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Il Foglio sportivo

L'Italia è tornata a fare a pugni per davvero

Fausto Narducci

La boxe azzurra è da record: sono già otto, tra cui cinque ragazze, gli atleti qualificati per le prossime Olimpiadi

Ai primi quattro se ne sono aggiunti altri quattro, sono già otto i pugili azzurri qualificati all’Olimpiade di Parigi: tre uomini e cinque donne. La parità dei sessi? Si vede dal fatto che piangono tutti, senza distinzione di genere. Nelle qualificazioni olimpiche di Busto Arsizio lunedì scorso hanno pianto come fontane le neo qualificate Sirine Charaabi (54 kg), Alessia Mesiano (60) e Angela Carini (66), ma il 22enne Diego Lenzi (erede di Roberto Cammarelle nei supermassimi) non è stato da meno inginocchiandosi col volto fra le mani alla lettura del verdetto che lo manda a Parigi con l’obiettivo dichiarato di puntare all’oro. Anche negli atteggiamenti è la conferma dell’uguaglianza di genere che la boxe, più delle altre discipline, ha inseguito a fatica nel consesso olimpico e, dopo la tribolata apertura alle donne del 2012, raggiungerà per la prima volta (stesso numero di partecipanti fra uomini e donne) a Parigi.
 

Il vento “forza 8” che spira sulla boxe italiana è così forte che entra perfino nell’E-Work Arena di Busto Arsizio e trascina uno sport che pure fatica a mantenere il suo posto alle Olimpiadi ma continua a riempire le palestre. Esultano un po’ tutti in questo benedetto palazzetto lombardo dove per otto giorni due ring hanno occupato uno dei parquet più amati della pallavolo. Si gongolano il presidente federale Flavio D’Ambrosi e quello regionale Massimo Bugada che hanno fortemente voluto l’assegnazione all’Italia della prima tappa delle qualificazioni olimpiche (la prossima a Bangkok fra maggio e giugno) ma piangono soprattutto loro. I quattro azzurri che – aggiungendosi ai quattro già qualificati Aziz Abbes Mouhiidine, Salvatore Cavallaro, Irma Testa e Giordano Sorrentino – portano a otto il conto degli olimpici azzurri nel pugilato. Un record nel record perché da quando esistono le quote olimpiche, cioè da Barcellona ’92, il massimo era stato 7 (a Londra 2012, quando fecero l’ingresso le donne, ma senza azzurre) e anche ai tempi della partecipazione libera bisogna risalire a Monaco ’72 (ma senza donne) per trovare lo stesso numero di Azzurri. Il fatto è che non è finita qui perché al secondo torneo di qualificazione olimpica il numero potrebbe ancora salire, visto che l’Italia si schiererà in tutte le altre cinque categorie mancanti.
 

Nuove prospettive per la boxe azzurra su cui si è soffermato il presidente Flavio D’Ambrosi: “Fra tanti problemi, siamo orgogliosi di aver riportato la boxe al posto che merita e addirittura a un traguardo storico. Abbiamo fortemente voluto queste qualificazioni olimpiche in Italia, in questo palazzetto funzionale e bellissimo e per questo dobbiamo ringraziare il Coni, il Governo, Sport e Salute, la Regione e il Comune per esserci stati vicini in una sinergia vincente. Sono convinto che a Parigi arriveremo a quota dieci visto che qui Serra non era al massimo della condizione e la Gemini è stata beffata dal verdetto. Mi sbilancio anche sulle medaglie. Punto a due-tre podi. E non sottovaluto il problema del professionismo, infatti come accadeva un tempo farò di tutto perché i migliori profili dilettantistici dopo Parigi diventino pro’. Per riportare questa boxe spettacolo al centro del sistema c’è bisogno anche di personaggi come Abbes”.

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