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Tonici e cordiali: un altro Giro di storie

Il Giro d'Italia a Novara tra Campari, Garibaldi e un pronostico “all'uso d'Hollandia”

Gino Cervi

Oggi la corsa rosa arriverà a Fossano partendo da Novara, lì dove Gaspare Campari si inventò il bitter, alcolico gregario imprescindibile e di lusso che spesso rende vincente il binomio o il mix con altri componenti

Ricominciamo da dove avevamo finito, ovvero dai francobolli. Gianni Rodari si augurava che a qualcuno venisse prima o poi in mente di aromatizzare al gusto di ratafià il verso “umettabile” dei francobolli. Ma forse non tutti sanno che sui francobolli delle Poste Italiane, quelli da 15 centesimi di lire di cento anni fa, nel biennio 1924-25, sotto al profilo di re Vittorio Emanuele III – forse l’unico sovrano della storia universale che, su un francobollo ci sarebbe stato anche a figura intera in scala 1:1 – era stampata un’altra figurina: quella della pubblicità del Campari, in una duplice varianti. In alcuni, quella del Bitter, con una specie di spiritello con una bottiglia in mano e contornato da una buccia d’arancia a spirale; e quella del Cordial, con il cane San Bernardo, entrambe disegnate dal celebre pittore pubblicitario Leonetto Cappiello.

Perché uno dice Campari e pensa immediatamente a Milano. Ma la sua storia, prima di approdare nella “città da bere” per antonomasia – anche se è un’antonomasia inventata cento anni dopo la nascita del Campari e, per altro, presa a prestito da un altro celebre brand alcolico – ha origini piemontesi. Ma andiamo per ordine.

Gaspare Campari era nato nel 1828 a Cassolnovo, che all’epoca stava, a ovest del Ticino, nel territorio del Regno di Sardegna – di nuovo: era Piemonte savoiardo ma per il cervellotico risiko successivo alla Guerra di successione spagnola intorno al 1720 si chiamava così. Figlio di agricoltori, probabilmente, vista la zona, coltivatori di riso, Gaspare aveva tuttavia la passione per erbe e distillati e fu mandato da ragazzo a imparare il mestiere a Torino, nella liquoreria e confetteria di Giacomo Bass, in piazza Castello a Torino. Dopo lungo e indaffarato apprendistato, Campari decide di mettersi in proprio e, c’è chi dice nel 1856, chi nel 1860, prende in affito il Caffè dell’Amicizia, a Novara, in quello che all’epoca si chiamava l’Angolo delle Ore, tra gli attuali Corso Cavour e Corso Italia. E lì, finalmente comincia a sperimentare in proprio. Inventa liquori e aperitivi dai nomi esotici: l’Elisir di Lunga Vita, l’Olio di Rhum, il Liquore Rosa… e potrebbe bastare questo per portarci già dentro al Giro d’Italia.

Ma il vero successo è la bevanda che inizialmente prese il nome di “Bitter all’uso d’Hollanda” ma che da quanto era buono divenne di lì a poco così popolare da essere più speditamente chiamato Bitter Campari. Da lì iniziarono le fortune del signor Gaspare che solo due anni dopo, nel 1862, si trasferì a Milano, dove avviò una sua fortunatissima impresa che, a distanza di oltre mezzo secolo, ha fatto del Campari uno dei brand più iconici del mondo. Dal primo bar, aperto sotto il Coperto dei Figini, il portico che occupava diagonalmente la parte sud di piazza del Duomo, e poi, una volta riprogettata la piazza a fine Ottocento, in Galleria Vittorio Emanuele, il Caffè Campari e il Camparino; dalle distillerie di via Corsico al vero a proprio stabilimento di Sesto San Giovanni; dalla pubblicità affidata ai più celebri pittori e illustratori del tempo, da Cappiello a Fortunato Depero – che probabilmente progettò la forma della bottiglietta del Campari Soda -, da Fisanotti, a Nanni, a Marangolo, fino agli spot pubblicitari girati da Federico Fellini ai calendari con i più grandi fotografi e le modelle e gli attori e le attrici più iconiche.

Insomma, la soluzione idroalcolica aromatizzata con estratti erbe, piante e frutta, del tenore di 25°, è diventata in oltre 160 di vita una vera e propria Red Passion: perché inconfondibile, aldilà dell’aroma dell’aperitivo dolce-amaro, è il colore del Bitter, tanto da essere codificato in un particolare tonalità di rosso, dapprima il RAL 3020, rosso carminio, e quindi all’attuale RAL 3002, ottenuto dalla combinazione dei coloranti rossi artificiali  E122, E102 ed E103. Storia eminentemente milanese, quella del Campari ha però origine a Novara, da dove domani prende il via la terza tappa del Giro d’Italia.

E, guarda caso, Novara è praticamente a metà strada tra Milano e Torino che, insieme, danno vita al nome di un celebre cocktail che unisce, appunto, i due aperitivi per eccellenza delle due città, il Campari e il Vermouth, con una spruzzata di seltz. Qui scopriamo che la natura del Campari ha caratteristiche che lo assimilano a una delle qualità vincenti del ciclismo: quella di saper dare il meglio di sé nel lavoro di squadra. Insomma, si può ben dire che nei cocktail il Campari è un gregario imprescindibile e di lusso che spesso rende vincente il binomio o il mix con altri componenti. Oltre infatti che nel Milano-Torino, noto ormai più come Americano, il Campari entra con successo nelle composizioni del Negroni – con gin e vermouth, o nella variante “sbagliata” con lo spumante al posto del gin. O ancora nel Campari Orange – una parte di Campari e quattro parti di succo d’arancia – che è anche conosciuto come Garibaldi, per l’unione del rosso “garibaldino” con le arance di Sicilia a ricordo dello sbarco dei Mille. E qui ritorniamo ancora in pieno Giro, dal momento che Garibaldi è, da quasi sempre, chiamato il vademecum per eccellenza della Corsa Rosa: quel manuale di pronta informazione tecnica che viene distribuito a ogni edizione dagli organizzatori a tutti i suiveur della corsa.

Oggi da Novara si arriva a Fossano, provincia di Cuneo, probabilmente prima tappa per velocisti. E noi, inebriati da tanta Red Passion, azzardiamo un pronostico trovando ispirazione dal nome originale del Campari: Bitter all’uso d’Hollandia. E diciamo che su traguardo della terza tappa in Provincia Granda, arriverà primo Fabio Jacobsen, “all’uso d’Hollandia”.   

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