche il pavé, tenevo bene sulle salite di media pendenza e su quelle corte e ripide”. 


Ma il destino ha detto altro e, avendo in mente i sacrifici della famiglia e delle persone a lui care, decide di non restare nel mondo del ciclismo in alcun ruolo e di mettersi a lavorare. Fino alla scelta di aprire la pizzeria, con il fratello, in Maremma: “Sono arrivato a Manciano oltre 20 anni fa, per me è casa” spiega. Ed è pronto a sfornare pizze anche per quei due campioni che erano sul podio mondiale con lui nel 2013: “Per van der Poel preparerei una pizza con il salame piccante, molto piccante, perché è un corridore che quando arriva lo senti per bene; Pedersen è il simbolo della costanza, è la certezza, c’è in ogni tipo di corsa: praticamente una margherita” scherza Iltjan. Cantava Frankie Hi-nrg: “Una volta una bici fece piangere un uomo: diventarono amici. Lei gli chiese perdono”. Forse la bici, forse il destino, forse qualcuno chiederà perdono a Iltjan Nika per avergli tolto il sogno.

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