
Isaac Del Toro sul podio finale del Giro d'Italia 2025 (foto Getty Images)
ciclismo
La conquista di Isaac Del Toro
Durante il Giro d'Italia 2025 il messicano ha capito di avere un pubblico che non pensava di avere. Lo ha conquistato scatto dopo scatto. Il ciclismo ha bisogno anche di questo. Di corridori capaci di colpirti, di farti esplodere un "alé" sentito e immotivato
Isaac Del Toro non ha perso il sorriso. Domenica a Roma, sia durante la ventunesima tappa del Giro d'Italia 2025, sia sceso di bicicletta dal Giro, il volto del messicano era sereno, sorridente con tutti. Con gli uomini dell'organizzazione, con gli avversari, con chi gridava il suo nome e lo applaudiva, con le donne e gli uomini avvolti dal tricolore messicano. Ignorava solo Richard Carapaz. Ma questa è un'altra storia, una storia di incomprensione sportiva, di esperienza ciclistica e gioventù a pedali che a volte non riescono a comprendersi. Passerà. Così come è passata la delusione per una maglia rosa che ha preso una direzione diversa alla penultima tappa.
È vero che Isaac Del Toro non ha vinto un Giro d'Italia che poteva vincere, che gli è sfuggito forse per eccesso di sicurezza o perché, a ventun anni, non si ha la capacità di valutare bene certe situazioni di corsa. Eppure questo Giro d'Italia, oltre a essere quello di Simon Yates, è anche il suo, quello delle prime tre settimane d'alta classifica di Isaac Del Toro.
Se infatti Simon Yates sabato all'arrivo ha detto che "volevo provare a chiudere il capitolo" del suo rapporto con il Colle delle Finestre e con il Giro d'Italia, un Giro, quello del 2018 che aveva a lungo dominato e che aveva iniziato a perdere a Pratonevoso e perso definitivamente proprio sul Colle delle Finestre vedendo fuggire Chris Froome, Isaac Del Toro ha iniziato a scrivere il primo della sua carriera. Il primo dopo una prefazione di una stagione durante la quale aveva fatto intravedere un talento da primattore e qualche passaggio a vuoto. A vent'anni è tutto concesso.
Isaac Del Toro ha corso tre settimane davanti al gruppo, ha indossato undici giorni la maglia rosa, ha soprattutto dimostrato una capacità di leggere la corsa e capire le sue gambe poche volte vista in gruppo in un ventunenne. Si è sbagliato solo al penultimo giorno. E di grosso. Ha sovrastimato le sue possibilità di recupero, si è cullato nell'idea che gli sarebbe bastata un'accelerata per sbarazzarsi di Richard Carapaz e recuperare quel tanto che bastava a Simon Yates. Non aveva fatto bene i conti con la grinta e la capacità di stringere i denti dell'ecuadoriano e con Wout van Aert. Un errore grossolano che lo ha fatto prima innervosire e poi perdere un Giro d'Italia.
"Ragazzi, ha 21 anni!", ha fatto notare Rafal Majka. Il polacco è dal 2011 che è tra i professionisti. Per quattro volte ha concluso la corsa rosa tra i primi dieci, una volta ha lottato a lungo per il podio perdendolo solo per un bronchite. Prima di mettere il suo talento al servizio di Tadej Pogacar. "Ho molto rispetto per lui. Diventerà un grande campione. Ci vuole un po' di tempo. Io sono già vecchio (35 anni) per aiutarlo ancora a lungo, ma questo ragazzo ha un grande futuro e un giorno vincerà il Giro o il Tour de France". Non è uomo che si spenda di solito troppo in complimenti Majka.
Isaac Del Toro è partito da Durazzo con il compito di stare il più vicino possibile a Juan Ayuso. Già sull'arrivo di Marsia, sopra Tagliacozzo, aveva capito di avere gambe migliori del suo capitano. Avrebbe potuto seguirlo verso l'arrivo della settima tappa. Addirittura vincere. Si è limitato ad aspettare che fosse abbastanza lontano per far vedere che non era da meno.
Poi sono arrivati gli sterrati, le cadute di Ayuso, l'occasione da sfruttare. L'ha sfruttata, anche a costo di indispettire lo spagnolo. Il UAE Team Emirates ha sempre negato tutto, ha detto che andava tutto benissimo tra i due. Non era proprio così. C'è chi dentro il team ci ha assicurato che c'è stata tensione tra i due. E molta. Isaac Del Toro ha dimostrato di non soffrire la tensione e le responsabilità. Di fregarsene di tante cose. Non semplice. Dote dei grandi corridori.
Di tanto ma non di tutto. Perché nel vedere le bandiere del suo paese, nel sentire la gente che gridava il suo nome, Isaac Del Toro aveva capito che non pedalava solo per se stesso, ma anche per il suo pubblico. Un pubblico che non sapeva ancora di avere, che è riuscito a conquistare, scatto dopo scatto, allungo dopo allungo, in salita e in discesa. E con quel suo modo un po' teatrale di correre.
Il ciclismo ha bisogno anche di questo. Di corridori capaci di colpirti, di farti esplodere un "alé" sentito e immotivato.
Vedendo il pubblico lungo le strade alpine dell'ultima settimana della corsa rosa, a Isaac Del Toro questo è riuscito. Osservando il pubblico che si è affollato lungo il circuito di Roma nell'ultima tappa del Giro d'Italia, si è capito che è riuscito a fare qualcosa di incredibile. Entusiasmare un pubblico che negli ultimi anni ha assistito alla conclusione del Giro più con spirito voyeuristico che per interesse, capace di incitare e applaudire, ma accesosi solo per l'avvento nella capitale di Tadej Pogacar. E un anno fa Tadej Pogacar veniva da tre settimane di dominio.
Domenica, quel pubblico festoso ma mai entusiasta si è diviso in allez e urrà e grida per due persone: l'ecuadoriano Richard Carapaz, terzo della classifica generale, e Isaac Del Toro, il corridore che ha perduto la maglia rosa alla penultima tappa.
Carapaz un Giro l'ha già vinto. E pure un'Olimpiade. E in Ecuador è un eroe nazionale. Isaac Del Toro sino alla partenza da Durazzo lo conoscevano in pochi. Si è conquistato già il suo posto nel ciclismo. Ha promesso che tornerà presto al Giro d'Italia. Ha detto che non si dà limiti, che vede quello che arriva, che a lui piace andare forte in salita e che vincere è una gran bella cosa. Ha detto che in bicicletta fatica ma è felice, perché pedalare lo rende felice e che non ha mai visto una persona triste in bicicletta. Ha detto altre cose, altre ne dirà. Nel vederlo pedalare però si capisce che non ha mentito, almeno sull'ultimo argomento. Si diverte a pedalare. E ha iniziato a far divertire anche gli altri.