Un'immagine dell'ultima partita tra Roma e Milan (foto Ansa)

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Gran calma, Milan-Roma in Europa League non è la storia di due assoluti fallimenti

Giovanni Battistuzzi

A San Siro rossoneri e giallorossi giocano l'andata dei quarti di finale di Europa League. Perché la loro stagione, nonostante i giudizi dati in questi mesi, non può essere considerata fallimentare

A rileggere, anche in modo sommario, quanto è stato scritto negli ultimi mesi a proposito della stagione calcistica di Milan e Roma si è portati a credere che la stagione di Milan e Roma sia stata un disastro totale, qualcosa da cancellare completamente dalle memorie collettive dei tifosi. E così quasi ci si stupisce a “scoprirle” doversi affrontare in un quarto di finale di Europa League ed essere rispettivamente al secondo e al quinto posto in Serie A. 

Da settembre a oggi, dal derby perso con l’Inter per 5-1 insomma, l’allenatore del Milan Stefano Pioli è stato dato per esonerabile in almeno quattro occasioni. Non lo hanno cacciato. La forma fisica della squadra è più che soddisfacente, gli infortunati a iosa dell’inverno sono tornati quasi tutti in campo, nelle ultime otto partite ha vinto sette volte e per di più di fila, i punti di vantaggio sulla terza, la Juventus, sono sei, quelli sulla quarta, il collettivamente magnificato Bologna, dieci e quelli sulla quinta, la Roma, tredici. Certo i quattordici punti in meno dell’Inter non fanno piacere, ma i nerazzurri quest’anno sembrano di un’altra categoria, almeno in Italia perché in Europa sono già fuori della Champions League (e questo dovrebbe far riflettere sulla competitività del nostro campionato). Anche quei tanti calciatori che erano arrivati in estate per permettere alla squadra di competere per lo scudetto, cosa mai avvenuta, si stanno integrando e stanno offrendo buone prestazioni. A volte ci vuole del tempo ad amalgamare un gruppo, soprattutto se questo gruppo lo gestisce un allenatore poco incline all’azzardo. 

   

L'allenatore del Milan Stefano Pioli (foto Ansa)
     

La Roma invece l’allenatore l’ha cambiato. La dirigenza ha esonerato un José Mourinho impegnato per mesi più a giustificarsi che a cercare soluzioni per risolvere i problemi, e quasi è sembrata lesa maestà in una buona parte del tifo giallorosso, per poi affidare la guida della squadra a uno dei pochi uomini verso il quale la tifoseria non avrebbe potuto, per passato e affetto, rivolgere fischi preventivi: Daniele De Rossi. La scelta ha pagato. La Roma è in corsa per il quarto posto, quello che garantisce la qualificazione alla prossima Champions League – che fine ha fatto il progetto che vuole rivoluzionare il calcio, la Superlega (o meglio la golosissima Star League)? –, e ora tutti sono gasatissimi per il Daniele De Rossi allenatore e si contano sulle dita di una mano quelli che rimpiangono Mou. 

   

L'allenatore della Roma, Daniele De Rossi (foto Ansa)
  

Certo è vero che, al momento, Milan e Roma nonostante tutto rischiano ancora una stagione da zeru tituli, almeno mourinhamente parlando, ma da qui al fallimento totale, come era stato preventivato e in alcuni casi pontificato, ce ne passa. 

Il quarto di finale di Europa League – questa sera alle 21 c’è Milan-Roma, giovedì 18 sempre alle 21 si replica con Roma-Milan – sarà la certificazione per una delle due di una stagione da zeru tituli, per l’altra invece continuerà l’avventura europea e la speranza che possa non essere così. 

Speranza forse flebile, perché altrove ci sono calciatori migliori e squadre più preparate, ma non del tutto infondata, visto come è andata spesso in Europa League e nel calcio in generale, sport che è tutt’altro che scienza esatta da sempre, nel quale non sempre accade che la squadra più forte vinca. 

Dovrebbe però essere necessario, al meno nel giudizio di intermezzo, ossia tutti quelli che si danno tra l’inizio della stagione e la fine, affidarsi al principio della gran calma, ossia la capacità di aspettare, di non considerare definitivo ciò che spesso è solo momentaneo (nel ciclismo vige la regola che fino alla terza settimana è meglio non esporsi troppo perché, in fondo si sa, che la terza settimana spesso muta vinti in vincitori e vincitori in vinti). Perché altrimenti si rischia di arrivare ad aprile e non capire come sia possibile che due fallimenti assoluti, almeno percepiti, possano nella realtà ritrovarsi a giocare una semifinale di Europa League. Che non sarà la Champions, ma che se la si vince non fa poi così schifo. 

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