Giovanni De Carolis (foto LaPresse)

Il Foglio sportivo

La sfida impossibile di De Carolis, l'ultimo campione italiano

Corrado Beldì

A Levallois, prima periferia di Parigi, nel palazzetto dello sport intitolato a Marcel Cerdan, il romano sul ring parigino contro il fortissimo Kevin Lele “The Phenomenon” Sadjo

Piove su Nantes, sulla stazione, sulle case, sul sentiero vicino al fiume, di certo anche su rue de la Grange-aux-Loups come in quella vecchia canzone di Barbara che parla del ritorno, in un giorno estremo, dopo un lunghissimo viaggio. Non è un caso che Giovanni De Carolis sia venuto ad allenarsi qui. Lo vediamo steso sulle panche del parco cittadino, una serie di crunch completi, la corsa e poi il vuoto. È un pugile indomito, un guerriero con un passato di vittorie e qualche sconfitta, non più di una decina in vent’anni di carriera e molti titoli conquistati, qualche pausa e una serie di riscosse come la grande occasione di stasera per agguantare, nel cuore della Francia, il titolo europeo dei supermedi. 

L’ultimo campione del pugilato italiano è Giovanni De Carolis. Romano, cresciuto nel quartiere di Fonte Meravigliosa, Giovanni è un figlio della lunga tradizione di pugili laziali, Leone Efrati, Mario Romersi, Romolo Casamonica, Mauro Galvano e di recente lo zingaro Domenico Spada. Trentanove anni, 184 centimetri per 76 chili, De Carolis negli ultimi due si è allenato in sordina, pochi match non certo irrilevanti e lo sguardo sempre in alto fino all’ultima svolta, il gancio destro d’incontro che due anni fa a Milano ha steso Daniele Scardina e interrotto i trionfi e poi la carriera di “King Toretto”. Quella notte De Carolis ha alzato ben alta al cielo la cintura intercontinentale Wbo, tappa decisiva per questo scontro che si combatte a Levallois, prima periferia di Parigi, nel palazzetto dello sport intitolato a Marcel Cerdan. Una storia di incroci e di passioni come sempre accade in questa disciplina bella e crudele, la più umana, la più dura e sagace, dove combatti senza attrezzi o protezioni, in cui recuperare un errore è spesso impossibile. Tra le corde del ring c’è solo l’uno contro uno, è così fin dalle origini dell’uomo, nei tre minuti ti giochi tutto come in una sfida tra cantori al Castello di Wartburg, i guanti al posto delle parole, giochi ad armi pari è non c’è appello perché al suono dell’ultima campana a prevalere è soltanto uno. 

L’ostacolo al titolo è Kevin Lele “The Phenomenon” Sadjo, franco camerunense di 33 anni, solo 173 centimetri per lo stesso peso limite, tanti muscoli e una potenza che fa paura. Un terribile picchiatore che gioca in casa, 21 vittorie e zero sconfitte, 19 knock out e ruolino da vero tritacarne. Un rivale di quelli che non vorresti mai incontrare soprattutto se hai quasi quarant’anni e un fisico inevitabilmente meno esplosivo di un tempo. Sentenza già scritta o molla per la grande impresa? Nel pugilato i verdetti si scrivono alla fine e Giovanni lo sa bene. Tanta esperienza in più non potrà che servirgli anche stavolta, dopo Nantes ha fatto esercizi leggeri, ha lavorato sulla velocità per sgusciare dagli attacchi di Sadjo, per uscire dagli angoli, per colpire in uscita, per usare tutto quel che serve a portare il match sulla distanza. Sarà utile di certo il fondo, dovrà prendere pochi colpi dunque muoversi, coprirsi, giocare d’anticipo e mostrarsi spavaldo. Sfruttare la rabbia dell’avversario e aspettare con pazienza il suo momento. Attenzione, reattività, gioco di gambe e un perfetto stato psicofisico, quello su cui conta Giovanni De Carolis per andare oltre i primi round. Se starà in piedi dopo il quinto, allora potrà giocarsela davvero.

La preparazione anche stavolta è stata pianificata al meglio. Con chi lo segue sui social De Carolis è generoso, racconta esercizi e strategie, dimostra la giusta tranquillità di chi conosce cosa significa combattere fuori casa. Incontrarsi a Parigi per Sadjo è senz’altro un vantaggio ma la psicologia di Giovanni è un’altra cosa. L’abbiamo visto a Milano, in trasferta De Carolis riesce a tirar fuori il meglio e poi all’orizzonte c’è il sogno di riportare il mondiale a Roma, magari al Palazzetto dello Sport di Pierluigi Nervi dove anni fa De Carolis, davanti ai nostri occhi, riuscì a battere Mouhamed Ali Ndiaye per l’intercontinentale dei supermedi. Era un pugile in ascesa e lo è ancora. Il suo momento è un passo e tutto può accadere. Sadjo è fortissimo ma Giovanni ha dalla sua la saggezza, uno staff di prima qualità e quei giorni passati ad allenarsi a Nantes, sotto la pioggia ma non solo, che stasera sul ring di Parigi potrebbero rivelarsi decisivi.

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